Bianca (Film, 1984)
Bianca è il quarto film di Nanni Moretti, dopo Io sono un autarchico (1976), Ecce bombo (1978) e Sogni d’oro (1981). Precede di due anni l’ottimo La messa è finita (1985) e la deriva egocentrico-politica di Palombella rossa (1989), un tipo di cinema che rinuncia alla storia in funzione didascalica.
Moretti è un regista personale, dotato di uno stile riconoscibile, molto autobiografico, che scava nelle nevrosi e manie dei personaggi, soprattutto nell’alter ego Michele Apicella (il cognome della madre), protagonista di quattro lungometraggi. Comincia come cineamatore, gira in Super 8 ed esce con Io sono un autarchico – gonfiato a 16 mm – per narrare le vicissitudini di un ragazzo della sinistra extraparlamentare negli anni Settanta. Il grande successo di critica e di pubblico riscosso da Ecce bombo (realizzato grazie all’art. 28) spalanca a Moretti le porte del successo, che sfrutta con tre lavori eccellenti: Sogni d’oro, Bianca e La messa è finita. Moretti è dotato sia come regista che come attore, anche se in questo secondo ruolo dà il meglio di sé con personaggi che lui stesso tratteggia e che ricordano molte sue manie.
Bianca è uno dei migliori film di un Nanni Moretti ispirato, un lavoro poetico, struggente, umoristico, intenso, ricco di sottotrame e di momenti surreali che ne fanno un lavoro (oserei dire capolavoro) unico nel suo genere. Commedia atipica dai risvolti drammatici e noir, costellata di frasi storiche e di sequenze indimenticabili. Per la prima e unica volta, Nanni Moretti utilizza un intreccio da cinema di genere, nella fattispecie da film giallo, finalizzato a un discorso più ampio che illustra la crisi del matrimonio. Nanni Moretti vuol parlare della difficoltà dei rapporti interpersonali, di incomunicabilità, di unioni che si sfaldano per incomprensioni, della natura umana, di per sé instabile e incoerente.
La storia è quella di Michele Apicella, giovane professore di matematica in un improbabile liceo Marylin Monroe, una scuola diretta da un preside surreale, con Dino Zoff immortalato nei quadri dietro la cattedra invece del Presidente della Repubblica, un juke-box che suona i successi degli anni Sessanta e studenti che mettono in crisi gli insegnanti con domande astruse. Michele è ossessionato dalla felicità altrui, vive di nevrosi, non riesce ad accettare che le persone cambino, si lascino, si tradiscano, non riesce a vivere una storia d’amore normale. Per questo uccide gli amici che lo deludono e che non riescono a restare fedeli alla loro donna e a una promessa d’amore eterno. Michele s’innamora di Bianca, una collega di francese, ma non riesce a portare avanti la relazione, perché non è abituato alla felicità, sa che un giorno tutto finirà e lui non è preparato ad affrontare il dolore. Il personaggio tratteggiato da Moretti è straordinario: un uomo in preda a manie e fobie, perfezionista, osservatore, giudice del prossimo, ossessionato dagli amori infranti, dotato di uno spiccato senso della giustizia e di un desiderio d’ordine irrealizzabile, tipico dei disturbati psichici.
Molte sequenze del film sono rimaste nell’immaginario collettivo. Il dialogo in casa di un alunno, rivolto al padre che scava sotto il Mont-Blanc: “Lei non sa cos’è la Sacher-Torte? Continuiamo così. Facciamoci del male”. Un immenso bicchiere di Nutella dal quale Moretti attinge per spalmare enormi fette di pane. Il liceo dove un professore vestito come Elvis Presley tiene lezioni su Gino Paoli (si sente uscire dal juke-box Il cielo in una stanza). Il monologo finale: “Mi avevano deluso. Gli amici non possono comportarsi così. Perché io mica divento amico del primo che incontro, io decido di voler bene, scelgo. E quando scelgo, è per sempre”. E poi le scarpe: “Ogni scarpa una camminata, una diversa concezione del mondo”.
La sequenza sul lungomare di Ostia dove tutti fanno l’amore e in sottofondo Battiato che canta Ho fatto scalo a Grado. Altro pezzo importante della colonna sonora è Insieme a te non ci sto più, cantato da Caterina Caselli (Paolo Conte-Michele Virano-Vito Pallavicini), che troveremo anche ne La stanza del figlio (2011), nuovo film a soggetto dopo tanto autobiografismo politico. Ricordiamo anche Dieci ragazze (Lucio Battisti), cantato dai professori mentre partono in torpedone per una surreale gita scolastica.
Interpreti tutti ben calati nella parte, persino il padre del regista – Luigi Moretti – che interpreta un surreale psicologo d’istituto che analizza non gli alunni, ma i docenti. Dario Cantarelli è straordinario nei panni di un preside ilare, sempre sopra le righe. Remo Remotti è l’amico anziano di Michele, che se la fa con le ragazzine, Claudio Bigagli un amico che delude e per questo soppresso, Roberto Vezzosi è un paterno commissario. Il futuro regista Daniele Luchetti è operatore, ma anche interprete di una breve sequenza nei panni di un ragazzo con il bobtail. Bravissima e affascinante una giovane Laura Morante, che dimostra tutto il suo valore di attrice comico-drammatica. Tornerà come attrice feticcio nelle future pellicole di Moretti, come vedremo spesso Vincenzo Salemme, Silvio Orlando, Dario Cantarelli, Luigi Moretti, Mauro Fabretti, Antonio Petrocelli e Marco Messeri. Moretti ama circondarsi di persone fidate, di attori e collaboratori con i quali instaura un rapporto duraturo, costituendo una vera e propria factory. Bianca gode della fantastica fotografia romana (ricordiamo un’alba struggente sulla terrazza della casa di Michele) di Luciano Tovoli. Il film è costellato di tutte le manie e passioni di Nanni Moretti (manca giusto la pallanuoto, che avrà un film tutto suo: Palombella rossa): i dolci con la panna, la Sacher-Torte, la Nutella, le scarpe…
Nel 1987, la mania di Nanni Moretti per la Sacher-Torte lo spingerà a fondare la Casa di Produzione Sacher Film, insieme al sodale Angelo Barbagallo, per dare spazio a un cinema impegnato. A Roma esiste una sala cinematografica diretta filiazione della casa produttiva di Nanni Moretti. Bianca è candidato al David di Donatello per i migliori attori, sia Nanni Moretti (protagonista) che Laura Morante (non protagonista). Vince il Nastro d’Argento come miglior regia. Premio Ubu per Moretti attore. Rassegna critica. Paolo Mereghetti (tre stelle e mezzo): “Il film che scava più in profondità nelle nevrosi e nelle ossessioni del personaggio Michele/Moretti, facendo esplodere l’insanabile contraddizione tra chi vorrebbe veder realizzate le proprie scelte assolute e chi invece si adatta passivamente ai propri limiti e ai propri peccati. Il film sottolinea con ferocia l’inadeguatezza di chi cerca di barcamenarsi tra le proprie contraddizioni”. Morando Morandini conferma le tre stelle e mezzo, ma per il pubblico sono ridotte a tre: “Il film più elaborato di Moretti, dotato di solida struttura narrativa in cui si nasconde il meccanismo del giallo. Il brio umoristico e satirico si carica di sarcasmo e dolore”. Tre stelle anche per Pino Farinotti.
A nostro parere il miglior Moretti di sempre, un ibrido ineguagliabile di surrealismo e lavoro psicologico sui personaggi. Da rivedere all’infinito, perché non stanca mai, anzi, ogni volta presenta nuovi elementi di analisi e introspezione.
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Regia: Nanni Moretti. Aiuto Regia – Operatore: Daniele Luchetti. Soggetto: Nanni Moretti. Sceneggiatura: Nanni Moretti, Sandro Petraglia. Fotografia: Luciano Tovoli. Montaggio: Mirco Garrone. Musiche: Franco Piersanti. Produttore. Achille Manzotti. Scenografia. Giorgio Luppi, Marco Luppi. Casa di Produzione: Faso Film, Rete Italia. Durata. 96’. Colore. Genere: Commedia. Interpreti: Nanni Moretti, Laura Morante, Roberto Vezzosi, Remo Remotti, Vincenzo Salemme, Enrica Maria Modugno, Claudio Bigagli, Margherita Sestito, Dario Cantarelli, Virginie Alexandre, Alberto Cracco, Vandeneede Christine, Mario Monaci Toschi, Giorgio Viterbo, Giovanni Buttafava, Luigi Moretti, Nicola Di Pinto, Mauro Fabretti, Matteo Fago, Fabrizia Frezza, Gianfelice Imparato, Daniele Luchetti.
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]