Accordo UE-Giappone
Se gli Stati Uniti di Trump si affidano al protezionismo denunciando o bloccando gli accordi internazionali raggiunti, ben diversamente si muove l’Europa – che si infila nel corridoio lasciato libero dalla ripudia degli Stati Uniti del TPP, l’accordo con i paesi del Pacifico – stilando un importante accordo di partenariato con il Giappone. Denominato JEFTA (Japan-EU free trade agreement), vale quasi un terzo del valore del prodotto lordo mondiale, comprensibile l’euforia del Commissario al Commercio UE Cecilia Maelmstroem dopo l’incontro con il ministro degli esteri giapponese Fumio Kishida. Ricordiamo che la UE è il terzo partner commerciale per il Giappone che risulta essere il sesto cliente della UE.
Il JEFTA sottoscritto nelle sue massime linee lo scorso 5 luglio si compone in realtà di due accordi, l’EPA (Economic Partnership Agreement) volto ad incrementare il libero scambio eliminando dazi anche e tutta una serie di barriere al commercio. Il secondo è lo SPA (Strategic Partnership Agreement) che riguarda i legami bilaterali tra Bruxelles e Tokyo e la cooperazione in trenta aree ritenute strategiche come la lotta cambiamento climatico, al terrorismo sino alle questioni dei migranti e di politica estera come i dossier Ucraina e Corea del Nord.
Punto fondamentale per la UE è avere inserito la denominazione di origine geografica a protezione dei propri prodotti alimentari, all’estero è solo il marchio a fare fede, si punta inoltre alla standardizzazione dei regolamenti in materia di appalti pubblici in modo da garantire l’accesso alle imprese in questo importante mercato. Il Giappone è ovviamente interessato ad aumentare le esportazioni di beni tecnologici, settore in cui è leader, da approfondire i temi riguardanti ambiente e farmaceutica. I dubbi riguardo la tutela alimentare sono stati fugati in maniera ufficiale dalla UE “L’accordo protegge esplicitamente il diritto della ue alla regolazione nel settore della sicurezza alimentare e dei prodotti, più alti livelli di protezione del lavoro e dell’ambiente“. Resta ancora intricato il discorso relativo al mercato automobilistico, settore in cui la UE vanta un surplus di 1,3 miliardi, e che si impegna a cancellare nel corso di 7 anni il dazio del 10% che grava sull’import di auto giapponesi.
L’accordo è ben visto su entrambi i fronti, il Giappone soffre di un invecchiamento precoce della popolazione e di una economia strutturalmente ingessata, la UE ha visto i benefici derivanti dall’accordo Ue-Corea del Sud che hanno visto, dopo 5 anni, le esportazioni europee aumentare del 55% e le imprese hanno risparmiato 2,8 miliardi in dazi. Il valore delle esportazioni di merci Ue in Giappone è di 58 miliardi all’anno, quello dei servizi 28 miliardi. Il numero di posti di lavoro continentali interessati all’export verso il giappone è di 600 mila, mentre gli occupati in società giapponesi nella Ue sono a quota 550 mila. Attualmente gli esportatori Ue verso il Giappone pagano 1 miliardo di dazi annui. L’accordo, secondo la Commissione, aumenterebbe del 170-180% (+10 miliardi) le esportazioni di alimenti processati (carne e prodotti lattiero-caseari); del 4-22% (+700 milioni-3 miliardi) le esportazioni nella chimica; dell’1-6% (+650 milioni di euro) le esportazioni di macchinari elettrici. Sono 74 mila le società Ue che esportano in giappone, 78% delle quali piccolo e medie.
Gli scogli maggiori riguardano l’approvazione degli accordi se avverrà come EU-only o coinvolgendo i parlamenti nazionali con il pericolo di fare naufragare il tutto come è già capitato con il CETA ed il voto della minuscola Vallonia. Altro fattore critico il settore arbitrale in caso di dispute, l’ISDS, tribunale privato per la risoluzione dei conflitti tra privati e stati, se questa soluzione è ben accetta dal paese del Sol Levante, la UE preferirebbe un Tribunale Multilaterale come avvenuto per il CETA per evitare i già richiamati problemi di ratifica dei trattati. Da definire anche il discorso sul diritto d’autore che la UE vorrebbe portare a 70 anni anche in Giappone e quello relativo alla privacy, su cui Tokyo si è già avvicinata con l’approvazione recente del Japanese Act on the Protection of Personal Information.
Da annotare la dichiarazione del presidente Donald Tusk a margine della conferenza stampa del vertice UE-Giappone: “Nonostante alcuni dicano che stia tornando il tempo dell’isolazionismo e della disintegrazione, stiamo dimostrando che non è così. Che il mondo non deve affatto tornare indietro di cento anni. Al contrario. Non è così che deve essere. Lo stiamo dimostrando con il Giappone.”
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