Italia delle Regioni
Emergenza siccità. “Come è noto nel 2017 si è registrato un notevole decremento delle precipitazioni. E se è vero che la crisi ha interessato in maniera differente le regioni italiane, è altrettanto certo che tutto il territorio nazionale è stato colpito da una crisi idrica senza precedenti. Una situazione che in molti casi ha determinato la necessità di ridurre le erogazioni relative sia al settore idropotabile sia al settore irriguo e in alcuni casi ha anche portato alla dichiarazione dello stato di emergenza finalizzato alla attivazione di misure straordinarie sia di tipo strutturale che di tipo non strutturale atte al superamento dello stato di crisi” , questo il quadro delineato da Donatella Spano – coordinatrice della commissione Ambiente della Conferenza delle Regioni e assessore della Regione Sardegna – intervenuta nell’audizione programmata dalla Commissione ambiente e lavori pubblici della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’emergenza idrica e sulle misure necessarie per affrontarla.
“In Italia, nel settore potabile, si registra una notevole dispersione dell’acqua immessa nella rete, in particolar modo nel Centro e Sud. Dobbiamo però tenere conto che il 60% delle infrastrutture è stato realizzato oltre 30 anni fa; il 25% di queste supera anche i 50 anni, il tasso di rinnovo nazionale è pari a circa 0,38%.
C’è una dispersione di quasi 9 miliardi di litri di acqua al giorno, a causa delle perdite registrate nella rete di acquedotti lunga circa 425 mila chilometri. Un dato che da solo rende evidente la necessità di ingenti interventi di ammodernamento degli acquedotti e di interventi di manutenzione straordinaria. Secondo i dati Utilitalia gli investimenti realizzati per rimodernare gli acquedotti sono fra i più bassi in Europa.
L’attuale assetto legislativo – ha spiegato l’assessore Spano – prevede che gli investimenti nel settore idrico debbano trovare nel sistema tariffario la principale fonte di finanziamento. La normativa europea prevede infatti che la tariffa copra integralmente i costi di investimento e le risorse pubbliche dovrebbero pertanto rappresentare un sistema integrativo di finanziamento. Un’impostazione che, unitamente al deficit strutturale, a fronte dell’esigenza di interventi straordinari, comporterebbe aumenti tariffari insostenibili per l’utente e tempi di realizzazione troppo lunghi. Lo stanziamento medio annuo per gli interventi nel settore idrico finanziati con risorse pubbliche è ben al di sotto di quanto necessario.
Tre le misure urgenti da adottare per contrastare gli effetti della siccità sarà necessario prevedere risorse adeguate per gli interventi strutturali, migliorare l’efficienza delle reti idriche e incentivare l’utilizzo dei reflui depurati. Le misure dovranno tenere conto anche aspetti non strutturali che rivestono un’importanza fondamentale nella governance. Penso al ruolo dell’Osservatorio sulla Strategia Nazionale degli Adattamenti Climatici, che rappresenta la cabina di regia per il monitoraggio costante degli aspetti meteorologici e climatici e la programmazione delle conseguenti azioni. E penso – ha poi concluso Spano – alle azioni per incentivare il risparmio idrico e le buone pratiche gestionali delle reti con forte contenuto di innovatività, sia nel settore potabile che nel settore irriguo”.
La coordinatrice della commissione ambiente ha poi lasciato agli atti un documento informativo che ha raccolto ii contributi degli assessorati all’ambiente delle Regioni Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Molise, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria, Emilia-Romagna e Veneto.
Il documento contiene anche un approfondimento ed una rilevazione effettuata dalla commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni sulla base di una scheda relativa a valutazioni e dati sullo stato della emergenza idrica, sulle misure adottate; sugli investimenti programmati, realizzati, e in corso di realizzazione, per il miglioramento delle reti. Tale monitoraggio raccoglie le schede fornite dagli assessorati all’agricoltura di Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Provincia di Trento, Umbria e Veneto.
Dall’esame delle schede pervenute alla commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni, emerge che il particolare andamento climatico dell’annata ha determinato una situazione di elevata criticità relativa alla disponibilità di risorse idriche, che si è andata aggravando nei mesi successivi, tanto da indurre diverse Regioni a dichiarare lo stato di emergenza.
La carenza idrica determinatesi ha generato una condizione forte problematicità: sulle colture erbacee cerealicole e industriali, causando gravi danni anche al settore zootecnico, a seguito della forte riduzione delle produzioni foraggere (pascoli compresi); sulle colture arboree, in particolare su olivo e vite. Per quanto riguarda l’andamento delle colture irrigue, oltre all’incremento dei consumi irrigui si sono registrate conseguenze negative sia sulle rese che sulla qualità delle produzioni, in particolare sulle colture orticole.
In definitiva, quindi, oltre ai danni alle colture non irrigue, la vera criticità è però rappresentata, anche, da una preoccupante riduzione delle disponibilità di risorse idriche da destinare all’irrigazione. Infatti, si sono fortemente ridotte le portate delle sorgenti e dei fiumi, con abbassamenti, in alcuni casi di portata eccezionale, dei livelli dei laghi.
Per quanto concerne la “Pianificazione e programmazione degli interventi”, la quasi totalità delle Regioni e Province autonome ha evidenziato di aver fatto ricorso alle misure del PSR 2014-2020, attivandosi, anche, per addivenire alla richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza. Altro strumento di intervento sono stati i diversi Piani o Programmi, finalizzati alle infrastrutture connesse alla gestione delle acque, vigenti nelle diverse Regioni e Province autonome.
Per le Regioni e Province autonome è necessario, al fine di conseguire il risultato, porre in essere una politica coordinata a livello comunitario, affinché: in sede di predisposizione del Bilancio dell’Unione, sia garantita una quota adeguata di risorse da destinare al contrasto al cambiamento climatico; nell’ambito della nuova PAC (politica agricole comune) si sostengano gli agricoltori che investono in “buone pratiche” agro ambientali; si arrivi corretto utilizzo di risorse non rinnovabili come acqua e suolo – delle aziende agricole; si promuova l’agricoltura di precisione; si salvaguardino le risorse finanziarie destinate all’agricoltura, anche con riferimento al mantenimento delle Organizzazioni comuni di mercato (OCM); si enfatizzi il ruolo degli interventi infrastrutturali – adeguatamente valutati sotto il profilo dell’impatto ambientale – per migliorare la capacità di invaso e di ricarica della falda, per evitare gli sprechi e la dispersione della risorsa e per favorire la diffusione di adeguate modalità di distribuzione a livello territoriale; si valuti la opportunità, a livello nazionale e regionale, di realizzare opere strutturali a medio termine.
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