Il comune senso del pudore (Film, 1976)

Alberto Sordi scrive e sceneggia insieme al fido Rodolfo Sonego uno dei suoi migliori film da regista per stigmatizzare il cambiamento del comune senso del pudore. L’Italia cattolica e bacchettona sta segnando il passo, editoria e cinema sono sempre più caratterizzate da contenuti erotici: il cittadino medio – rappresentato da Sordi – non accetta senza imbarazzo la nuova libertà sessuale.

Il primo episodio è il più riuscito, anche perché è interpretato da un Sordi in gran forma che esprime con la sola forza dello sguardo la filosofia dell’italiano medio. Il regista recupera i personaggi che aveva ideato per l’episodio La camera del film collettivo Le coppie (1970): l’operaio Giacinto Colonna e la moglie Erminia, che nella vecchia pellicola celebravano il decimo anniversario di nozze in un albergo di lusso della Costa Smeralda. Nel nuovo film, Giacinto (Sordi) festeggia le nozze d’argento e acconsente ad andare al cinema con la moglie (De Lorenzo), ma trova solo pellicole non adatte al gusto di uno spettatore medio. Si va dall’horror truculento de Il marchese a un esplicito O ti spogli o ti denuncio, passando per Sai che cosa faceva Stalin alle donne?, per finire con Il romanzo di una novizia, che non è una storia romantica ma un feuilleton spinto, un tonaca movie intriso di erotismo. La coppia esce scandalizzata dal cinema di periferia, frequentato da guardoni e da giovanotti in compagnia di ragazze. Il cinema non è più un divertimento per una coppia di mezza età, ormai la pornografia dilaga, sembra dire il moralista Sordi.

Il secondo episodio racconta la storia di un intellettuale di provincia (Ponzoni) che diventa direttore di una rivista pornografica, ma finisce in galera convinto di lottare per il progresso. Il terzo episodio vede un pretore moralista (Colizzi) che combatte le pubblicazioni per adulti e una moglie (Cardinale) attratta dalle riviste pornografiche. Il quarto episodio racconta le vicissitudini di un’attrice (Lassander) che viene convinta a interpretare scene scabrose per portare a termine un film. Alcuni esperti di cinema come Gegoretti, Callari, Doletti e Cicogna fanno in modo che si spogli senza troppi problemi.

Rassegna critica. Paolo Mereghetti (una stella e mezzo): “Sordi si misura in quattro episodi comico – grotteschi sul ruolo del sesso nella società consumista. Si ride anche di gusto ma gli intenti critici dichiarati sono ampiamente disattesi dalla superficialità con cui vengono affrontati”. Pino Farinotti concede tre stelle e ritiene che il discorso sul tema pornografia sia centrato a dovere. Morando Morandini (due stelle la critica – tre stelle il pubblico): “Questo settimo film da regista di Alberto Sordi si basa sulla tanto discussa dizione degli articoli 828 e 829 del Codice Penale italiano sulle offese al pudore e sul concetto di osceno. Divertente l’ultimo episodio, grazie alla bravura di Noiret, azzeccata la storia del magistrato”. La nostra opinione è che sia un film da due stelle, perché si ride, ma la commedia scade in farsa, inoltre Sordi regista è del tutto privo di profondità. Il suo sguardo sul mondo è da italiano medio, la sua morale da uomo comune, la sua filosofia da bar Sport. Un grande attore non sempre è un regista imprescindibile.

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Regia: Alberto Sordi. Soggetto e Sceneggiatura: Rodolfo Sonego, Alberto Sordi. Produttore: Fausto Saraceni. Fotografia: Luigi Kuveiller, Giseppe Ruzzolini. Montaggio: Tatiana Casini Morigi. Musiche: Piero Piccioni. Scenografia: Francesco Bronzi, Piero Poletto, Luciano Puccini. Costumi: Bruna Parmesan. Interpreti: Alberto Sordi, Cochi Ponzoni, Florinda Bolkan, Claudia Cardinale, Philippe Noiret, Rossana Di Lorenzo, Silvia Dionisio, Giò Stajano, Renzo Marignano, Giacomo Furia, Dagmar Lassander, Pino Colizzi, Ugo Gregoretti, Giulio Cesare Castello, Marina Cicogna, Gisella Hahn, Horst Weinert, Manfred Freyberger, David Warberck, Franca Scagnetti, Jimmy il Fenomeno, Enrico Marciani, Macha Magall.

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 [NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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