Italia delle Regioni

I piccoli comuni chiedono specifiche politiche nazionali contro lo spopolamento. “I piccoli Comuni sono pronti alla sfida della modernizzazione rivedendo anche gli assetti della governance, ma sono indispensabili politiche nazionali che consentano ai territori periferici di invertire il trend dello spopolamento, diventando attrattivi e appetibili per un rilancio che parta dai servizi ai cittadini”. Lo ha ribadito Massimo Castelli, sindaco di Cerignale e coordinatore nazionale Anci Piccoli comuni, intervenuto a Lecco ad un convegno organizzato dalla locale prefettura sui temi dell’esercizio associato delle funzioni fondamentali per i comuni di minore dimensione demografica. “Stiamo andando verso la fine della legislatura e probabilmente vedremo un regime di ennesima prorogatio per le norme sulle gestioni obbligatorie previste dal dl 78 che – ha evidenziato Castelli – si sono dimostrate nei fatti inapplicabili”.

Si tratta di “misure dagli effetti paradossali che, pur essendo nate con obiettivi di spending review, hanno finito per toccare un comparto che incide solo per l’1% nella spesa pubblica complessiva ma che rappresenta e amministra il 54% del territorio nazionale”.

L’esponente Anci ha ricordato che l’Associazione intende “misurarsi con la riorganizzazione dei livelli di governo territoriale” anche se è necessario “rifuggire la visione che essa debba passare sempre e solo da un problema di tagli e di costi. Vogliamo rivalutare le gestioni associate e le forme di collaborazione tra i Comuni che dovranno essere elemento propositivo in grado di assicurare innanzitutto servizi ai cittadini ovunque risiedano. Ma se accanto a questo non ci saranno politiche nazionali mirate sulla semplificazione e tarate sulle esigenze dei piccoli centri corriamo il rischio – ha concluso Castelli  – di arrivare troppo tardi, trovandoci di fronte territori ormai irrimediabilmente privi di abitanti”.

Per l’istituzione del reddito di inclusione riconosciuto il ruolo fondamentale  dei Comuni. “La conclusione del percorso che porta alla definizione dei decreti attuativi sul reddito di inclusione va valutata in termini molto positivi, per il Paese, per i Comuni italiani e soprattutto per quelle persone che trarranno beneficio dalle nuove norme. Da un lato, abbiamo una riforma di portata storica, considerato che prima d’ora mai in Italia si erano adottate misure strutturali sul tema della povertà in grado di incidere così in profondità a favore di persone in condizioni di disagio. D’altro lato, è stato riconosciuto ai Comuni un ruolo, determinante e di loro competenza, sia nella costruzione dell’impianto normativo, sia nella gestione diretta e quotidiana delle risorse da destinare, sul territorio, a coloro che sono nel bisogno, senza necessità di intermediazioni”. E’ quanto dichiara il sindaco di di Reggio Emilia e delegato nazionale Anci per Welfare e Politiche sociali, Luca Vecchi.

“I sindaci e i Comuni – aggiunge Vecchi – hanno dunque nuovi strumenti per poter contrastare con efficacia le condizioni di disagio economico e sociale presenti nelle loro comunità, cioè nei nuclei sociali che essi stessi rappresentano e che conoscono profondamente, attuando politiche inclusive e azioni a favore di persone e famiglie in difficoltà”.

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