Virzì, intellettuali contro burini in “Ferie d’agosto”
Ferie d’agosto (1996) è una commedia all’italiana in puro stile Virzì che dopo l’epopea operaia di Piombino si cimenta in un lavoro a più ampio respiro per mostrare vizi e difetti di due modi di essere italiano. L’intellettuale colto e raffinato, elitario, di sinistra è ben rappresentato da Silvio Orlando (Sandro) con una mimica facciale unica e un’interpretazione perfetta. Il qualunquista un po’ di destra ma sostanzialmente burino e menefreghista è ben teorizzato nelle fattezze di Ennio Fantastichini (Ruggero) che dà vita a una maschera di rara efficacia. Intorno ai due protagonisti emblematici della vicenda ruota una corte di attori ben gestiti da Virzì e inseriti nei due opposti schieramenti. Più che parlare di scontro epocale tra sinistra e destra come hanno fatto in molti parlerei di lotta tra intellettuali e burini, tra vacanzieri stile Capalbio e stile Ladispoli, tra persone impegnate e qualunquisti. La politicizzazione della pellicola fu una conseguenza dello scontro elettorale in atto nel 1996 e molta stampa quotidiana si gettò a pesce sul piatto prelibato offerto dal regista.
L’azione si svolge sull’isola di Ventotene in pieno mese di agosto. Siamo in un vero paradiso naturale un tempo meta esclusiva di turismo raffinato, adesso purtroppo (dal punto di vista di Sandro) alla portata anche dei burini che l’hanno scoperta, la invadono e la deturpano con un modo volgare di fare vacanza.
La pellicola ha inizio con la banda che sfila per le strette vie del paese e Sandro rincorre la compagna Cecilia mentre tiene per mano Martina, la figlia della donna che lo tratta come se fosse suo padre. Sandro viene subito presentato dal regista come un intellettuale morettiano che corregge il modo di parlare di Cecilia e indica la maniera giusta per esprimersi. “Un’insalata non può essere simpatica”, dice. Pare di sentire Michele Apicella quando esclama: “Ma come parli!”. Nessuno meglio di Silvio Orlando avrebbe potuto indossare quella maschera, lui che è stato compagno di tanti film di Nanni Moretti e che incarna più di ogni altro la figura dell’intellettuale di sinistra incorruttibile e puro, anche se un po’ deluso dalla piega che ha preso il mondo. Di sicuro Sandro sarebbe un ottimo amico di Michele Apicella. Pure Laura Morante è un’ottima attrice di scuola morettiana e incarna a dovere il personaggio della bella Cecilia, donna sola e innamorata con una figlia a carico che cerca un solido riparo alle tempeste della vita. Pare averlo trovato in Sandro e adesso ha tanta paura di perderlo perché sull’isola è arrivata anche Francesca, una giovane ragazza che un tempo ha avuto una storia finita male con Sandro. Nel gruppo degli intellettuali c’è anche Mauro, il vero padre di Martina (ma lei non lo considera), un immaturo che suona la chitarra ed è buon amico di Sandro. Roberto fa parte pure lui della squadra di vacanzieri, è un rubacuori a caccia di donne e un incredibile contaballe. Ci sono anche Betta e Graziella, due amiche lesbiche, pure se una di loro ha messo al mondo un figlio che sa tutto della relazione. Il figlio è Ivan, un ragazzino cannarolo che con le sue battute sembra la coscienza di una sinistra che ha commesso troppi errori.
A guastare le vacanze di questo gruppo di intellettuali che vive sull’isola senza televisione, priva di corrente elettrica, in modo naturale, arriva una famiglia del tutto diversa. Si tratta di due romani un po’ rozzi coniugati con due sorelle che di mestiere fanno rispettivamente il venditore d’armi e il profumiere.
Ruggero è il più rude dei due, il carattere dominante, il burino puro che disprezza cultura e natura, che vive solo per il denaro e per fare il comodo proprio. Quel che caratterizza il personaggio è l’assoluto disprezzo per gli altri, il modo di trattare le persone come fossero oggetti. Ruggero ha sposato Luciana ma ha un debole per la sorella Marisa che invece è andata in sposa Marcello, la seconda figura maschile. Marcello è un debole, il suo matrimonio con Marisa sta andando a rotoli, si è riempito di debiti con il cognato che glielo rinfaccia in continuazione ed è succube del parente. Marisa è la bella Sabrina Ferilli, che dopo l’ottima interpretazione fornita ne La bella vita cerca di bissare il successo con un personaggio meno drammatico ma in ogni caso ben riuscito. Marisa è pure lei una burina superficiale, stufa del matrimonio, piena di manie di grandezza e di sogni per il futuro, pensa alla sua profumeria e sogna di diventare ricca. Marcello e Marisa hanno un figlio (Fabio) ma nonostante tutto non sono felici. Ruggero e Luciana, invece, hanno due figli: Sabrina, che passa il tempo a sognare davanti alla televisione, e Massimo che è più piccolo. Completa il quadro la nonna Gina che all’arrivo sull’isola viene caricata sul cassone di un motocarro insieme alle valige.
Per ironia della sorte i due gruppi sono vicini di casa e subito cominciano i litigi e i battibecchi, sin dal momento in cui Marcello e Ruggero montano l’antenna per la televisione. “Noi non ce l’abbiamo”, dice Sandro. “Mi dispiace”, risponde Ruggero, “potete venire da noi se c’è qualche programma che vi interessa”. La televisione da una parte è vista come un elettrodomestico irrinunciabile e la sua mancanza come qualcosa di terribile. Ruggero pronuncia quel “Mi dispiace” con la morte nel cuore, come per dire: “Poveracci, neppure la televisione…”, senza capire che invece per gli altri l’assenza dell’apparecchio è una libera scelta.
Marisa appena arrivata mostra tutta la sua burinaggine: “”Ho già capito che qui è ‘na rottura de’ cojoni”. Lei avrebbe preferito un posto con più vita, meno naturale ma con più attrazioni, un posto stile riviera adriatica, una Rimini con Acquapark incluso nel prezzo. Ventotene è fuori dalla sua portata. E così questi burini cominciano a combinarne di tutti i colori: navigano con il motore acceso sotto costa, gettano rifiuti in mare, fanno rumore. Al tempo stesso non tollerano i vicini intellettuali che la notte passano il tempo a cantare musica impegnata. Il solo che ama la musica è Marcell, ma ben altro genere: Fred Bongusto, Califano, gli stornelli in romanesco e le canzoni di Edorado Vianello. Una sera cerca di unirsi al gruppo e viene deriso da tutti.
In questo quadro si dipanano le storie parallele dei protagonisti legate da un filo conduttore molto esile costituito dai continui scontri tra i due gruppi di vacanzieri. Il film è una commedia all’italiana classica, strutturata come un romanzo che pone la storia e la sceneggiatura al centro di tutto. Virzì è regista che ama i soggetti articolati e ironici che non rifuggono dall’impegno sociale. Ferie d’agosto è un film corale con tanti personaggi che rappresentano ognuno una sottotrama che si sviluppa autonomamente senza mai perdere di vista il filo conduttore della storia. Tra le tante storie del film c’è pure l’amore adolescenziale di Ivan e Sabrina che finiscono per baciarsi ma lui si dimostra traditore e subito dopo va con un’altra. Sabrina alla fine grida tutta la sua disperazione per un amore finito male ma che non poteva durare.
Toccante è pure la narrazione di Francesca che racconta a Martina come fosse una fiaba il suo amore per Sandro. I due si ritrovano, parlano, si abbracciano, ma comprendono che non è più tempo per il loro amore. Sandro finisce di nuovo con Cecilia che tra l’altro aspetta un figlio da lui. Roberto racconta a tutte le donne che trova le bugie più assurde, come quella di essere stato a Cuba e di aver conosciuto Fidel Castro. Roberto riesce pure a farsi Marisa una sera che Marcello si è lasciato andare alla vecchia passione per il canto. Marcello resta tutta la notte a parlare con Francesca e le fa mille confidenze. Alla fine però Marisa e Marcello restano insieme, delusi l’uno dell’altra, soli e senza dialogo, ma insieme. Per loro non è possibile un salto nel vuoto.
Il film è una commedia di personaggi e tra tutti un posto particolare lo merita un perfetto brigadiere scansafatiche come Rocco Papaleo, chiamato a indagare su una brutta storia di fucilate contro Tewill, un extracomunitario che Ruggero ha preso di mira. Il brigadiere soffre il caldo e guarda con interesse tutte le donne dell’isola, vorrebbe solo che i turisti non gli procurassero guai.
Da citare alcune battute di Ivan che segnano il dibattito politico contemporaneo. “Siete elitari”, dice il ragazzino. “Non ha più senso parlare di destra e di sinistra”, rincara. “State lasciando alla destra il terreno delle libertà”, conclude quando Sandro vorrebbe che smettesse di farsi le canne. E poi è notevole il dialogo tra Ruggero e Sandro, le due anime contro di tutto il film. Forse un po’ scolastico e intriso di luoghi comuni, ma è vero che certe persone ragionano così quando si trovano a discutere. Ed è difficile far parlare di qualcosa un qualunquista e un intellettuale. Sono due mondi troppo distanti.
Sandro apostrofa Ruggero come “un violento, fascista, cacciatore di gabbiani e di extracomunitari”. Ruggero vorrebbe solo mettersi d’accordo, Sandro gli dà del mafioso e dice: “Questo è quello che state facendo voi a questo paese, voi che guardate solo la televisione”. Ruggero ribatte: “Voi intellettuali non ce state a capì più gnente…”. Sandro è il comunista puro e integerrimo, l’idealista romantico e sognatore. Ruggero è il praticone zotico, l’ultima cosa che può aver letto è davvero il libretto di istruzioni del suo cellulare.
Una parte davvero suggestiva è la caduta delle stelle per San Lorenzo dove ognuno dei personaggi sogna quello che non ha e che vorrebbe dalla sua vita. Nessuno è contento della sua sorte. Roberto desidera una famiglia normale e una donna sola, Irene un futuro da velina, il brigadiere vuole una donna, l’extracomunitario la casa e così via. Conclude Sandro che “troppi desideri è come non averne nessuno”.
Il personaggio di Marcello, interpretato da un ottimo Piero Natoli, fa tenerezza, è un povero ignorante che confonde Bertrand Russell con Renato Rascel ma è pure un uomo dall’animo puro e buono. Lui è legato mani e piedi al cognato, gli deve cinquanta milioni, la causa delle sue disgrazie è l’aver sposato Marisa che l’ha imbarcato nell’avventura di aprire una profumeria. Marcello avrebbe voluto fare il cantante e suonare la batteria.
Il film termina con la fine delle vacanze d’agosto. Il senegalese viene spedito nella sua terra con il foglio di via, Marcello e Marisa fanno rientro a casa, gli intellettuali pure. Sabrina minaccia il suicidio e fa spaventare Ruggero al punto di farlo sembrare più umano in un lieto fine che lo riscatta agli occhi dello spettatore. “Stronzo, io ti amo”, grida Sabrina verso il traghetto che si porta via Ivan, il suo amore per un giorno. Le ferie d’agosto sono finite.
Ferie d’agosto è pure un film sul fallimento dei maschi. Se ci fate caso non c’è un personaggio maschile del tutto positivo. Gli uomini di Virzì sono malati di infantilismo e non sanno prendersi le loro responsabilità di padri e di mariti. Sono tutti personaggi pronti a sfidarsi come tanti galletti che sparano giudizi ma di fatto sono incapaci di essere uomini veri. Le donne al tempo stesso non ci fanno una figura migliore. Sono femmine sconfitte che non riescono a essere madri e si lasciano trascinare da una vita che non comprendono. Forse l’unico personaggio positivo è Sandro, il solo che sa fare il padre e che si occupa di Martina come mai nessuno ha fatto. E il lieto fine assicura che il figlio di Cecilia e Sandro sarà fortunato perché crescerà in una vera famiglia. Sandro è un frustrato per vocazione ma ha il merito di saper fare il padre. Ruggero è un padre di famiglia vecchio stampo, di quelli che non dialogano con il figlio se non per rimproverarlo e che si tengono stretti la figlia nel momento in cui sentono che potrebbero perderla per sempre.
Da notare che la sigla finale di Ferie d’agosto è cantata da Rocco Papaleo ed è la napoletana “Chelle ca vulesse” scritta dallo stesso Papaleo in coppia con il compositore Di Lena. Il film è un contenitore musicale interessante e – al di là di una colonna sonora ben realizzata – fanno capolino motivetti alla moda come: “Tarzan boy” (Bassi – Huckett), “Tu sei l’unica donna per me” (Sorrenti – Kipnerr), “Centro di gravità permanente” (Battiato – Pio), Mueve el cuerpo” (Borillo – Franchetti – Ponte). “Un’estate al mare” (Battiato – Pio), Matilda (Span), “Maké Mana” (Barolero – Riomino).
Ferie d’agosto è un film-romanzo, una commedia dolce e amara da vedere e da rivedere. Per capire chi siamo, quello che siamo diventati e per riflettere sui nostri difetti con il sorriso sulle labbra.
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Regia di: Paolo Virzì. Aiuto regista: Gianluca Greco. Soggetto: Palo Virzì. Sceneggiatura: Francesco Bruni e Paolo Virzì. Fotografia: Paolo Carnera. Montaggio: Cecilia Zanuso. Casting: Fabiola Banzi e Beatrice Kruger. Costumi: Claudio Cordaro. Scenografia: Sonia Peng. Suono in presa diretta: Mario Iaquone. Musica: Battista Lena. Organizzazione: Mario D’Alessio. Produzione: Mario e Rita Cecchi Gori. Interpreti: Silvio Orlando (Sandro Molino), Sabrina Ferilli (Marisa), Ennio Fantastichini (Ruggero Mazzalupi), Laura Morante (Cecilia Sarcoli), Antonella Ponziani (Francesca), Piero Natoli (Marcello), Paola Tiziana Cruciani (Luciana Mazzalupi), Gigio Alberti (Roberto), Silvio Vannucci (Mauro Santucci), Rocco Papaleo (Brigadiere), Raffaella Lebborani (Betta), Claudia Della Seta (Graziella), Agnese Claisse (Martina), Vanessa Martini (Sabrina Mazzalupi), Emiliano Bianchi (Ivan), Evelina Gori (Signora Gina), Daniele Barchesi (Fabio), Davide Clementi (Massimo), Teresa Saponangelo (Irene Vitiello), Mario Scarpetta (Rosario Vitiello) e Oumar Ba (Tewill).
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]