Cile, scelta di forte cambiamento

Molti osservatori si sono domandati il perché del grande successo di Michele Bachelet che ha sfiorato la vittoria al primo turno (non accade dal 1993) con il 47% dei voti. Singolare paese il Cile, per geografia e per storia recente. Lungo più della distanza che separa Palermo da Capo Nord, ma non più largo di quella tra Civitavecchia ed Ancona. Con un clima che varia dal deserto più arido del mondo, l’Atacama, ai geli della Patagonia, passando per una zona centrale dal clima mite ed ottimo per vini di grande livello.

Il Cile, dopo essere passato per un caotico tentativo di socialismo del presidente Allende, soffocato nel sangue da un classico colpo di stato organizzato da un militare di fiducia del presidente, il generale Augusto Pinochet, dopo una dura repressione e una amara medicina in campo economico suggerita dai “Chicago Boys” e dal liberista Milton Frieman, era tornato alla libertà attraverso un referendum che aveva detto no al prolungamento del potere di Pinochet. Come non trovare singolare il governo delle forze di centro sinistra che vincono per venti anni le elezioni, fanno poche modifiche istituzionali e politiche e mantengono sostanzialmente la vecchia politica economica: il risultato è che il Cile gode di una realtà economica stabile e in crescita permanente. In pochi anni è diventata una economia che supera, nel rating delle grandi agenzie, paesi come il Brasile e il Messico. Vi ritorna anche un presidente socialista senza grandi scosse, una donna sempre socialista, la Bachelet che diventa la prima donna presidente.

Ma funziona anche il bipolarismo e l’alternanza, infatti nel 2010 viene eletto presidente Sebastian Piñera, espressione di uno schieramento di centro destra. Ed è proprio negli anni che succedono al 2010 che si evidenziano alcuni punti di crisi del “modello Cile”. Per la prima volta migliaia di studenti si rendono protagonisti di grandi manifestazioni per chiedere una educazione di qualità e gratuita. Il Cile ha l’università più costosa del mondo, i genitori si indebitano per anni per far studiare i figli. Questo è uno dei punti che hanno assicurato alla Bachelet il successo, ma occorreranno soldi per rendere gratuita la scuola, ecco allora la ex presidente proporre una forte riforma tributaria per fare pagare più tasse a chi ha di più. Ma anche la Costituzione, è del 1980, mostra forti segni di usura, nel programma della Bachelet è prevista un’ampia riforma costituzionale.

Per andare alla candidata della destra, Evelyn Matthei non ha vinto ma ha evitato il disastro preannunciato, in alcuni momenti è parso a rischio anche il secondo posto. Il suo 25% le permetterà di frenare il “sinistrismo” della Bachelet che avrà nel suo governo anche i comunisti emarginati per anni. Un terzo posto lo ha ottenuto a sorpresa la Ominami, che, con il suo 10% e con il suo partito PRO di ispirazione riformista, può pesare nel Parlamento e guardare alle presidenziali del 2017.

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