Un’Europa in crisi d’unione
L’Unione Europea sta assistendo a un grande mutamento del quadro globale caratterizzato, tra l’altro, da due fenomeni concomitanti: da un lato un grande sviluppo tecnologico, particolarmente nei settori dell’elettronica e della comunicazione e dall’altro un processo di globalizzazione dei mercati e di re-distribuzione della ricchezza che vede grandi paesi asiatici (ma non solo loro) crescere ad un ritmo molto più rapido dei “vecchi” paesi industrializzati dell’Europa.
La drammaticità di questo ultimo fenomeno è stata accentuata dalla crisi che ha colpito in particolare le aree economiche più ricche. La crisi non è stata provocata da eventi improvvisi, ma da cause che hanno radici negli anni. Se è vero che la crisi è stata scatenata dallo scoppio della bolla dei crediti “subprime” negli Stati Uniti, culminata nel fallimento della banca d’investimento Lehman Brothers nel settembre 2008, sono gli squilibri che si erano formati nella zona euro in precedenza (disavanzi e debiti pubblici elevati, squilibri macroeconomici, allargarsi dei differenziali di competitività in vari paesi membri) che hanno reso particolarmente difficile per alcuni governi far fronte allo stesso tempo alla crisi finanziaria e alla crisi del debito che cominciava a delinearsi.
In questa situazione, molte banche europee si sono trovate in grave difficoltà. Si è creato un circolo vizioso nel quale le banche cessavano di farsi credito reciprocamente, creando una scarsità di credito che a sua volta si traduceva in una crisi di fiducia che dissuadeva le banche dal concedersi reciprocamente nuovi prestiti. Molti governi europei sono stati costretti a fornire alle principali banche un urgente sostegno finanziario, su una scala senza precedenti, per salvarle dal fallimento.
La crisi economica mondiale ha vanificato anni di progressi economici e sociali e messo in luce le carenze strutturali dell’economia europea. Nel frattempo, diversi fenomeni a lungo termine, come la globalizzazione, la pressione sulle risorse naturali e l’invecchiamento della popolazione si stanno intensificando. È chiaro che il mancato rispetto delle regole del patto di stabilità e crescita ha contribuito ad aggravare la crisi, ma è altrettanto chiaro che è necessaria una maggiore convergenza delle economie dell’UE. Il bilancio dell’UE integra gli sforzi nazionali in questa direzione, investendo nei settori prioritari indicati nella strategia Europa 2020, (adottata da tutti gli Stati membri dell’UE) e punterà maggiormente su due priorità: il rafforzamento della crescita economica e la creazione di posti di lavoro, obiettivi che possono essere realizzati soltanto insieme al risanamento di bilancio attraverso investimenti nella crescita futura.
L’Italia dovrà trovare soluzioni innovative affinché un maggior numero di decisioni sulle politiche finanziarie, di bilancio ed economiche siano prese a livello europeo, inoltre sarà necessario rafforzare quei meccanismi di legittimazione delle decisioni prese in comune e garantire un maggior grado di responsabilità democratica e di partecipazione politica; altrimenti rischiamo che un gruppo di Paesi forti può decidere di fare anche a meno di noi.
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