Paesi emergenti
«Ho recentemente avuto il piacere di assistere ad un interessante dibattito su Expo 2015 e sul suo tema, l’alimentazione. Un parterre di donne molto qualificate ha sintetizzato – il tempo a disposizione era molto stretto – come il tema sia fortemente connotabile al femminile, dato che in tutte le latitudini il focolare inteso come cibo, cucina e cura dell’alimentazione è dominio femminile.
In sequenza hanno parlato la Ministra degli Esteri del Ghana, una bella signora molto capace, varie altre persone importanti e, prima della conclusione affidata alla nostra Emma Bonino, ha fatto il suo discorso la moglie del Presidente del Mozambico.
La signora Maria Da Luz, molto elegante in un abito da sera lungo, anche se erano le 12, non ha mai fatto un minimo cenno di sorriso. Ha detto cose istituzionali, ha parlato di tante cose e di come si sta evolvendo la situazione nel suo Paese in un periodo che vede una recrudescenza della criminalità, un posto dove ti consigliano di non girare la notte e di non indossare oggetti preziosi o vistosi.
Si sa che Il Mozambico è inserito nella lista dei Paesi i cui vettori aerei non possono volare nell’UE, che in una parte del Paese ci sono ancora mine da bonificare; insomma non è proprio un posto tranquillo. L’economia nazionale è debole ma le prospettive di crescita per i prossimi anni parlano di una forte espansione grazie all’avvio dell’export di grandi quantità di carbone e, soprattutto, grazie alla recente scoperta di immensi giacimenti di gas naturale al largo delle coste mozambicane. Il boom della produzione carbonifera, i flussi di investimenti esteri ed i notevoli progressi nei settori telecomunicazioni e trasporti hanno permesso al PIL del paese di mettere a segno un incremento del 7,2% nel 2011 e si prevedono tassi leggermente superiori per il 2012 e 2013.
Detto questo, quando la First Lady ha finito il suo bel discorso, è tornata al suo posto; e allora rapida come una pantera della Savana, una giovane vestita di blu l’ha aiutata a mettersi seduta, come un maitre di un grande restaurant! Poi, conclusi i lavori, mi sono trovata all’uscita insieme alla sua delegazione. Un piccoletto in camicia urlava in portoghese a un autista di venire subito perché Madame era in uscita. Il gruppo, almeno 25 persone, come uno sciame impazzito si è diviso nei vari Van con vetri oscurati e, una volta appoggiato nella Mercedes il suo regale sedere, il mezzo è partito sgommando!
Allora mi è venuto in mente qualcosa che tempo fa mi aveva raccontato un caro amico, Console Svedese; lui sosteneva che la grandezza e la lunghezza delle macchine degli Ambasciatori africani, era proporzionale alla miseria del Paese rappresentato: più erano miserabili più la macchina era grande. E loro, gli Scandinavi, venivano presi in giro perché andavano ai meeting in bicicletta.»
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