Cronache dai Palazzi
Accordo Renzi-Berlusconi sulla legge elettorale ma non sarà un Patto del Nazareno bis. I due leader si incontreranno la settimana prossima e l’intenzione è quella di finalizzare la legge elettorale prima delle vacanze estive, per poi tornare presto alle urne magari in autunno.
La spinta alla mediazione c’è ma il successo dell’accordo non è scontato. Al centro della discussione il sistema cosiddetto “tedesco”, sponsorizzato da Renzi e gradito a Berlusconi. Un sistema di impronta proporzionale che ricalca per l’appunto il modello tedesco anche se non si copierà per intero il sistema applicato in Germania. Si tratterà di un impianto all’italiana, come viene detto, che molto probabilmente subirà alcune modifiche necessarie in Parlamento.
Pur derubricando l’evento come un puro “patto tecnico” gli avversari, come Matteo Salvini, sono pronti a parlare di un nuovo “inciucio”. Di fatto il timing all’interno del Palazzo è già partito e, al di là della legge elettorale, le prossime elezioni sembrano rappresentare l’obiettivo principale. Ma non è ancora tutto risolto. Il percorso è ancora pieno di ostacoli da scavalcare con grande energia e maestrìa.
Il dibattito in Parlamento si prefigura animato. Nel mirino ci sono soprattutto i voti a scrutinio segreto che potrebbero cambiare le carte in tavola decidendo le sorti del “tedesco”. In sostanza non basterà l’accordo tra Renzi e Berlusconi. Per far sì che il sistema tedesco, o comunque una possibile legge elettorale sia finalmente data al Paese, occorrerà fare la sintesi in Parlamento dove però si consumerà il prossimo scontro.
Il sistema tedesco è in sostanza un sistema misto (50% collegi uninominali, 50% circoscrizioni con il proporzionale) che nella pratica genera però un effetto proporzionale. La soglia del 5% sbarra inoltre la strada ai ‘partitini’ più piccoli.
I cittadini tedeschi esprimono due voti: uno indirizzato al candidato del collegio uninominale, collegato o meno ad una lista, l’altro per la lista di partito che presenta candidati nel Land sul quale figurano i nomi dei primi cinque in campo. La prima forte differenza rispetto al sistema italiano è per l’appunto il voto disgiunto che da noi non è contemplato. Per di più il Bundestag ha un numero variabile di deputati mentre da noi le quote sono fisse e per di più incardinate nella Carta costituzionale: 630 deputati alla Camera e 315 senatori a Palazzo Madama. Sono quindi diverse i nodi da sciogliere e le questioni da chiarire, affinché le varie forze politiche convergano verso un’unica soluzione che potrebbe essere un tedesco italianizzato. Il 5 giugno il testo della legge elettorale dovrebbe approdare a Montecitorio.
“Il modello tedesco è comunque meglio del Rosatellum (il modello semi-maggioritario proposto dal Pd, ndr) che noi vogliamo abbattere”, ha dichiarato il deputato pentastellato Danilo Toninelli, portavoce del Movimento di Beppe Grillo sulla legge elettorale. Il modello tedesco sembrerebbe quindi mettere d’accordo almeno Pd, FI e M5S ma gli altri – tra cui Alternativa popolare che con lo sbarramento al 5% per Camera e Senato rischia di rimanere fuori dal Parlamento – non sono poi così convinti. “I numeri per la maggioranza per approvare la legge elettorale, sono un falso problema perché è sufficiente quella che sostiene il governo”, ha dichiarato quindi Angelino Alfano leader di Alternativa popolare. Stefano Parisi, leader di Energie per l’Italia, è invece contrario alle urne anticipate: “Prima si faccia la legge di Stabilità”. Sotto la pressione del Pd il voto sugli emendamenti in Commissione Affari costituzionali slitta da lunedì a giovedì della prossima settimana e mercoledì sarà il turno della fiducia sulla “manovrina”.
Sul fronte del lavoro si è discusso a lungo in Confindustria dove si è svolta l’assemblea annuale degli industriali e alla quale ha preso parte anche il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda. A proposito della prossima scadenza elettorale Calenda ha affermato che “bisogna arrivarci nei tempi giusti, evitando l’esercizio provvisorio e dopo avere completato la ricapitalizzazione delle banche”. Per di più entro la fine della legislatura è necessaria “una legge elettorale che dia la ragionevole probabilità della formazione di un governo, riducendo la frammentazione del sistema politico”.
Primo obiettivo dell’Assemblea di viale dell’Astronomia è la disoccupazione giovanile per cui il presidente Vincenzo Boccia chiede di azzerare il cuneo fiscale alle imprese che assumono giovani “per i primi tre anni. Sapendo fin d’ora che dopo dovremmo ridurlo per tutti”. Ha puntualizzato Boccia nella sua relazione. Confindustria chiede inoltre al governo di partire “dal documento condiviso con Cgil, Cisl e Uil”. L’intento è realizzare un sistema di politiche attive “che in Italia manca da sempre”. Alla fine dei conti, secondo Boccia il problema dell’aumento delle retribuzioni può essere risolto con l’aumento della produttività. Nella relazione di 28 pagine si ricorda inoltre che l’Italia è un Paese con 4 milioni e mezzo di poveri e 8 milioni di disoccupati. Uno stato delle cose che non può di certo trovare una soluzione se si continua a registrare “un valore dell’attività economica più basso di quello di dieci anni fa”. Occorre comunque guardare avanti, risolvere la necessità di ridurre il debito pubblico e deficit per tornare a crescere, ma servono “competenza e serietà”.
Infine il G7 di Taormina, che si prefigura come uno dei più difficili della storia. La cornice di bellezza della Sicilia e della splendida città che ospita i grandi della Terra di certo allevierà le divergenze ma non riuscirà a cancellarle del tutto.
“Al G7 chiediamo risultati, sappiamo che non sarà un confronto semplice ma lo spirito di Taormina ci può aiutare nella direzione giusta”, ha dichiarato il premiere Paolo Gentiloni in un video messaggio diffuso un’ora prima dell’inizio del vertice. Per quanto riguarda il terrorismo sarà fatta una “dichiarazione importante”, ha preannunciato Gentiloni e poi ancora altri temi spinosi come cambiamento climatico, commercio internazionale, migrazioni e rapporti con l’Africa.
Quello di Taormina è “senza dubbio il più difficile dei G7”, ha dichiarato a sua volta il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. “L’Unione europea farà di tutto per un accordo” impegnandosi nel raggiungimento di una “posizione unitaria”, ha assicurato Tusk.
“Pronto ad affrontare con i leader Ue tante questioni, tra cui crescita economica, terrorismo e sicurezza”, ha scritto sul suo profilo Twitter il presidente Trump prima di sedersi al tavolo con gli altri. Come ha preannunciato Gary Cohn, il direttore del National economic council che si occupa di fornire una consulenza economica agli Stati Uniti, il confronto sarà “very robust”, molto impegnativo e robusto, in particolare per quanto riguarda due nodi difficili da sciogliere a causa della evidente divergenza di vedute: il clima e il commercio.
La prima giornata del G7 di Taormina non ha prodotto, in effetti, risposte soddisfacenti sul clima per cui è stallo, con Parigi che puntualizza: “No compromessi al ribasso”. Per quanto riguarda invece la sicurezza i leader si impegnano a combattere l’uso di internet da parte dei terroristi. La dichiarazione firmata oggi, ha spiegato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, conduce “al rafforzamento della cooperazione tra le 7 maggiori economie del mondo occidentale su diverse questioni, dalla collaborazione informativa all’impegno dei leader per far promuovere dai grandi internet service dei provider un impegno nei confronti di quello che circola in rete che spesso amplifica gli atti di terrorismo”. A ridosso degli ultimi eventi di Manchester il terrorismo è di certo uno dei temi sul quale c’è più convergenza di intenti da parte dei leader della Terra presenti a Taormina.
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