Vacchi (Unindustria): burocrazia, freno all’attività d’impresa

Nato a Bologna il 17 febbraio 1964 è coniugato, con un figlio; laureato in Giurisprudenza, imprenditore, ricopre la carica di Amministratore Delegato di IMA S.p.A. (Industria Macchine Automatiche) dal 1996 e quella di Presidente del Consiglio di Amministrazione dal 2007: Alberto Vacchi Rappresenta la continuazione dell’impegno della famiglia Vacchi, socio di riferimento, per l’affermazione della IMA S.p.A. nei mercati mondiali. Membro della Giunta Nazionale e Regionale di Confindustria. Il 7 giugno 2011 è stato eletto Presidente di Unindustria Bologna per il quadriennio 2011-2015. L’Assemblea generale di Unindustria Bologna, riunitasi l’8 maggio 2015, ha rinnovato la fiducia al Presidente Alberto Vacchi confermandolo alla guida del processo di fusione con Confindustria Modena e Unindustria Ferrara, per il biennio 2015-2017. È stato membro del Consiglio Direttivo di UCIMA (Unione Costruttori Italiani Macchine Automatiche per il Confezionamento e l’Imballaggio) per il periodo 2013-2016. Alle ultime elezioni per la Presidenza di Confindustria è stato sconfitto da Vincenzo Boccia per appena 9 voti.

Un trend di crescita continuo anno dopo anno, intendete proseguire su questa strada?

Certamente, sia per linee esterne che interne, continueremo a cresce cercando anche di accelerare se possibile. Abbiamo prospettive che potrebbero concretizzarsi già entro la fine dell’anno.

La prospettiva oltre l’azienda parametrata su tutto l’indotto come la giudica?

Soddisfacente anche se si può sicuramente fare di più, soprattutto speriamo che possa ripartire la domanda interna, in particolare per quelle aziende che proprio nel mercato interno trovano i loro sbocchi. Tendenzialmente lo stato di salute dell’economia regionale è migliore rispetto alla media italiana.

In merito allo storico problema del reperimento di risorse qualificate in campo tecnico ci sono stati miglioramenti?

Per la prima volta quest’anno abbiamo visto un riscontro positivo con un aumento delle iscrizioni agli istituti tecnici. Chiaramente un solo anno non fa testo, anche perché è una materia che si sviluppa in un periodo lungo. E’ necessario che questo percorso prosegua anche negli anni a venire, e che il percorso degli istituti tecnici si rifletta poi nelle facoltà universitarie. Al momento è ancora ampiamente insufficiente la disponibilità delle professionalità rispetto alle esigenze delle aziende. Gli stimoli in campo formativo sono già stati messi tutti in campo, ovviamente la cosa non deve finire qui, non possiamo dire “il trend è avviato siamo a posto”; ma è necessario proseguire in questo percorso virtuoso.

A livello occupazionale IMA che incrementi ha avuto?

Negli ultimi 5 anni abbiamo assunto un migliaio di persone, siamo quindi nell’ordine dei 180-200 all’anno. Restiamo nel discorso delle figure tecniche, che se togliamo paesi come la Cina che sono fortemente portati, nel mondo occidentale è una particolarità che è un poco andata persa. I numeri detti pensiamo di mantenerli, ovviamente i 200 annui sono lordi, vanno a coprire anche pensionamenti e dimissioni.

Il reperimento di ingegneri qualificati è un problema annoso già toccato in varie sedi, in Germania hanno messo in atto sinergie altamente operative tra scuola e imprese, la situazione italiana in che stato versa?

Il percorso di qualificazione di figure tecniche comincia ben prima della scuola media superiore, quasi dalle elementari alle medie inferiori, coinvolgendo le famiglie in primis, perché garantisce alti livelli di soddisfazione sia occupazionali che professionali. Diciamo che tutte le azioni sono state poste in essere.

Con l’Università quali progetti avete messo in campo?

Una serie di azioni che ricadono sempre nell’alternanza scuola-lavoro, questa è sicuramente la grande svolta che potrà garantire risultati positivi. E’ necessario che tutti si impegnino, scuole, istituzioni, imprese, lavorino assieme per avvicinare domanda e offerta.

IMA si caratterizza da anni per una media di crescita nettamente superiore all’aumento del pil italiano che viaggia poco sopra lo 0. Perché non si riesce a riprodurre tale percentuale anche in campo nazionale e la crescita rimane confinata a macchia di leopardo?

Fortunatamente, se uno guarda uno spaccato territoriale emiliano-romagnolo c’è da essere soddisfatti, non è che siamo soli, ci sono altre realtà che stanno andando bene. Credo che si possa dire che la formula adottata qui, sia di un contesto regionale particolare che riflette una organizzazione imprese-istituzioni-propensione all’investimento-innovazione. Penso che questo sia ampiamente replicabile in altre aree del paese, come in Lombardia dove è già ben avviato, i numeri in termini di pil della nostra regione sono particolarmente interessanti e si pongono nella media europea.

E’ notoriamente dichiarato che le retribuzioni in Emilia-Romagna sono, fortunatamente, superiori alla media nazionale. Analizzando i dati del vostro book ho notato che a fronte di un aumento del 5% in assoluto del personale avete avuto, sempre a far data 2015, un incremento dei costi del personale del 30%. Questo si riflette in maggiori retribuzioni e/o premi agli occupati?

Ma guardi, la nostra forza è sicuramente nelle professionalità, e certe professionalità vanno giustamente remunerate, facciamo quello che facciamo perché il mondo del lavoro risponde nel modo giusto. Teniamo poi presente il discorso del cuneo fiscale, alla fine in tasca al lavoratore va molto meno rispetto ad altri paesi. E’ un tema più volte discusso, ma mai affrontato in maniera strutturale, in Emilia-Romagna abbiamo professionalità tra le migliori al mondo.

Al Focus PMI che ho presenziato, dove era presente anche il Ministro Orlando, si è parlato in maniera approfondita del costo della giustizia a carico delle imprese. Il suo pensiero su questo tema? Quanto incide?

La macchina pubblica in genere, fa scontare alle imprese una farraginosità ed una burocrazia che sicuramente incidono sull’attività di impresa e su cui si può certamente migliorare.

IMA è un’azienda molto proiettata sui mercati esteri, i cambiamenti in atto, dal protezionismo minacciato da Trump, alle tensioni date dal fondamentalismo islamico, quale è il vostro outlook nel breve-medio periodo?

Al momento la tendenza complessiva del mercato è positiva in termini di crescita, salvo stravolgimenti epocali che al momento non sono prevedibili, né auspicabili, questa situazione di tensione internazionale al momento non incide sulle previsioni di crescita sui mercati esteri. Per quanto riguarda il protezionismo non credo che questa sia una cosa che possa portare benefici a nessuno; per noi in particolare, avendo una produzione diffusa, non prevedo particolari problemi. Auspico anche che le prove muscolari in atto rimangano tali e non sfocino in atti concreti.

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