Trombadori, l’essenziale verità delle cose

Roma – Qual è la vera essenza delle cose? è una domanda che si poneva Francesco Trombadori nel suo approccio all’arte, ed è da questa sua continua ricerca che nasce il titolo della mostra antologica a lui dedicata presso la Galleria d’Arte Moderna (GAM) di Roma.

Curata dalla nipote del pittore Giovanna Caterina De Feo che, in collaborazione con l’Associazione Amici di Villa Strohl-Fern e della Sovrintendenza Capitolina, ha attinto all’archivio dell’artista conservato presso l’antica dimora del maestro, Villa Strohl-Fern, attualmente trasformata in casa museo; L’essenziale verità delle cose, Francesco Trombadori (Siracusa 1886 – Roma 1961) raccoglie circa 90 opere, tra dipinti e disegni, che provengono anche da collezioni pubbliche, come quella dello stesso museo capitolino, che acquistò le più importanti opere di Trombadori esposte alle Biennali o alle Quadriennali.

Questa esposizione, che si concluderà il 17 Febbraio 2018, mette in risalto la ricerca del pittore per l’essenziale, come si può apprezzare in ogni opera esposta; la perfezione dei lineamenti delle figure femminili dipinte, ma anche i tratti puliti e decisi dei paesaggi come piazza del Popolo o il Colosseo.

Francesco Trombadori, di origini siciliane, innamoratosi della Capitale che considera una continua fonte di ispirazione, vi si trasferisce 1907 dando vita a numerose collaborazioni con diverse riviste d’arte e letteratura, prendendo anche parte attiva all’ambiente artistico della cosiddetta Terza Saletta del Caffè Aragno. Gli anni delle due guerre furono per lui molto dolorosi, dalla prima guerra ne usci ferito, mentre la seconda guerra mondiale gli portò via il fratello Giuseppe, che non superò i supplizi della persecuzione fascista. Morì nel 1961 poco tempo dopo la sua ultima mostra personale.

L’esposizione alla GAM intende ripercorrere le tappe della vita del maestro attraverso delle sezioni che seguono un percorso cronologico e tematico, dove compaiono i generi trattati dal pittore: il nudo, la natura morta, i paesaggi e i ritratti. Nella prima sezione infatti si trovano le prime opere prodotte dall’artista che risalgono al periodo di passaggio dallo stile divisionista, come Siracusa mia (1919) e Il Viale di Villa Strohl-Fern (1919), e quello di stampo simbolista, come Alberi controluce (1920).

La seconda sezione raccoglie la produzione che va dagli anni Venti agli anni Trenta, sono anni di profonda riflessione sull’antico rapporto dialettico con le istanze dell’avanguardia e della tradizione, qui troviamo per la prima volta riuniti i ritratti di Italo Balbo e della moglie, i nudi e i paesaggi, dai quali emerge lo stile personale di Trombadori che si accosta molto con le linee pure del neoclassicismo.

La mostra si conclude con una serie di opere realizzate tra il 1950 e il 1961, anni dedicati principalmente alla realizzazione di vedute dedicate a Roma, scorci della città che oggi non riusciremmo ad immaginare, così deserti e silenziosi, ciò che ci è familiare e quel senso di eternità e mancamento che solo una città come Roma riesce a trasmettere.

L’esposizione, corredata da catalogo edito da Maretti edizioni, è organizzata da Zètema Progetto Cultura e promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

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