USA, via in 400 dall’Agenzia Ambiente
Il personale dell’Agenzia per la Protezione Ambientale (Epa) degli Usa se ne va: quattrocento dipendenti hanno da poco deciso di lasciare l’istituzione approfittando di incentivi e prepensionamenti. Ma si tratterebbe solo dell’inizio.
L’emorragia dell’Epa è dovuta all’annunciato taglio di fondi e personale da parte dell’amministrazione Trump, che è attuazione del clamoroso rifiuto del presidente di aderire all’accordo di Parigi sul Clima. Neanche gli uragani sul territorio degli States, neanche l’anticipazione dell’apocalisse ambientale e la prefigurazione dell’Armageddon, così rilevante nell’immaginario degli Americani, hanno modificato la traiettoria di Trump. E nulla hanno potuto, a quanto pare, le raccomandazioni del think tank Military Advisory Board (CNA), che aveva segnalato alla Casa Bianca che gli Stati Uniti sono indietro ad altri Paesi nello sviluppo di tecnologie energetiche avanzate, e che questo mette a rischio la sicurezza nazionale ed il ruolo del Paese a livello globale.
L’Amministrazione è andata avanti coi tagli all’Agenzia, e chi di scienza capisce qualcosa, ed ha capacità e voglia di lavorare, abbandona la mission carbonifera dell’Amministrazione. Per dove? Non tutti, forse pochi, per il divano di casa. Lo hanno capito centri ricerca e imprese ambientali di tutto il mondo, a caccia di cervelli dopo le mosse anti-ambientali del Presidente degli Stati Uniti. E lo ha capito un capo di Stato, Macron, che immediatamente dopo il ‘no’ a Parigi di Trump ha aperto le porte a ricercatori e imprenditori ‘ambientali’ degli Usa.
La posta in gioco è alta, come aveva spiegato il Commissario Ue per l’Energia, Miguel Arias Canete, che un’ora dopo la dichiarazione di Trump aveva detto: “Questo è un triste giorno: ma l’annuncio di oggi ci ha galvanizzati piuttosto che indebolirci, e questo vuoto sarà riempito da una nuova, ampia, impegnata leadership”. Subito dopo, Macron. Capito il ruolo strategico della ricerca e dell’economia ambientale – e pronto a rilevare la leadership mondiale degli Usa e a intercettare i cervelli americani in fuga verso la Cina – appena dopo le parole di Trump il presidente francese aveva dichiarato alle telecamere, in inglese, “ingegneri, scienziati americani che lavorate sul clima, vi lancio un appello: venite a lavorare in Francia, con noi”. E aveva aperto un portale dedicato, Make our planet great again, una piattaforma web ‘pratica e concreta’ che la Francia ha offerto a chiunque, ricercatori, aziende o organizzazioni, intenda offrire un contributo all’applicazione degli accordi sul clima di Parigi.
Il fatto è che quella per la difesa del Clima è divenuta una ‘mission mondiale’, che l’Ambiente è arrivato ad essere un tema geopolitico fondamentale, e che le mosse azzardate di Trump hanno offerto ad un’Europa molto attrezzata su questo fronte un’occasione imperdibile di leadership internazionale. Se la ‘vision’ di Trump sul mondo è rimasta quella dei cannoni, una visione che il presidente degli Usa condivide con quello della Corea del Nord e con qualche altro soggetto in giro per il mondo, questo non sembra coinvolgere, anzi allontana, persone, imprese, stati da un’idea di ordine mondiale fondato sulle armi e sul petrolio.
I ricercatori dell’Epa se ne vanno, ma se ne vanno anche città e states degli Usa, verso governi e imprese impegnati in una missione per l’Ambiente che è diventata una crociata per la Vita ed il Futuro dell’intero Pianeta. Trump non si rende conto che la Seconda Guerra Mondiale e anche quelle del Golfo furono vinte grazie alla ‘narrazione’ di lotta del Bene contro il Male – della quale l’immaginario collettivo dell’America ha da sempre bisogno per agire, e che oggi una eventuale risposta ‘tecnica’ dell’immensa potenza militare degli Usa al vulnerabile e isolato Kim non riesce a raccontare. Non si rende conto che il tira e molla con Kim non coinvolge più di tanto né i media né le masse – un problema serio per una istituzione come la Presidenza Usa, che deve calcolare il costo di ogni marine caduto in termini di punti percentuali di consenso perduti. E che le sue mosse antistoriche rispetto alla Missione Clima hanno contribuito a riportare il pendolo della Storia verso la apparentemente vecchia e invece più che mai giovane Europa.
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[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]
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