Legge elettorale e Bankitalia ma anche Battisti

La settimana scorsa registra due fatti di diversa ma sicura importanza: l’approvazione delle nuova Legge elettorale e la conferma di Visco alla testa della Banca d’Italia.

Cominciamo dalla Legge elettorale. Parlare di legge liberticida è ovviamente una grottesca deformazione della realtà. Erano mesi che tutti invocavano una legge, dal Capo dello Stato in giù. Sarà imperfetta, ma esiste, teniamocela! Si sono aspramente criticati i ripetuti voti di fiducia. Ed è vero che, per principio, una norma così importante avrebbe dovuto essere discussa con maggiore libertà. Ma la politica italiana è quella che è. I precedenti insegnano che, col  voto segreto, si corrono rischi enormi e a provocarli sono proprio quelle forze che sparano a zero sulla fiducia. E a strillare (invocando con toni minacciosi, come ha fatto il ragazzetto Di Maio, un impossibile intervento del Capo dello Stato)  infatti sono quei partiti che temono di essere tagliati fuori: i 5 Stelle, ovviamente, ma anche i bersano-dalemiano-speranziano-vendoliani. Gente che, tutta insieme, non pesa più del 3 o 4% dei voti. Ora anche Grasso protesta. È suo diritto ma, per coerenza, se esce dal gruppo PD che lo ha eletto, rinuncia anche alla Presidenza del Senato, questa mosca cocchiera che deve tutto al PD. Se non è d’accordo, fatti suoi, ma per coerenza dia le dimissioni dalla Presidenza del Senato. Così lo prenderemo un po’ sul serio. Pare che sarà candidato nel MDP. Che Dio lo assista! Se resterà fuori del Parlamento, non credo che nessun italiano piangerà.

Detto tutto questo, la questione resta aperta: questa Legge non garantisce una maggioranza (ogni altro tentativo di riuscirci è risultato incostituzionale). Fuori dell’ipotesi improbabile che una delle due coalizioni ottenga il 40%, se la matematica non é un’pinione, sarà necessaria una “grande coalizione”.  I 5 Stelle vociferano: la legge consegna l’Italia in mano al duo Renzi-Berlusconi. È un’enorme sciocchezza:  se “grande coalizione” ci sarà, sarà imposta dalla divisione del corpo elettorale in tre parti grosso modo equivalenti, alla quale nessuna legge può porre rimedio (a meno di tornare al Porcellum). Comunque, meglio in mano a Renzi-Berlusconi che a Grillo-Casaleggio, o Renzi-Grillo, o (Dio ce ne scampi!) Grillo-Salvini. E comunque, una domanda (rispettosa) ai grillini: ma escludendo a priori qualsiasi coalizione, come pensate di governare l’Italia?

Il tormentone di Bankitalia si è concluso come era prevedibile (l’avevo scritto in una nota precedente sull’argomento) da quando Renzi e il PD sono partiti all’attacco di Visco in modo pubblico e clamoroso: il Governo non poteva decentemente fare altra cosa che confermarlo, specie data la posizione di Mattarella.

Come ho già scritto, Renzi avrebbe ottenuto la rimozione di Visco agendo con una discrezione di cui forse è geneticamente incapace. Il risultato questa volta è imbarazzante: per il PD, sconfessato dal suo Presidente del Consiglio, ma anche per Visco, la cui autorità ne esce innegabilmente sminuita. Tanto più perché è in piedi una indagine parlamentare che potrebbe nuocergli.

In chiusura di nota, vorrei commentare un terzo fatto: la rimessa in libertà (provvisoria?) di Cesare Battisti. Su queste colonne, Carlo La Nave ha già dato un resoconto accurato e molto sereno della vicenda. Un giudizio su di essa però va dato. Qualsiasi cavillo legale si invochi, si tratta di una scandalosa porcheria, frutto di quel mandato di cui Lula era l’esponente meno impresentabile, ma convinto: attorno a Cesare Battisti si è mantenuta per decenni una rete di protezioni per evitargli persecuzioni “per le sue idee politiche”. Ma tra Paesi civili e amici, retti dallo Stato di Diritto, una persona condannata in via definitiva dalla Giustizia per vari assassini deve essere estradata per scontare in carcere i propri crimini. Spero che il Governo e la nostra diplomazia non cessino di adoperarsi perché ciò avvenga.

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