Non c’è più niente da fare (Film, 2008)
Non c’è più niente da fare di Emanuele Barresi è una godibile commedia in vernacolo livornese – ma perfettamente comprensibile al resto della popolazione italiana – che come tutte le cose belle del nostro cinema risultano quasi invisibili. Abbiamo visto questo film sul mondo del teatro, sull’ambiente delle compagnie dilettantistiche – di per sé teatrale e girato per lo più in interni – grazie al cinema estivo piombinese. Bella scelta, non c’è che dire, controtendenza e non alla moda, forse dovuta al fatto che il cinema sotto le stelle della mia città viene gestito da una compagnia teatrale di (bravissimi) non professionisti.
Il film doveva intitolarsi I dilettanti e in seconda battuta La compagnia, ma la distribuzione ha optato per il titolo di una canzone di successo che segna un punto importante della pellicola e viene usata per i titoli di coda. I Perseveranti sono una compagnia dilettantistica di Livorno diretta da un disoccupato e composta da una commessa, un avvocato, due pensionati, uno studente, una proprietaria di una tintoria e un falegname, che alla sera danno via libera alle loro passioni. Mentre stanno provando la messa in scena de La cavalleria rusticana di Pietro Mascagni (gloria livornese), il proprietario del teatro vende i locali a una banca e vorrebbe sfrattarli. Il regista per protesta si lega ai cancelli del teatro e insieme ai colleghi occupa il palcoscenico fino al giorno della rappresentazione, ottenendo la solidarietà di cittadini, televisione e stampa. Non diciamo altro, perché molti sono i colpi di scena di un lavoro che gode di buoni tempi comici e di gag indovinate, da commedia all’italiana vecchio stile. La vita quotidiana e i problemi degli attori dilettanti si confondono alla narrazione che ha per tema la rappresentazione e diventano un blocco omogeneo capace di appassionare lo spettatore.
Attori molto bravi e ben guidati, soprattutto Rocco Papaleo e Raffaele Pisu – consumati interpreti di teatro – ma non sono da meno la Rohrwacher (prima della scoperta di Pupi Avati ne Il papà di Giovanna) e Ruffini (contenuto da Barresi nei suoi eccessi). Valeria Valeri e Lucia Poli sono due ottime presenze femminili, mentre Carlo Monni e Cristiano Militello si limitano a fugaci apparizioni. Fotografia sporca di una Livorno notturna e gelida, macchina da presa che si muove come in un film degli anni Settanta, ma la cosa non ci dispiace per niente e si amalgama bene ad alcuni spezzoni di cinema del passato sottotitolati con battute nuove di zecca.
Il regista è un attore, grande competente di teatro, che mette al servizio del prodotto cinematografico tutta la sua passione e conoscenza del palcoscenico. Opera prima incoraggiante che fa ben sperare per il futuro e per nuove incursioni nel cinema di qualità che non devono mancare.
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Regia: Emanuele Barresi. Soggetto e Sceneggiatura. Emanuele Barresi, Francesco Bruni. Fotografia: Massimo Lupi. Casa di Produzione: Teatro Luce. Distribuzione: Eagle Pictures. Durata: 94’. Genere: Commedia. Interpreti: Fabrizio Brandi (Daniele), Andrea Buscemi (Baciocchi), Isabella Cecchi (Marta), Cristina Cirilli (Chiara), Stefano Filippi (Enrico), Simone Fulciniti (operaio), Paolo Migone (scaricatore), Cristiano Militello (ufficiale giudiziario), Carlo Monni (papà di Ivan), Raffaele Pisu (Otello), Lucia Poli (mamma Lucia), Alba Rohrwacher (Letizia), Paolo Ruffini (Ivan), Rocco Papaleo (Avv. Lupi), Valeria Valeri (Aldina).
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]