Francesco, Trump e l’enciclica Laudato si’

Nell’incontro in Vaticano, papa Francesco ha regalato a Donald Trump le esortazioni apostoliche Evangelii gaudium e Amoris Laetitia; e poi l’enciclica Laudato si’, che ha disegnato l’economia moderna, ecologica e libera dall’energia fossile. “La leggerò”, ha detto dell’enciclica Trump al termine dell’incontro. C’è da sperare che lo faccia, vista la promessa elettorale di ritirare gli USA dall’Accordo di Parigi sul Clima, le mosse sull’economia interna e i tagli alla ricerca dell’Agenzia per l’Ambiente appena varati dall’amministrazione Trump: mosse che vedono gli Stati Uniti in contrasto con gli alleati ma anche con le maggiori potenze mondiali in materia di lotta ai cambiamenti climatici. Iniziative che hanno trasformato l‘America first! di Trump in un isolamento che già al G7 di Taormina si è manifestato, e al quale il ‘Planet Hearth first!’ proiettato da Greenpeace sulla cupola di San Pietro alla vigilia dell’incontro è una risposta eloquente.

L’enciclica di papa Francesco, lo ricordiamo, presenta una visione globale dell’economia correlata all’ambiente e al futuro dell’uomo, e in quanto tale appare ‘ecologista’ in senso vasto e profondo. La Laudato si’ parla chiaramente di fonti rinnovabili e di uscita dall’economia responsabile dei disastrosi cambiamenti climatici causa di fame e migrazioni ed è noto che non è stata apprezzata dai petrolieri. E quel mondo si fa sentire se, come riportato dall’agenzia di stampa Ansa il giorno dopo l’incontro tra Francesco e Trump, il leader dei repubblicani al Senato, Mitch McConnell, e ventuno dei cinquantadue senatori del partito hanno chiesto a Donald Trump di tener fede alla promessa elettorale di uscire dall’accordo di Parigi sul clima, notando che gran parte dei senatori rappresenta Stati che dipendono dalla possibilità di continuare a bruciare carbone, petrolio e gas. Dopo Roma, Trump è atterrato a Taormina per il G7, dove il Clima è tema centrale, ma dove Trump ha portato un’America che si allontana dall’economia del futuro. Il presidente francese Emmanuel Macron “spiegherà a Trump perché l’accordo di Parigi è così importante, non solo per il clima, ma anche per l’innovazione, l’occupazione e lo sviluppo della società”, hanno riferito fonti dell’Eliseo a Taormina.

La convinzione di tutti è che il modello economico Trump, arretrato rispetto a quello ‘sostenibile’ in crescente sviluppo nella maggior parte delle altre grandi economie mondiali Cina compresa, non sia profittevole nemmeno per gli USA: gli Stati Uniti, ricordano le stesse fonti, “temono perdite di posti di lavoro. La Francia e altri Paesi del G7 pensano invece che sul corto, medio e lungo termine” l’accordo di Parigi sul clima “sia un’opportunità in termini di occupazione”. Più chiara la Merkel: durante i negoziati al G7 “abbiamo detto chiaramente che vogliamo che gli Usa rispettino l’impegno preso con l’accordo sul clima”, ha detto la cancelliera tedesca secondo quanto riportato dall’agenzia Bloomberg. Tuttavia “gli Usa hanno chiarito di non aver ancora preso una decisione e che tale decisione non verrà presa qui”, ha aggiunto la Merkel.

Che Trump possa arrivare a comprendere che sostenere le fonti fossili non convenga nemmeno agli Usa lo crede fermamente l’economista Jeffrey Sachs, indicato come l’ispiratore economico dell’enciclica ‘Laudato si. In un’intervista a Repubblica, Sachs nota che “ogni volta che Trump ipotizza l’uscita dall’accordo di Parigi, la Cina si fa avanti dicendo di essere pronta a rilanciare impegnandosi sulla difesa del clima. E’ chiaro che, se Washington si defila, il timone di settori industriali chiave passa in mano a Pechino: esattamente il contrario di quello a cui Trump dichiara di puntare”. E allora sarebbe ‘America last’.

Ma certe cose richiedono un po’ di tempo, come la revisione di una decisione, da parte di un Capo di Stato, di cui lo stesso Sachs si dice convinto. “Gli Usa sono nel processo di revisione delle loro politiche sul cambiamento climatico e sull’accordo di Parigi e non sono nelle condizioni di unirsi” agli altri partner “su questo. Prendendone atto, al termine del vertice i leader di Canada, Italia, Francia, Germania, Gb , Giappone” e i rappresentanti Ue “hanno riaffermato il loro forte impegno per una rapida applicazione dell’accordo di Parigi”, come si legge nella dichiarazione finale del G7.

“Prenderò la mia decisione sull’accordo di Parigi la prossima settimana”, ha scritto su Twitter il presidente degli Stati Uniti. C’è da augurarsi che lo faccia, per non lasciare incertezze su questo tema da parte di una grande economia mondiale, come ha sottolineato in conferenza stampa il premier italiano Gentiloni, entro il G20 di luglio in Germania.

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[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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