Migranti, Spagna: Operazioni Hera, Minerva e Indalo

L’emergenza migranti pare un problema irrisolvibile per il nostro paese, e le inefficienze ed inadeguatezze vengono, nella migliore tradizione governativa italiana, traslate altrove, in questo caso sull’Europa. Eppure i termini di Triton erano chiari e ben definiti fin dall’inizio come ha ricordato la portavoce dell’agenzia Ewa Moncure “Tutte le attività di Triton, sono coordinate dalla Guardia Costiera, che decide come distribuire le imbarcazioni. Su tutte le navi e su tutti gli elicotteri che partecipano all’operazione, poi, sono sempre presenti ufficiali italiani. Triton non funziona in modo autonomo, ma è come se operasse per conto dei confini italiani. Triton è una delle tante operazioni di Frontex, non è l’unica. E funziona esattamente come le altre che abbiamo in Spagna (Hera, Indalo e Minerva, ndr) o in Grecia (Poseidon, ndr). Ogni operazione ha un Paese che la ospita, nel caso di Triton è l’Italia. Che quindi si fa carico degli sbarchi. Non c’è niente di speciale in questo: è stato deciso così nel momento in cui è stata avviata, nel 2014.”.

Oltre a ricordare come il protocollo firmato dall’Italia preveda il salvataggio e lo sbarco nei propri porti dei migranti salvati dalle navi italiane, Mrs. Moncure ha anche richiamato le operazioni Hera, Indalo e Minerva svolte dalla Spagna. Noi ci concentriamo sempre e solo su Triton, ma esperienze del genere sono già state fatte in passato, la Spagna ha all’attivo ben tre operazioni di questo tipo.

La prima fu l’Operazione “Hera”, avviata nel 2006 di un improvviso forte aumento dei flussi migratori dal Nord Africa e dall’Africa occidentale che trovò nella Spagna il paese membro più soggetto agli sbarchi di migranti. Oltre 600 imbarcazioni furono intercettate al largo della Spagna per un totale di 31.000 migranti. I migranti si recavano alle isole Canarie, territorio spagnolo, percorrendo la breve tratta a bordo di imbarcazione così piccole e fatiscenti da rendere ogni viaggio altamente rischioso. La Spagna e Frontex dettero quindi vita a questa operazione, con l’ausilio di Italia, Germania, Francia, Portogallo ed in seguito di Olanda, Regno Unito e della Norvegia in qualità di Stato terzo. La possibilità di inserire stati terzi è ora inserita nel regolamento dell’agenzia, ma già prima Frontex utilizzava questo tipo di cooperazione in base al principio del parallelismo delle competenze. Soccorso ed identificazione dei migranti in base al paese di origine era il primo passo, poi si investigava su modi ed organizzazioni delle partenze e degli arrivi. L’operazione partì ufficialmente il 19 luglio 2006 e terminò il 31 ottobre dello stesso anno, con un budget disponibile che si aggirava attorno ai 370.000 euro. Ottimi i risultati raggiunti con il rimpatrio di ben 6.076 persone massimamente verso Senegal, Gambia, Mali, Guinea, Marocco.  Seguirono in effetti altre due estensioni del programma originario, Hera II con un focus puntato al pattugliamento delle zone limitrofe alle Isole Canarie; cui partecipò anche l’Italia mettendo a disposizione una nave ed un velivolo della Marina Militare. Otre 3.500 migranti vennero intercettati prima dell’arrivo sulle isole Canarie. Hera ed Hera II vennero unite in un nuovo assetto denominato Hera III con una dotazione di 3 milioni di euro e che ebbe inizio nel 2007. Concentrandosi sugli arrivi da Mauritania e Senegal, si riuscirono ad intercettare 2.020 migranti, rimpatriandone 1.559. In seguito Frontex focalizzò le proprie attività sull’identificazione dei mezzi usati dagli scafisti e riuscì a stringere una stretta collaborazione con le autorità di Senegal e Mauritani che dette ottimi frutti, bloccando 2.000 migranti direttamente nei porti di origine.

Altra zona spagnola interessata dai flussi migratori è quella di Almeria ed Algeciras, proprio in questo scacchiere meridionale si concentrò l’ Operazione “Minerva” cui Frontex dette vita nel 2007 dotandola di appena € 450.000. Vide l’adesione massiccia di altri paesi europei come Italia, Francia, Germania, Belgio, Austria, Portogallo, Olanda, Regno Unito e Romania. Nell’anno seguente si ampliarono gli obiettivi, aggiungendo un budget di € 160.000, anche alla città di Tarifa, si controllarono i mezzi in transito e si investigò sulle modalità organizzative del traffico in stretto contatto con Europol ed Interpol. Lentamente l’operazione declinò man mano su semplici controlli sui traghetti arrivando a mesta conclusione nel 2011.

Il forte sviluppo costiero della Spagna la rende facile approdo in molteplici zone, fra queste si annovera l’Andalusia, qui Frontex dette il via nel 2007 all’Operazione “Indalo”. Obiettivo dell’operazione era il controllo della rotta che dall’Algeria e dal Marocco, alla missione aderirono fin da subito Italia, Francia, Germania, Portogallo, Malta e Romania e gli fu assegnato un budget di 1.700.000 euro. Sospesa nel 2008 e ripresa nel 2009, ha vantato eccellenti risultati portando all’intercettazione di ben 750 migranti arrestando nel contempo 10 scafisti. Il biennio 2010-2011 vide l’adesione di Belgio, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo e Slovacchia, una dotazione iniziale di 5.000.000 di euro; portati poi a 7.274.000 euro nel 2011 con l’aggiunta di Germania e Finlandia. Il colpo di stato in Mali nel 2012 e l’inevitabile guerra civile che ne seguì portò ad un incremento del 95% totale di arrivi e con un impressionante più 300% di donne e bambini in età neonatale.

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