Italia delle Regioni
“La gestione dei migranti non è competenza dei sindaci. Noi abbiamo chiesto di collaborare perché le prefetture non riuscivano a gestire efficacemente i flussi, come dimostrano i casi di Cona e Bagnoli, due piccoli Comuni veneti che distano pochi chilometri tra loro e che si sono visti assegnare duemila migranti in due vicinissimi hub. E, proprio come avevamo più volte paventato, oggi quel territorio dà segno di tensioni: a Cona gli stessi migranti respingono altri arrivi”. Antonio Decaro, presidente dell’Anci e sindaco di Bari, ribadisce l’impegno attivo dell’associazione dei Comuni italiani. Che si esplicita obbedendo a un principio: l’accoglienza e poi l’integrazione si realizzano se i migranti si distribuiscono sul territorio, non concentrandoli in caserme e tendopoli.
“La strada giusta è quella di una distribuzione equa sul territorio nazionale – continua Decaro – non è accettabile che i prefetti forzino il rapporto migranti/abitanti soltanto perché è più facile aggiungere posti letto a strutture esistenti che promuovere bandi per realizzare nuovi centri in Comuni che non ospitano nessuno. Non si può rispondere a un’emergenza inseguendo la soluzione più facile. Non vogliamo trovarci nella situazione paradossale in cui ai sindaci, solo perché hanno dato la loro leale disponibilità a collaborare, vengono attribuite responsabilità che non competono loro”.
“Stiamo facendo la nostra parte – conclude il presidente dell’Anci – e i Comuni stanno presentando i progetti Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) per gestire direttamente l’arrivo di migranti. Abbiamo fissato un criterio equo di ripartizione: 3 migranti ogni mille abitanti, parte fondante dell’accordo tra Anci e Viminale. La proporzione è calcolata per mettere al riparo da episodi conflittuali come quelli in effetti verificatisi in alcuni Comuni nei quali la quota è stata raggiunta e si è tentato di superarla. Naturalmente ogni fenomeno di intolleranza va condannato con fermezza. Ma occorre agire tutti con senso di responsabilità”.
“Ambiente, benessere e felicità dei cittadini e salute come beni collettivi. E’ nostra intenzione avviare un lavoro sinergico con i Comuni e le città europee più importanti che hanno fatto esperienze nel settore dell’urban health prendendo il meglio di ogni realtà in tema di rispetto e tutela dell’ambiente e della qualità della vita delle persone”. Lo ha detto il Segretario generale dell’Anci Veronica Nicotra intervenendo al Gruppo di lavoro Anci ‘Urban Health’ presieduto dal vicepresidente vicario Anci Roberto Pella, alla presenza, tra gli altri, Andrea Lenzi, coordinatore del City Health Think Tank, Roberta Crialesi, dirigente servizio sanità, salute e assistenza dell’Istat, Angela Spinelli, direttore del Centro nazionale prevenzione delle malattie e promozione della salute; Yves Le Lostecque, capo Unità sport della DG EAC della Commissione Europea; Ninna Thomsen, sindaco di Copenhagen e responsabile per la salute.
“Ambiente, benessere e felicità dei cittadini – ha continuato Nicotra – sono alcuni degli elementi della cosiddetta “healthy city”, vale a dire una città conscia dell’importanza della salute come bene collettivo e che, in tal senso, mette in atto delle politiche per migliorarla. Questa – ha aggiunto – è una delle priorità della nostra Associazione che oggi parte dall’esplorazione dell’esperienza di Copenhagen, la città più sostenibile d’Europa”.
“Il gruppo di lavoro riunito formato da sindaci e assessori di città metropolitane, città capoluogo e piccoli comuni è importante perché pone la salute nelle città al centro della propria agenda – ha sottolineato Pella -. E la salute è importante non solo nel contesto sanitario ma anche nel contesto della progettazione urbana, della mobilità sostenibile e dello sport. In sostanza – ha rimarcato – in quella che deve essere una nuova governance del territorio, dove figure specifiche come i ‘city manager’ possono occuparsi di queste tematiche a trecentosessanta gradi in previsione di un futuro nel quale la maggior parte delle persone abiterà in centri urbani (il 70% nel 2050) con tutti i problemi che ne deriveranno.”
Proprio per questo, Anci insieme ad City Health ha deciso di costituire una master class con un corpo docente formato da Anci, Istat, Censis e La Sapienza “dedicata – ha spiegato il professor Andrea Lenzi – alla produzione di professionisti dell’amministrazione comunale e pubblica preparati nelle varie sfaccettature di quello che definiamo ‘La salute nelle comunità bene comune’. E quindi, professionisti che sappiano di sanità, di amministrazione e di organizzazione in questi ambiti, oltre che di aspetti epidemiologici e sociali che questa problematica comporta”.
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