Latorre: porti chiusi alle ONG fuori dalle regole
Il provvedimento potrebbe scattare a seguito delle recenti e roventi polemiche sull’operato delle imbarcazioni di alcune Ong, impegnate – nel Mediterraneo – nel salvataggio di migranti in difficoltà tra le onde. Diverse associazioni non governative non rispetterebbero le procedure stabilite, sconfinando nelle acque territoriali nord africane e svolgendo, secondo le accuse, un servizio di “taxi marittimo”, aggravato dal sospetto di combutta con i trafficanti.
Le reazioni delle varie organizzazioni umanitarie non si sono fatte attendere, ma le indagini avviate dal procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, hanno evidenziato, per alcune di esse, attività ambigue, in violazione alle regole, che vanno dal contatto con gli scafisti per “concordare trasporto e presa in carico” dei migranti, alla provenienza stessa dei finanziamenti a supporto delle onerose operazioni di salvataggio in mare.
Un punto è certo: esistono due dossier di Frontex , la cui attendibilità come organo istituzionale europeo è fuor di discussione, rapporti della Marina Militare italiana attestanti i predetti sconfinamenti e registrazioni di comunicazioni intercorse tra equipaggi dei natanti di alcune Ong e “tour operator” libici, tutti elementi probatori che lasciano pochi margini interpretativi.
Tra tante Ong rispettabilissime, c’è, quindi, anche chi specula sulle vite umane e, da lupo travestito da agnello, si è evidentemente gettato, con scarso spirito filantropico, su quello che ritiene un lucroso affare, piuttosto che una missione umanitaria. Gli investigatori mettono sotto la lente d’ingrandimento soprattutto le Ong di più recente nascita, probabilmente fondate ad hoc – con ipotesi di partecipazione di mafia nostrana – per intercettare il nuovo business del terzo millennio. Tra le fila del loro personale, sono stati rilevati personaggi sicuramente “fuori contesto” ed è necessario che l’autorità inquirente, il cui focus investigativo sono i trafficanti e non le Ong, abbiano autorizzazione a captare telefonate satellitari e comunicazioni telematiche per individuare facilitatori, intermediari e organizzazioni criminali e per smantellare le pseudo-associazioni umanitarie sorte a copertura di attività illecite e di spionaggio, restituendo finalmente legalità alla complessa gestione dei flussi migratori.
Il presidente della commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre, in risposta alla richiesta politica di verifiche sulle attività delle organizzazioni umanitarie, ha escluso indagini in corso sulle Ong e connessioni tra queste e i trafficanti di esseri umani. Tuttavia, la creazione di corridoi umanitari spetta agli Stati e agli organismi internazionali. È, perciò, da respingere una gestione autonoma del fenomeno da parte di organizzazioni private. Di queste ultime, deve essere certificata l’adeguatezza dei mezzi di soccorso e degli equipaggi, spesso ingaggiati con contratti a termine, e la loro attività in mare deve essere coordinata fin dall’inizio dalla Guardia Costiera italiana. In tale quadro, s’inserisce il piano elaborato da Latorre e dalla commissione, il quale prevede la chiusura dei porti a navi di Ong che non osservino le disposizioni vigenti in materia.
Il nodo della questione circa i soccorsi in mare resterebbe, dunque, il conflitto tra obbligo di salvataggio pendente sui natanti al corrente del rischio di naufragio di altre imbarcazioni, ovunque esse si trovino, e configurazione – per la legislazione italiana – del reato di favoreggiamento di immigrazione clandestina. E’ acclarato e condiviso che il principio di salvare vite umane prevalga su tutto, ma dobbiamo davvero considerare sempre a rischio di affondamento, legittimando così il servizio di taxi “a domicilio”, il barcone che funge – per brevissimi tratti – da semplice spola con la prima nave Ong in attesa, a ridosso della costa?
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