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Clima: Italia bene su rinnovabili ma futuro incerto Rapporto su paesi G20, ok risultati al 2020 ma manca strategia – La quota italiana di energie rinnovabili nell’approvvigionamento energetico (15%) è superiore alla media del G20, e in anni recenti anche i tassi di riduzione delle emissioni di gas serra e di consumi energetici pro-capite sono stati molto alti. Ma se il nostro paese ha già superato l’obiettivo 2020 per le energie rinnovabili, il “percorso futuro non è chiaro perché la strategia energetica del 2030 è ancora in preparazione”. Sono le conclusioni sull’Italia del rapporto “Brown to Green Report 2017 – La transizione del G20 ad un’economia a basse emissioni di carbonio”, realizzato dall’organizzazione Climate Transparency. Nel rapporto si plaude alle iniziative sul clima della presidenza italiana del G7, ma gli autori criticano “una politica energetica” ancora “prevalentemente centrata sui combustibili fossili”. (ANSA)

Ecomafia: Legambiente, 71 reati al giorno,business da 13 mld Sud in ‘morsa’ della criminalità, Campania prima per illeciti – Nel 2016 sono stati 25.889 i reati ambientali accertati su tutto il territorio nazionale: 71 al giorno, circa tre ogni ora. Il tutto per un business che vale 13 miliardi. Resta la morsa dell’ecomafia nel Mezzogiorno. La Campania in testa alla classifica regionale degli illeciti. Il Lazio è sempre la prima regione del centro Italia, la Liguria è la prima del nord. Questa la fotografia scattata dal rapporto ‘Ecomafia 2017’ di Legambiente (edito da edizioni Ambiente, con il sostegno di Cobat e Novamont), presentato oggi a Roma alla Camera, in cui sono raccontate storie e numeri della criminalità ambientale in Italia. Nel 2016 – spiega il report – il fatturato delle ecomafie scende a 13 miliardi registrando un -32% rispetto allo scorso anno, “dovuto soprattutto alla riduzione della spesa pubblica per opere infrastrutturali nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso e al lento ridimensionamento del mercato illegale”. Secondo Legambiente funziona la legge sugli ecoreati, i cui primi effetti sono giá avvertibili: a soli due anni dall’entrata in vigore delle norme crescono gli arresti del 20% (225), le denunce (28.818), i sequestri (7.277) e diminuiscono del 7% gli illeciti (passati da 27.745 del 2015 a 25.889 nel 2016). In tutta Italia “dilaga la corruzione, altra faccia delle ecomafie, con la Lombardia e il Lazio tra le regioni più colpite. Calano i reati contro gli animali. Aumentano quelli del ciclo illegale dei rifiuti e gli incendi che hanno mandato in fumo piú di 27.000 ettari. Sul fronte abusivismo sono 17mila le nuove costruzioni fuorilegge”. Secondo il rapporto di Legambiente, inoltre, diminuisce “in percentuale il peso delle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (dal 48% del 2015 al 44% del 2016) anche se si confermano ai primi posti nella classifica per numero di illeciti ambientali: in vetta la Campania (3.728 illeciti), poi Sicilia (3.084), Puglia (2.339) e Calabria (2.303). La Liguria resta la prima regione del Nord, il Lazio quella del Centro. Su scala provinciale, Napoli è in testa con 1.361 infrazioni, seguita da Salerno (963), Roma (820), Cosenza (816) e Palermo (811). (ANSA)

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