Aria fritta

Nuovamente, e a pochi giorni di distanza dalla tragedia di Manchester, il terrorismo cieco e indiscriminato è tornato a colpire l’Inghilterra. Ancora una volta, manifestazione, non di un qualsiasi disegno minimamente razionale, mostruoso ma comprensibile, ma di odio, odio nella sua espressione più cruda e odiosa. Nessuna società civile, occidentale, cristiana o laica, ne è al riparo. E però normale che la Gran Bretagna, come la Francia, per il suo passato coloniale e imperialista e per l’alta percentuale di islamici che ospita, sia particolarmente esposta.

Ciò rende comprensibilmente più arduo difendersi, ma più doveroso mettere in atto tutti i mezzi possibili per identificare le persone pericolose e prevenirne gli atti. Le dure parole pronunciate dalla Premier inglese, Theresa May suscitano però qualche dubbio. La signora May ha detto in sostanza: “ora basta”, “il troppo è troppo”. Parole che  denunciano una giusta indignazione e insieme paiono destinate a trasmettere un segnale di fermezza e rassicurare il popolo britannico. Ma che hanno una implicazione preoccupante, come se indicassero che finora la minaccia non era stata considerata abbastanza grave da indurre le Autorità a misure eccezionali. E la Premier ha aggiunto: “finora siamo stati troppo tolleranti col terrorismo”. Che cosa vuol dire questa affermazione? Presa alla lettera, suscita stupore e, sì, indignazione. In che cosa è consistita questa tolleranza? Come ha potuto frenare o limitare l’opera preventiva degli organismi di sicurezza?

E soprattutto: cosa intende fare in concreto d’ora in poi il Governo di Londra? Accennando alle misure a venire, la signora May ha parlato di un vago, e difficilmente realizzabile, sforzo internazionale per sorvegliare le comunicazioni online ed impedire che siano portatrici di messaggi terroristici. È una misura benintenzionata ma, francamente, mi sembra aria fritta.

Donald Trump non ha perso l’occasione di dire una cosa che pare una sciocchezza ma ha una chiave di lettura preoccupante, twittando “smettetela di essere politicamente corretti”. Cosa ha voluto dire? Che inglesi (ed europei in generale) sono troppo legalisti nella loro azione preventiva e repressiva, o che rifuggono dall’entrate nella trappola che consiste nel fare del terrorismo islamico il prodotto di una guerra tra tutto l’Islam e tutto il Cristianesimo, e non, com’è, della follia criminale di un gruppo di fanatici? E cosa dovrebbero fare, secondo lui, i Paesi europei? Sbarrare le loro porte, come sta cercando di fare lui stesso, quando il nemico è già dentro le mura? Dare mano libera nel loro seno a una persecuzione e magari all’espulsione di quanti non condividono le nostre radici occidentali e cristiane? Mettere tutti gli islamici in un enorme campo di concentramento, come i giapponesi in America durante la Seconda Guerra Mondiale?

Io continuo a pensare che alla guerra che un gruppo di fanatici conduce contro di noi ci sia una sola, doppia risposta: colpire ed eliminare con la forza militare, senza esitazioni e calcoli oscuri, la testa dell’idra, unendo per questo le forze di tutti i Paesi civili, e rendere veramente pervasivi ed efficaci i controlli interni. La tecnologia offre oggi, non solo ai terroristi, ma ai Governi, mezzi molto ampi. È doveroso e lecito applicarli in tutta la loro estensione.

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