Cronache dai Palazzi
Il sistema “tedesco” ridisegna le aspettative di ognuno mentre si cerca di costruire delle intese attorno ad una nuova legge elettorale. I dissapori si consumano anche attorno alla fiducia sui voucher (315 sì, 142 no, cinque astenuti) che Articolo1-Mdp, Sinistra Italiana e centristi non hanno votato. Un dato di fatto che mette a repentaglio la maggioranza a Palazzo Madama, all’interno del quale si consolida l’onda del no al voto.
“I voucher sono uno strumento che alimenta la precarietà e l’insicurezza e non combatte il nero”, ha spiegato il Gruppo di Sinistra Italiana . “La reintroduzione dei voucher sotto altra forma è lesiva del diritto dei cittadini di esprimersi attraverso il referendum”. Alternativa popolare, inoltre, non sembra aver digerito le parole di Matteo Renzi a proposito dello sbarramento del 5% ma l’ex premier non molla: “Ho come l’impressione che abbiano paura di non tornare in Parlamento – ha affermato Renzi parlando di Ap -. Mi dispiace, ma non è accettabile il veto dei piccoli partiti”. Angelino Alfano, che per ora rimane ancorato al suo posto di governo, rispondendo a Matteo Renzi ha affermato: “Insulta, ma fa cadere Gentiloni o no?”. Mentre a proposito del 5% auspica di poterne discutere in Parlamento durante la prossima legislatura.
Con una rosa di partiti così fatta il rischio delle larghe intese comunque c’è, e anche Matteo Renzi se ne fa una ragione: “Può esserci mancanza di maggioranza, come in Germania. Io spero che diano fiducia al Pd, se non sarà così, bisognerà vedere i numeri in Parlamento”. Il voto in autunno sembra poi non essere più il suo primo obiettivo e così il segretario del Pd allunga lo sguardo al 2018: “Si può votare anche in primavera”, ha dichiarato. In autunno, per di più, ci si dovrà concentrare sulla legge di bilancio.
Nel frattempo il capogruppo forzista alla Camera, Renato Brunetta, ribadendo l’appoggio di Forza Italia al sistema tedesco – “un sistema che traduce i voti in seggi agevolando pure efficienza e semplificazione” – sembra suggerire ad Angelino Alfano di dirigere lo sguardo altrove, in quanto “la strategia di Forza Italia è quella di un centrodestra forte e vincente che punta al governo del Paese, per cui chi in questi anni si è collocato altrove trovi spazi di manovra e alleanze da altre parti”, ha ammonito Brunetta.
In sostanza “le forze politiche, compresa quella di Alfano, se hanno consistenza si mettano insieme perché la soglia deve essere un catalizzatore, un’opportunità”. In questa prospettiva il capogruppo forzista ha affermato di apprezzare “i partiti a sinistra del Pd che hanno colto la sfida del 5% per coalizzarsi”.
In definitiva legge elettorale, voto anticipato, sopravvivenza del governo, manovra di bilancio sono i temi sui quali si concentra il dibattito pubblico e ai quali anche Sergio Mattarella ha dedicato le sue riflessioni in concomitanza con la festa della Repubblica. Rivolgendosi a prefetti e corpo diplomatico, il presidente della Repubblica ha affrontato a piene mani la “questione morale”. Mattarella ha citato “la criminalità organizzata, la corruzione e il malaffare”, emergenze purtroppo sempre vive per fronteggiare le quali è necessario attivare “un coinvolgimento etico e culturale in grado di fare argine a elusione di regole e logiche di appartenenza”.
In sostanza serve impegno per scardinare la “illegalità diffusa”, molto spesso incoraggiata da “fattori di disagio ed esclusione sociale”. A tutto ciò si aggiungono “le intollerabili piaghe del femminicidio e del bullismo” che “iniziative di educazione e sensibilizzazione” potrebbero contribuire a curare.
Mattarella non ha dimenticato nemmeno il terremoto, una “ferita al cuore del Paese”; è un dovere quindi “preservare meglio l’assetto dei nostri territori” e “mantenere vigile ed efficiente il sistema di protezione civile”. In quest’ambito “la ricostruzione è una priorità nazionale”, premettendo che “l’Italia davanti alle difficoltà ha sempre mostrato capacità di reagire”. Tutto ciò il presidente Mattarella lo ha raccomandato ai prefetti “impegnati a garantire la coesione sociale e istituzionale e la sicurezza dei cittadini”. Allargando lo sguardo ad una sfera internazionale, inoltre, non si può non fare “fronte comune contro il terrorismo e l’estremismo violento”, attivando “interdipendenza e collaborazione” che sono “i cardini di questa stagione storica”. Urge “la consapevolezza di un destino comune”, la stessa che attivarono i padri fondatori costruendo gli Stati d’Europa. Una consapevolezza che deve essere necessariamente riattivata di fronte a fenomeni di un certo calibro come le migrazioni epocali nel mar Mediterraneo, la difesa del clima e dell’ambiente, la crisi finanziaria.
L’Europa, a sua volta, sembra essere di nuovo preoccupata dall’incertezza politica e per la tenuta dei conti pubblici nel nostro Paese. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha scritto alla Commissione Ue preannunciando una correzione dei conti per il 2018 anche se più contenuta rispetto a quella prevista dal Documento di Economia di fine aprile. Una manovra che esclude i previsti aumenti dell’Iva, da 5-6 miliardi invece che da 15-16. Un percorso accettabile, secondo Padoan, che tiene conto del “sentiero stretto” sul quale si muove il governo italiano, che non pregiudica la crescita e, nel contempo, rispetta le Raccomandazioni rivolte all’Italia dalla Commissione. Scrivendo all’Europa, Padoan ha blindato i conti cercando di sottrarli all’imminente campagna elettorale. “Il mio obiettivo personale come ministro delle Finanze in carica, ma anche come membro di un governo che tra qualche mese sarà rimpiazzato da un altro, è di lasciare il Paese con le finanze pubbliche nel miglior stato possibile e in piena sicurezza”, ha spiegato Padoan.
“Faremo una valutazione che tiene conto di tutti i dati più recenti”, è stata la risposta del commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, che ha assicurato: “La Commissione europea è a fianco dell’Italia”. Di certo “non faremo nulla che possa costituire un ostacolo alla crescita”, ha sottolineato Moscovici, però la Commissione deve “prendere tempo” per rispondere al ministro Padoan “nello spirito migliore”.
Come ha spiegato il ministro del Tesoro, “per il momento questo governo sta predisponendo le condizioni per fare una manovra di bilancio, poi dipenderà chiaramente da quando si terranno le elezioni”. La riduzione del deficit di 0,3 punti di Pil come proposto da Padoan, anziché 0,8, comporterebbe comunque un risparmio di 9-10 miliardi di euro. Una manovra quindi più snella e che, secondo Padoan, risponde all’esigenza di non comprimere la crescita, come del resto chiede la stessa Ue.
Per prendere delle decisioni definitive sarà vincolante il giudizio degli altri ministri delle Finanze dell’Eurozona tra i quali imperano pareri contrastanti: è nota ad esempio la rigidità della Germania in materia di conti e di regole da rispettare. La proposta italiana potrebbe essere discussa dall’Eurogruppo che si riunirà in Lussemburgo già a metà giugno. In quella sede, si dovrà prendere atto anche della manovra correttiva dei conti, con la riduzione del deficit di 3,4 miliardi, approvata dalla Camera dei deputati e attesa in Senato, dove però non dovrebbe subire modifiche rilevanti.
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