Tassi d’interesse BCE, decisione a maggioranza

Con un provvedimento a sorpresa la Banca Centrale europea, il 7 novembre scorso, ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base, portando il principale tasso di riferimento del costo del denaro allo 0,25 per cento. Con una crescita più debole del previsto e un’inflazione allo 0,7 per cento, lontana dal target BCE del 2 per cento, è stato necessario implementare un classico intervento di politica monetaria. Una decisione volta ad arginare il rischio deflazione. Anche il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale scende allo 0,75 per cento, mentre il tasso sui depositi rimane allo 0 per cento. Non è escluso, nei prossimi mesi, un nuovo intervento da parte della BCE, nel caso questa decisione non dovesse sortire gli effetti sperati.

Come ha riferito lo stesso Mario Draghi, la decisione sul taglio “è stata presa da una maggioranza significativa”, con differenze di visione sui tempi, in quanto alcuni membri del Consiglio direttivo avrebbero voluto avere maggiori conferme sul calo dell’inflazione, ed intervenire più avanti. I fondamentali macroeconomici evidenziano una crescita moderata nella seconda parte del 2013, ed è necessario  “uno sforzo per aumentare la competitività, i governi devono attuare le necessarie riforme strutturali, per non vanificare gli sforzi attuati per ridurre i disavanzi”. Draghi si è anche augurato che la “composizione del risanamento” possa essere indirizzata in modo da essere favorevole alla crescita, “minimizzando gli effetti distorsivi dovuti alla tassazione”. Il Presidente della BCE ha inoltre confermato le operazioni di rifinanziamento fino al giugno 2015. “I tassi di riferimento resteranno a questo livello o più bassi per un lungo tempo”, continua Draghi. La BCE conferma quindi “forward guidance” del luglio scorso. Una ripresa troppo modesta, con un miglioramento della domanda interna sostenuta dalla politica monetaria e un rafforzamento delle esportazioni, unita alla trasmissione all’economia reale dei miglioramenti dei mercati finanziari, sono in estrema sintesi le indicazioni del Presidente Draghi.

Il periodo di bassa inflazione, verso il quale si incammina l’eurozona, unito ad tasso elevato di disoccupazione, non sembra essere però un pensiero condiviso da tutti. Il giorno dopo la decisione, molti commentatori, soprattutto di paesi del nord Europa, hanno sollevato polemiche arrivando a dire che il taglio dei tassi era un vero esproprio a danno dei risparmiatori. E se Jens Weidmann, Governatore della Bundesbank, aveva prima dichiarato che non era del tutto giustificata una riduzione dei tassi, ha poi rivisto la sua posizione, affermando che la BCE “valuta le misure da prendere sulla base delle condizioni di tutta l’eurozona e non dei singoli Paesi”. Le differenze di visione e di strategia non fanno certo del bene alle decisioni urgenti da prendere per fermare la crisi.

L’incubo deflazione non sembra quindi essere condiviso, e nemmeno un potenziale rischio bolla che potrebbe presto affacciarsi sui mercati. Una cosa certa è il tasso di disoccupazione: più del 12 per cento della popolazione attiva è inaccettabile. Non si può certo aspettare che diminuisca da solo, forse verso la fine del 2015.

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