Maxi multa UE al colosso americano Google

Due virgola quarantadue miliardi di euro: tale è l’ammontare dell’astronomica sanzione addebitata al leader californiano dei motori di ricerca in Rete. Per multare una multinazionale che, da sola, fattura annualmente quanto il Pil di uno Stato sovrano, è necessaria la contrapposizione di un ente d’incommensurabile peso economico-politico, in grado di sostenere un’azione giudiziario-amministrativa senza precedenti.

Dopo ben sette anni d’indagine su modalità e procedure con cui Google mostra i risultati delle ricerche indirizzate agli acquisti in Internet, l’Unione Europea, per il tramite della Commissione Antitrust, diretta dalla danese Margrethe Vestager, accusa formalmente il pezzo forte della holding Alphabet di Larry Page – cofondatore dell’azienda con Sergey Brin, fin dai tempi dell’Università – di abuso di posizione dominante sui servizi di shopping online.

In altre parole, il gigante tecnologico di Mountain View sarebbe colpevole di avvantaggiare illecitamente il suo servizio di e-commerce a scapito dei diretti  competitors e di influenzare in maniera scorretta le scelte d’acquisto dei consumatori.

La commissaria Vestager ha sottolineato chiaramente come, in Europa, le società del settore si debbano confrontare ad armi pari, uniformandosi alla vigente normativa, nell’interesse generale della vasta collettività di utenti di servizi e prodotti commercializzati nel web.

L’iniziativa dell’UE, nel merito, crea un precedente importante anche per altri colossi operativi in rete come Amazon, Facebook, Apple, oggi costretti – al pari di Google – a revisionare linee strategiche e  modelli di business per non incorrere in violazioni in tema di libera concorrenza, di regolarità fiscale nei Paesi in cui sono generati i profitti e quant’altro.

La naturale tendenza a monopolizzare i mercati e aggirare i diversi pacchetti legislativi che, di Paese in Paese, ne disciplinano le dinamiche, in nome della semplificazione e di un più efficiente e celere servizio al cliente, paradigmi irrinunciabili tra gli internauti, rischia di dotare le multinazionali della rete di un’aura d’immunità e intoccabilità difficile da scalfire.

E’ dunque probabile che, all’orizzonte, i rapporti tra le companies di Silicon Valley e il Vecchio Continente si facciano più tesi, soprattutto in virtù della rigida politica protezionista adottata dall’amministrazione Trump a tutela delle imprese statunitensi.

Kent Walker, vice presidente di Google, ha replicato alla multa dichiarando ai media di essere “rispettosamente in disaccordo con le conclusioni dell’Antitrust europeo” e mantiene aperta la concreta possibilità di ricorrere in appello.

Al di là di questa ipotesi, all’azienda resta il termine di 90 giorni per adeguarsi alle regole europee e scongiurare un’ulteriore ammenda, quantificabile fino al 5% del fatturato giornaliero di Alphabet.

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