Juncker: difesa comune in cima all’agenda UE

Si è svolto ieri il Consiglio affari esteri UE che prevedeva, tra i principali punti all’ordine del giorno: Strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell’UE – in particolare sarà adottata la Strategia per la sicurezza dei mari -; Aspetti esterni per la lotta al terrorismo; Situazione in Iraq; Crisi diplomatica nella regione del Golfo; Migrazioni – nuovo quadro di partenariato-; Cooperazione UE-NATO.

Il tema è stato ancora una volta la Sicurezza. Sicurezza, che, vediamo ogni giorno, è messa sempre costantemente in pericolo. Attacchi terroristici e non solo, crisi migratoria, instabilità politica dei Paesi confinanti sono le principali concause che fanno vacillare gli equilibri degli assetti politici e istituzionali dei Paesi dell’Unione Europea mettendo a repentaglio la stessa stabilità interna dell’Unione. La risposta a sfide di questa natura può essere trovata in modo efficace solo in seno alla stessa UE, nella capacità dei Paesi membri di rinnovarsi e agire in modo coeso e solidale.

L’Unione ha compiuto progressi non indifferenti in tema di Mercato comune, mobilità e apertura delle frontiere, liberalizzazioni, ma la difesa comune e la sicurezza interna resta, comunque, un punto dolente del suo processo di coesione.

Già al tempo del Governo Renzi con il “Libro Bianco per la sicurezza internazionale e la difesa” si cercò di accendere i riflettori e concentrare gli sforzi almeno sugli aspetti più salienti della politica di sicurezza e difesa targata Renzi, che, come avviene nella stragrande maggioranza dei Paesi voleva fornire l’orientamento politico-strategico per lo sviluppo dello “strumento militare” e il suo utilizzo sia per la politica estera che di difesa dell’Italia.

Ma ad oggi, come rende noto il Presidente Juncker nel Paper pubblicato dalla Commissione nei giorni scorsi e che segue il “Libro bianco della Commissione sul futuro dell’Europa”, occorre mettere in campo una strategia duplice e che sia comune: da un lato prevedere i diversi scenari possibili di risposta alle minacce crescenti a cui deve far fronte l’Europa in tema di sicurezza e difesa e dall’altro progettare le possibili modalità per accrescere la capacità di difesa dell’Europa entro il 2025.

Un’Europa “più sociale, sicura, che tutela le libertà e i diritti, che sa costruire crescita economica e posti di lavoro. Un’Europa solidale, che si occupa – facendosene carico insieme – di profughi e di minori non accompagnati. Un’Europa che risponde ai bisogni dei cittadini, dopo averli ascoltati, producendo risultati concreti. Un’Europa in pace che sa essere voce autorevole sugli scenari internazionali, contrastando il terrorismo” queste le intenzioni di Juncker come tratteggiate nel Discorso sullo “Stato dell’Unione” dello scorso settembre.

Sicurezza che rientra tra le principali priorità della Commissione Juncker e che, come dichiara il Presidente, deve tornare a essere in cima all’Agenda di lavori UE: “…i tentativi di muoversi in direzione di una difesa comune sono stati parte del progetto europeo fin dal principio, ma finora queste ambizioni sono rimaste in gran parte insoddisfatte” ricordando, contemporaneamente, come l’assenza di cooperazione nel settore militare e della sicurezza costi ogni anno all’Unione “…tra i 25 e i 100 miliardi di euro”.

Parlavamo, poco più sopra, di possibili scenari di risposta alle minacce crescenti per la difesa comune cui la UE deve far fronte e che sono: “Cooperazione nel settore della sicurezza e della difesa”: “Sicurezza e difesa condivise”; “Sicurezza e difesa comuni”. La prima sarebbe facoltativa, con una cooperazione definita “rafforzata” con una partecipazione alle operazioni più impegnative limitata. La cooperazione UE-NATO manterrebbe le modalità e la struttura attuali. “Sicurezza e difesa condivise” con la quale gli Stati membri metterebbero in comune alcune attività finanziarie e operative per rafforzare la solidarietà nel settore della difesa, con la UE che si impegnerebbe ad una maggiore protezione interne ed esterna dell’Europa. Assumerebbe un ruolo di maggior rilievo in settori come la cyber-sicurezza, la protezione delle frontiere e la lotta al terrorismo e verrebbe a rafforzarsi la dimensione di sicurezza e difesa tra cui la politica energetica, sanitaria, doganale e spaziale. Si tratterebbe, in questo caso, di uno scenario che sarebbe accompagnato da una volontà politica di agire, nonché da un processo decisionale adatto ad un contesto in rapida evoluzione. La UE e la NATO vedrebbero aumentare la propria cooperazione e la possibilità di coordinarsi nella soluzione dei principali problemi.

La “Sicurezza e difesa comuni” prevedrebbe la definizione e realizzazione di una politica di difesa comune che porti ad una difesa comune nell’Unione basata sull’art. 42 del Trattato sull’Unione Europea. In questo caso la difesa dell’Unione sarebbe una “responsabilità sinergica” di UE e NATO. La UE diventerebbe in grado di gestire operazioni di difesa e sicurezza di alto livello sostenuta da una forte integrazione delle forze di difesa degli Stati membri, sosterebbe programmi di difesa comuni con il Fondo europeo per la difesa e istituirebbe un’Agenzia europea per la Ricerca nel settore della difesa, favorendo la nascita di un’azione coesa in tema di difesa che possa proteggere le proprie attività strategiche fondamentali da eventi esterni.

Si tratta di scenari che non si escludono l’un l’altro, ma rappresentano solo “tre diversi livelli di ambizione in termini di solidarietà” come viene sottolineato con grande efficacia in una Nota ufficiale della Commissione. Gli Stati, con lo sguardo rivolto al futuro, saranno chiamati a decidere il percorso che desiderano seguire e la velocità che intendono mantenere per realizzare tutto questo e il loro ruolo sarà di guida, nel definire questo “livello di ambizione” affiancando le Istituzioni dell’Unione Europea nel laborioso processo.

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