Morti bianche, Italia tra i peggiori in Europa
Si è appena concluso a Singapore il XXI Congresso Mondiale “Salute e Sicurezza sul lavoro 2017”. Essenzialmente, quello che è emerso dal Congresso è stato che al primo posto per scongiurare il fenomeno degli incidenti sul lavoro deve esserci un reale ed efficace radicamento della cultura della prevenzione e della percezione dei rischi: “… tutti gli infortuni e le malattie causati dal lavoro sono prevenibili” questo è quanto ci tiene a sottolineare Guy Ryder, Direttore Generale dell’ILO, quindi la “…strada da percorrere è la ricerca di soluzioni efficaci” e non solo quella dell’identificazione delle responsabilità. Il Congresso è stato anche lo scenario per il lancio di “Vision Zero”, prima Campagna di Comunicazione “globale” rivolta al mondo delle aziende mondiale, con l’obiettivo di migliorare la sicurezza, la salute e il benessere nei luoghi di lavoro, ridurre drasticamente gli infortuni e le malattie professionali “investendo in forza lavoro sana e motivata”. La Campagna vede la sinergia con l’ILO di partner importanti come possono essere l’OMS, il Ministero per le Risorse Umane di Singapore, il Dipartimento del Lavoro Statunitense (Ufficio Affari Internazionali del Lavoro) aziende di primo piano come Siemens e a cui aderisce anche INAIL con il ruolo di coordinatore scientifico.
Infatti, tanto più oggi che tanto parliamo di “scenari globali” e “Industria 4.0” dinanzi a un fenomeno così grave e dalle cause così diverse e spesso in relazione o dipendenti le une alle altre occorre, per eliminarlo, “fare rete con partner scientifici di altissimo livello, che ci permettano di affrontare questo genere di tematiche nel modo più adeguato”. “…sono numerosi gli episodi di infortuni e morti sui luoghi di lavoro per questo è necessario mettere in campo tutte le risorse possibili, senza tralasciare le regole basilari della prevenzione. Ben vengano le nuove tecnologie come strumento che tutti gli attori della prevenzione devono utilizzare per azzerare ogni fattore di rischio e far sì che gli infortuni e le morti sui luoghi di lavoro appartengano per sempre al passato”.
Le Statistiche, l’elaborazione Dati, gli Open Data, come ci ricorda sempre l’ILO, possono fornire numerosi vantaggi alla Prevenzione del fenomeno infortunistico e dell’evento morte. Ma non soltanto. Nella quarta Rivoluzione industriale la qualità, la trasparenza dei dati, la ricerca sui “Big Data per lo sviluppo delle conoscenze innovative sulla mobilità dei lavoratori e per la prevenzione degli infortuni in itinere”, la pianificazione e l’attuazione della prevenzione fin dalla “progettazione dei processi” sono fattori imprescindibili per la realizzazione di una Strategia di successo che sradichi il fenomeno infortunistico o mortale.
Non basta a quanto pare il “Quadro Strategico in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2014-2020” (COM 2014 – 332 final “Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo relativa al quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza 2014-2020”- Bruxelles 6/6/2014) della Commissione Europea creato per proteggere gli oltre 217 milioni di lavoratori della UE dagli incidenti sul lavoro e malattie professionali e che individua quelle che sono le sfide e gli obiettivi principali per la salute e la sicurezza sul lavoro, oltre che gli strumenti per affrontarle e non basta che l’Unione intenda continuare a rappresentare e a configurarsi come colei che “guida” il percorso di ricerca e promozione di standard elevati in tema di “condizioni di lavoro” sia tra i Paesi UE che a livello internazionale (e, ricordiamo, in linea con la Strategia Europa 2020) se il Presidente della Repubblica, Mattarella sente il bisogno di tornare ancora e ancora sull’argomento: “…il nostro Paese non può rassegnarsi a subire morti sul lavoro. E’ indispensabile che le norme sulla sicurezza nel lavoro vengano rispettate con scrupolo e i controlli devono essere attenti e rigorosi” queste le sue ultime parole all’indomani dei recenti incidenti sul lavoro di cui le cronache hanno riferito e se, stando ai dati emersi nel Congresso organizzato dall’ILO, 2,78 milioni di lavoratori continuano a morire ogni anno a causa di infortuni e malattie collegate al lavoro.
“L’impatto economico globale del mancato investimento necessario in tema di sicurezza e salute nel lavoro è pressoché uguale al PIL totale dei 130 Paesi più poveri del mondo” dichiara Guy Ryder, che prosegue “…le nuove stime globali sulle malattie e lesioni sul lavoro rappresentano il 3,94% del PIL mondiale annuo o 2,99 trilioni di dollari USA (cifre che sono state sviluppate dalla Finlandia, Singapore, Unione Europea, e Commissione Internazionale per la Salute Professionale con il sostegno dell’ILO).
Per i dati Eurostat: “…nella UE peggio di noi solo la Francia”. Stando ai Dati INAIL nei primi sette mesi del 2017 si sono avute 380 mila denunce d’infortunio, con un + 1,3% in un anno e si è registrato un aumento anche per i casi mortali. “All’aumento percentuale hanno contribuito la gestione industria e servizi (+2,1%) e la gestione Conto Stato dipendenti (+3,6%), mentre Agricoltura e Conto Stato studenti delle scuole pubbliche statali hanno fatto segnare un calo pari, rispettivamente al 5,0% e all’1,9%. A livello territoriale, invece, le denunce d’infortunio sono aumentate al Nord (oltre 5.800 casi in più) e al Centro (+245), al Sud e nelle Isole si è registrata una diminuzione rispettivamente con un -985 nel primo e un -337 nella seconda zona geografica”.
Le denunce d’infortunio mortale presentate all’INAIL nei primi sette mesi del 2017 sono state 591,29 in più rispetto ai 562 decessi dell’analogo periodo del 2016 (+5,2%) ed è stato soprattutto negli uomini tra i quali si è registrato l’incremento percentuale per cui i casi di incidenti mortali sono saliti da 506 a 531 (+4,9%), mentre in quella femminile l’incremento è stato da 56 a 60 casi di morti (+7,1%). Queste le cifre.
E’ soltanto se tutti i soggetti coinvolti nelle forme di tutela e prevenzione sapranno rafforzare e costruire sinergie ed alleanze, mettendo a disposizione gli uni degli altri le informazioni e i dati di cui dispongono, evitando la diffusione di dati e analisi disomogenee e sovrapposizioni di ruoli e funzioni, ponendo, contemporaneamente, le basi per una reale cooperazione che si potrà trovare un’effettiva ed efficace soluzione al fenomeno delle morti e degli infortuni sui luoghi di lavoro, costruendo insieme una piattaforma per lo sviluppo e lo scambio di conoscenze, “idee strategiche” e pratiche che possano essere immediatamente utilizzate. Questo è quanto emerge dal Congresso di Singapore, questo è quello che emerge dal dibattito politico istituzionale italiano ed internazionale e che i soggetti coinvolti chiedono, questo è quello che il mondo scientifico constata e su cui si confronta.
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