Legge di Stabilità, posizioni a confronto
L’appuntamento più importante per le future sorti del Paese è certamente l’approvazione della Legge di Stabilità. Di certo un ossimoro in questa fase storico-politica dell’Italia dove di stabile c’è solo l’incertezza, l’insicurezza e la sfiducia dei cittadini.
Il disegno di legge uscito da Palazzo Chigi ha scontentato tutti, principalmente i due maggiori partiti della coalizione governativa e ha fatto storcere il naso persino a Bruxelles. PD e PDL hanno, nei giorni scorsi, espresso parole di disappunto riguardo ai contenuti del DDL tanto che in Senato gli emendamenti sono arrivati a sfiorare quota tremila.
L’UE teme che i provvedimenti per le riforme strutturali necessarie al paese contenuti nella legge, non consentiranno al nostro paese di rispettare i paramenti di contenimento del deficit.
Insomma poco coraggio, pochi provvedimenti per la crescita e poche riforme per il contenimento della spesa. Il Ministro Saccomanni, nel tentativo di difendere il testo dai ripetuti attacchi, riferendosi alle critiche europee sottolinea come Bruxelles non tenga conto di altri provvedimenti che il Governo ha già predisposto.
In effetti questo testo sembra uscire da un governo alieno rispetto alla maggioranza parlamentare che lo compone tanto che in entrambi gli schieramenti la tensione con il Governo pare estremamente alta. E la tensione non la si sente solo nei palazzi ma anche nella società civile: dai sindacati e dalle associazioni di categoria si sono alzate voci di forte perplessità per i provvedimenti messi in campo. Le basi elettorali di PD e PDL hanno ancora una volta mostrato sofferenza verso i provvedimenti presi dal Governo.
Nei prossimi giorni la bagarre sugli emendamenti sarà serratissima. Il PD ha la necessità di correggere il tiro soprattutto verso la manifestata insofferenza dei sindacati, il PDL, ora scisso in due, dovrà trovare una linea comune prima sulle nuove tasse che interesseranno la prima casa e poi dovrà battere i pugni per una maggiore riduzione della pressione fiscale invocata da Squinzi.
Tutto questo non farà altro che mettere maggiore pressione al Governo Letta che ora, alla luce della scissione tra Berlusconi ed Alfano, dovrà gestire una nuova maggioranza dove l’ala forzista risulterà sicuramente più intransigente rispetto agli “alfaniani” di Ncd, mentre il PD, alle prese con l’elezione del segretario, dovrà ben gestire i malumori della base, imponendo una linea che non faccia fuggire verso il centro l’ala più moderata.
©Futuro Europa®