Soccorsi ai migranti, Codice di condotta per le ONG
“Immoralmente, il Codice di Condotta, proposto per le ONG, che salvano vite nel Mediterraneo, potrebbe mettere in pericolo altre vite. I tentativi di limitare le operazioni di ricerca e salvataggio delle ONG rischiano di mettere a repentaglio migliaia di vite umane, impedendo alle imbarcazioni di salvataggio di accedere alle acque pericolose vicino alla Libia” questo è quanto dichiara Iverna McGowan, direttrice dell’ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee e quanto si legge in una nota ufficiale di Amnesty.
Il Codice di Condotta per le ONG, sempre stando a quanto ritengono Amnesty, l’Unicef e le altre ONG, comporta che migliaia di rifugiati, migranti e bambini rischieranno di morire in mare, paralizzando le operazioni di ricerca e salvataggio portate avanti nel Mediterraneo, impedendo di entrare nelle acque territoriali libiche per le operazioni di salvataggio, proibendo l’utilizzo, per i soccorritori delle ONG, dei segnali luminosi, per indicare la propria posizione alle imbarcazioni a rischio imminente di naufragio, obbligandole a tornare in porto per sbarcare rifugiati e migranti, piuttosto che consentirgli di trasferire le persone salvate in altre imbarcazioni in mare, passaggio che implicitamente moltiplicherebbe le probabilità per i migranti di morire annegati in Mare aperto, costringendo le squadre di ricerca e salvataggio delle ONG a lunghi periodi di “inazione forzata”, per rientrare a terra e sbarcare i propri passeggeri. Ma, comunque, è stato approvato dall’Unione Europea, che ci tiene a sottolineare come il Codice sia stato accolto favorevolmente durante il Consiglio dei Ministri dell’Interno svoltosi recentemente a Tallin. Codice di Condotta che l’Unione pensa, addirittura, di inserire nel suo “Piano d’azione” e che, comunque, è visto come un “passo importante” per l’Italia in tema di soccorsi in Mare.
Sostanzialmente, al di là dei brevi cenni di quanto in esso contenuto, che abbiamo fatto poco più sopra, il Codice di Condotta rappresenta un decalogo con indicazioni precise sul comportamento da tenere durante i soccorsi in Mare e a coloro che non sottoscriveranno il documento potrà essere vietato l’attracco nei porti italiani. Redatto dall’Italia in consultazione con la Commissione e le ONG. E, come ci tiene a sottolineare la portavoce UE, spetta all’Italia adottare definitivamente il Codice di Condotta, in consultazione con l’esecutivo comunitario e le ONG, mentre si aspetta che le ONG che sottoscriveranno il Codice abbiano la “sicurezza” di poter sbarcare i migranti nei porti italiani. E’ importante notare che le ONG che lo sottoscriveranno dovranno collaborare “obbligatoriamente” (come se ci fosse bisogno di formulare un obbligo espresso alla collaborazione con le Autorità di polizia) con le Autorità sia italiane che europee, fornendo tutte le indicazioni utili all’individuazione di scafisti e trafficanti di uomini, consentendo alla Polizia italiana di salire a bordo delle imbarcazioni per effettuare controlli e verifiche, fornendo, se richieste, l’elenco dettagliato dei finanziatori, notificando i soccorsi nel momento stesso in cui questi avvengono, prelevando il motore dei barconi da cui da cui vengono effettuati i salvataggi.
Il Codice di Condotta e la sua adozione rappresenta un qualcosa di molto controverso e che ha aperto il fronte a numerose polemiche più o meno legittime. La voce che si leva dalle ONG si dimostra sempre contraria in ogni caso. Alcune motivazioni le abbiamo dette sopra altre, che provengono sempre da Amnesty International e Human Rights Watch, si soffermano sull’elemento della “previa consultazione” con i gruppi coinvolti nella ricerca e nel salvataggio, come si era concordato sia nei Vertici di Tallin che di Berlino, nei quali si era stabilito che ci sarebbe stato, preliminarmente alla sua redazione definitiva, un confronto tra la Guardia costiera e le ONG interessate, ma la cosa è stata disdetta, fanno notare, inoltre, che dovrebbe essere applicato a tutte le imbarcazioni che effettuano salvataggi nel Mediterraneo e non dovrebbe avere collegamenti con il “momento dello sbarco dei passeggeri”.
Il fine del Codice di Condotte sia per l’Italia che per la Commissione Europea “…è di fornire un chiaro insieme di regole per come le imbarcazioni private che portano a termine operazioni di ricerca e soccorso operano e interagiscono con le operazioni marittime della UE e con le Autorità di altri Stati rivieraschi” questo è quello che emerge dalla dichiarazione di Natasha Bertaud, Portavoce della Commissione Europea per le Migrazioni.
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