Commissione UE, blocco a fusione Bayer-Monsanto
Sono 66 i miliardi di dollari (compreso un debito di 10) che la tedesca Bayer ha messo sul piatto per acquisire e fondersi con l’americana Monsanto, azienda nota per al grande pubblico per le sue sementi all’OGM e recentemente bandita dalle sedi europee per mancato rispetto verso le istituzioni comunitarie. Era settembre del 2016 quanto la fusione fu annunciato, ed immediatamente, date le cifre ed i colossi in gioco, si accesero i fari dell’Antitrust UE. L’operazione unirebbe quelli che al momento sono due i due concorrenti al vertice del mercato, creando di fatto un quasi monopolio nel settore degli erbicidi non selettivi, fertilizzanti e sementi e dell’agricoltura digitale.
Alle perplessità espresse dalla Commissione UE ha risposto la Bayer presentando un memorandum lo scorso 31 luglio, non divulgato, che è stato peraltro ritenuto insufficiente. La Commissione Europea ha deciso di approfondire la questione riservandosi una decisione in merito entro l’8 gennaio 2018, dichiarando che “si teme che la concentrazione possa ridurre la concorrenza in settori come i pesticidi, le sementi e l’agrochimica”. La commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager ha aggiunto che “le sementi e i pesticidi sono essenziali per gli agricoltori e, in ultima analisi, per i consumatori. Dobbiamo assicurarci che ci sia un’effettiva concorrenza, in modo che gli agricoltori possano avere accesso a prodotti innovativi, ad una migliore qualità e che possano anche acquistare prodotti a prezzi competitivi. E nello stesso tempo dobbiamo mantenere un ambiente in cui le imprese possano innovare e investire in prodotti migliori“.
L’unione dei due colossi si inserirebbe in un mercato già scarsamente competitivo dopo le maxi-fusioni tra Dow e Dupont e Syngenta con ChemChina, operazioni già oggetto delle attenzioni della Commissione UE. Nel caso attuale le preoccupazioni nascono dal fatto che la Monsanto produce glifosato, che è l’erbicida non selettivo più venduto in Europa, e l’azienda tedesca il glufosinato ammonio, una delle pochissime alternative al prodotto americano. Allo stop imposto dalla Commissione l’azienda tedesca ha risposto con un comunicato: “Bayer crede che la combinazione proposta sarà altamente vantaggiosa per gli agricoltori e per i consumatori, e continuerà a lavorare in modo costruttivo e ravvicinato con la Commissione europea nella sua indagine, nella prospettiva di ottenere l’approvazione della Commissione per la transazione entro la fine di quest’anno. L’azienda si aspettava un’ulteriore revisione della proposta acquisizione di Monsanto a causa delle dimensioni e dell’ambito della transazione“.
Le perplessità erano state immediatamente espresse all’annuncio dell’operazione da 55 europarlamentari che si erano rivolti al commissario europeo per la Concorrenza Margrethe Vestager: “Un rapporto del 2013 ha dimostrato che l’aumento dei prezzi del seme deriva dalla concentrazione del settore delle sementi. Se questa acquisizione dovesse effettivamente avvenire, Bayer potrebbe controllare il 30% del mercato mondiale dei semi e il 24% del mercato mondiale dei pesticidi. Questo è quello che possiamo chiamare una posizione dominante”. La risposta della Commissaria non si è fatta attendere, dichiarando che “è possibile che la fusione possa ridurre la concorrenza. I semi e i prodotti pesticidi sono essenziali per gli agricoltori e per i consumatori. Dobbiamo assicurare l’effettiva concorrenza di modo che gli agricoltori possano avere accesso a prodotti innovativi, di qualità superiore e di modo che possano acquistarli a prezzi competitivi. E mantenere allo stesso tempo un ambiente in cui le aziende possano innovare e investire in prodotti sempre migliori, settori di attività dove esiste già una concentrazione a livello globale”.
Netta anche la posizione della nostrana Coldiretti, “Si tratta di «una preoccupazione reale anche per l’Italia. Le recenti operazioni finanziarie hanno fatto nascere un vero e proprio oligopolio in un settore particolarmente sensibile come è quello dell’agricoltura e dell’alimentazione. La concentrazione nelle mani di poche multinazionali mette a rischio la sovranità alimentare e la biodiversità dei singoli Paesi”.
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