Fusione nucleare, è italiano il primo supermagnete

L’Italia ha realizzato un componente fondamentale per il primo impianto sperimentale del mondo per la produzione di energia nucleare da fusione, ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), in costruzione a Cadarache, nella Francia del Sud. Quello prodotto nel nostro Paese è il primo dei super magneti, indispensabili per il ‘confinamento’ del ‘plasma’, cioè per ‘costringere al contatto’ gli elementi da fondere: il cuore stesso della fusione, il passaggio strategico, che per l’estrema difficoltà che comporta non è stato finora realizzato.

La ‘fusione nucleare’, cosa ben diversa dalla ‘fissione nucleare’ attualmente utilizzata per produrre energia e armamenti, è la fonte di energia delle stelle. La fusione può essere ‘incontrollata’ o ‘controllata’. Fino ad oggi, l’uomo ha saputo riprodurre soltanto la modalità ‘incontrollata’, realizzando la bomba H: ben più difficoltosa è la fusione ‘controllata’, che potrebbe produrre energia senza emissioni di gas serra, con un residuo di scorie radioattive molto limitate rispetto a quelle della fissione che alimenta le centrali nucleari attualmente esistenti, e per questo motivo è perseguita dalla ricerca da decenni. Ora, Iter consentirà finalmente di sperimentare la ‘fusione controllata’. Sperimentare, perché Iter non sarà ancora un impianto di produzione di energia vero e proprio: tuttavia, si tratta del più avanzato dei progetti per realizzare la fusione, ed è portato avanti da una cordata internazionale della quale fanno parte Unione europea, Russia, Cina, Giappone, USA, Corea del Sud e India.

L’Italia concorre al progetto con ricerca e produzione, il suo supermagnete, 300 tonnellate per 9 metri di ampiezza, 13 di altezza e un peso di 300 tonnellate (come un Boeing 747). Il magnete, costruito nello stabilimento Asg Superconductors della famiglia Malacalza, è il primo dei diciotto – nove li costruirà il Giappone – che andranno a costituire il cuore di Iter. Insieme ad altri diciassette, il componente genererà un campo magnetico un milione di volte più potente di quello della Terra, necessario per ‘contenere’ a stretto contatto il materiale di fusione, il ‘plasma’, che raggiungerà così i 150 milioni di gradi centigradi di temperatura necessari per la ‘fusione controllata’

Ricerca mondiale e italiana, ma in un quadro di finalità strategiche e obiettivi nel quale l’UE ha avuto un ruolo centrale. Nella vicenda di Iter, fondamentale è stato infatti il ruolo di un’Europa da sempre impegnata nella evoluzione delle fonti di energia, che dal 2007 al 2020 ha investito per Iter stesso ben 6,6 miliardi di euro. “E dal 2020 in avanti ne sono previsti altri 6 miliardi. E’ una grande opportunità per l’industria europea, per stare al massimo livello’, ha detto, in occasione della presentazione del progetto, Joannes Schwemmer, direttore di Fusion for Energy. Fusion Energy è l’organismo dell’Unione europea che gestisce il contributo dell’Europa al progetto energetico nazionale per la produzione dei dieci magneti e che ha stipulato il contratto che oltre ad Asg coinvolge anche l’impresa spagnola Iberdrola Ingenieria y construccion ed Elytt. Oltre che con Asg, l’Italia partecipa al progetto con l’azienda piemontese Simic che ha partecipato alla produzione di 35 piastre radiali del magnete.

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[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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