I droni assaltano i cieli dell’Africa

In Africa, causa mancanza di infrastrutture, diverse iniziative prendono corpo per rendere l’uso del drone una buona soluzione alternativa nel campo dei trasporti.

Nel Maggio del 2016, il Ruanda presentava la sua prima base di droni utilizzata per recapitare lotti di sangue nelle 21 cliniche situate nella parte occidentale del Paese. Questa base si trova a Muhanga, a 50 chilometri dalla capitale ruandese Kigali. Ricordiamo che l’Africa è il continente con il tasso di mortalità per emorragia post-partum più alto al mondo. L’accesso alle trasfusioni di sangue è di vitale importanza, soprattutto per le donne. Una quindicina di droni permettono oggi di fornire trasfusioni di sangue nell’arco di 15/30 minuti. Ma perché fermarsi alle sacche di sangue? Da qualche anno, l’industria del drone è in grande crescita. Uno sviluppo esponenziale stimato, solo per il 2017, del 34%. Mentre i computer, qualche decina di anni fa, pesavano centinaia di chili e costavano centinaia di migliaia di euro, oggi, stanno nel palmo di una mano e sono accessibili a tutti.

La tecnologia permetterà ai droni di andare sempre più veloci, trasportando carichi sempre più pesanti, a basso costo. Almeno questa è la convinzione di Jonathan Ledgard, ex responsabile del progetto Afrotech all’Ecole Polytechnique di Losanna, e fondatore della start-up Red Line. “I cinesi si stanno impegnando molto con il primo acceleratore di droni-cargo, per costruire su larga scala. Perché il traffico di droni sarà un giorno più importante dell’attuale traffico aereo”, affermano sui quotidiano di economia svizzero L’Agefi”, che ha dedicato un intero dossier ai “Droni per l’Africa”. Oltre al primo “dronoporto”, creato nel distretto di Muhanga, due altri aeroporti per droni verranno costruiti nel sud del Ruanda entro il 2020.

In parole povere, questi robot volanti non serviranno solo a trasportare sacche di sangue, ma anche medicinali, prodotti sanitari, kit di montaggio, documenti. L’Africa, che nel 2050 conterà più di due miliardi di abitanti, è molto penalizzata per la mancanza di infrastrutture, strade, ponti. Il continente ha molti più interessi  dell’Europa o degli Stati Uniti a sviluppare questo nuovo mezzo di trasporto. Si tratta di saltare delle tappe. Nelle regioni isolate, invece di aprire nuove strade, progetto molto oneroso, si è passati direttamente alla telefonia mobile. Nello stesso modo, nei piccoli villaggi, mal collegati tra loro, piuttosto che aspettare tempi biblici per il finanziamento di strade praticabili in tutte le stagioni, si preferisce costruire aeroporti per doni. E immaginare apparecchi che coprano centinaia di chilometri a 180all’ora e potranno trasportare 10, poi 20, e perché no, 50 chili di materiale. Ciò comporta progettare apparecchi sicuramente più onerosi, ma molto robusti, resistenti alle piogge, alla polvere, agli urti. Si dovranno poi formare delle squadre specializzate in logistica per far si che i droni ripartano il meno possibile vuoti.

L’obiettivo della Red Line è ovviamente quello di estendere rapidamente questa iniziativa verso altri Paesi africani, dall’Etiopia all’Angola. In una rivista specializzata, Jonathan Ledgard ricorda che “in un niente, il prodotto più venduto sul continente non era più il kalashnikov, ma il cellulare”. Morale della favola? E’ assolutamente possibile mettere le tecnologie di punta a disposizione delle popolazioni più povere. Un sogno che potrebbe diventare realtà.

©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione

Condividi
precedente

Italia delle Regioni

successivo

UE, nuova Capital Markets Union

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *