La Santa Sede per i diritti umani in Venezuela
Dopo i numerosi appelli di Papa Francesco perché a fronte della situazione del Venezuela e dell’aggravarsi di scontri con l’aumento del numero di morti, feriti e detenuti ci siano “soluzioni negoziate” e “negoziati seri” e i numerosi appelli del Pontefice affinché “siano evitate ulteriori forme di violenza”, rispettati i diritti umani e cercate soluzioni negoziate che ristabiliscano la pace in Venezuela per la soluzione della grave crisi umanitaria, sociale, politica ed economica che sta stremando la popolazione e non sono neanche mancate le invocazione alla Madonna affinché porti “pace, riconciliazione e democrazia nel caro Paese”, arriva, con Nota ufficiale della Santa Sede, l’invito “solenne” a tutti gli “…attori politici ed in particolare al governo, che venga assicurato il pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, nonché della vigente Costituzione; si evitino o si sospendano le iniziative in corso come la nuova Costituente che, anziché favorire la riconciliazione e la pace, fomentano un clima di tensione e di scontro e ipotecano il futuro – si legge nel Comunicato – …si creino le condizioni per una soluzione negoziata in linea con le indicazioni espresse nella Lettera della Segreteria di Stato del 1 dicembre 2016, tenendo presenti le gravi sofferenze del popolo per le difficoltà a procurarsi cibo e medicine, per la mancanza di sicurezza”.
Quella della Santa Sede è una “preoccupazione per la radicalizzazione e l’aggravamento della crisi nella Repubblica Bolivariana del Venezuela, con l’aumento dei morti, dei feriti e dei detenuti”. Papa Francesco direttamente e tramite la Segreteria di Stato ci tiene a far sentire la sua presenza e a far sapere che segue da vicino la situazione e i suoi risvolti umanitari, sociali, politici ed economici, ma, anche, spirituali e “…assicura la sua costante preghiera per il Paese e per tutti i venezuelani, mentre invita i fedeli di tutto il mondo a pregare intensamente per questa intenzione”. E Monsignor Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU, in una Dichiarazione rivolta all’Assemblea generale dell’ONU continua a tornare sull’esigenza urgente di un “negoziato serio e sincero tra le parti”.
Ma, a fronte di tutto ciò, ben 57 Paesi all’ultimo Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU hanno firmato una Dichiarazione di “appoggio al Venezuela bolivariano e il rifiuto di qualunque forma di intervento straniero nei suoi affari interni” come l’ha definita lo stesso Governo di Caracas. La Dichiarazione, pur non citando mai esplicitamente l’Assemblea Nazionale Costituente, ammette che la soluzione potrebbe venire unicamente dal dialogo tra le parti, mostrandosi consapevole dell’esigenza di “non interferire direttamente con quanto sta accadendo in Venezuela”, ovvero a favore dell’opposizione, visto il modo in cui molti firmatari stanno intervenendo a favore del Governo: Cina, che sta acquistando a “man bassa” i bond dello Stato venezuelano e della società petrolifera di Stato “Pdvsa” all’indomani del crollo subito; Russia che ha anticipato a Maduro un miliardo di dollari; Cuba che non si fa remore a fornire militari e apparati di sicurezza per “inquadrare la repressione”.
E’ anche vero, d’altra parte, che ci sono passi in cui si legge dell’appoggio al “Governo costituzionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela nel suo impegno per preservare la pace e mantenere la democrazia nel Paese e nella “sua determinazione di garantire la piena osservanza dei diritti umani e delle libertà fondamentali del Venezuela”.
Ma la realtà della cose, come tutti sappiamo e vediamo non è questa. Le cifre parlano, tra il primo aprile e il cinque agosto di oltre 157 morti e di 5.092 arresti senza contare che il Consiglio elettorale di Caracas ha vietato l’iscrizione di candidati dell’opposizione alle elezioni di 7 dei 23 Stati.
Così come si legge, sempre nella Dichiarazione, del compiacimento dei 57 Paesi, per gli sforzi fatti da Maduro per favorire il dialogo politico, mentre l’Alto Commissario ONU per i Diritti umani parla, invece, di “uso eccessivo della forza contro i manifestanti” e di “…rottura dello Stato di diritto” oltre che di “…violazione dei diritti umani” per “responsabilità dei più alti livelli del Governo”.
Ma ancora non basta. I 57 Paesi firmatari proseguono nel “celebrare gli encomiabili sforzi di mediazione” fatti dall’Unasur, da Zapatero e dalla Santa Sede”. Da parte opposta l’ex Segretario Unasur, Ernesto Samper, dichiara che la Costituente “…è stata un salto nel vuoto” e la Santa Sede scongiura di annullarla. La Dichiarazione è a dir poco ambigua e dà modo al Governo di Maduro di usarla in contrapposizione ai restanti 40 Paesi che hanno dichiarato la Costituente illegittima.
L’unica cosa certa è la condanna della Santa Sede per questo stato di cose e la dimostrazione è l’appello con cui si conclude la Nota ufficiale e che rivolge “…all’intera Società affinché venga scongiurata ogni ulteriore forma di violenza, invitando, in particolare, le Forze di sicurezza ad astenersi dall’uso eccessivo e sproporzionato della forza”.
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