Il picchiatore di Ostia

Vedere il video dell’aggressione di Roberto Spada al giornalista della RAI Daniele Piervincenzi, provoca molto più che un profondo malessere: una rivolta morale, forte fino al disgusto. Non si è trattato di un atto, diciamo, normale, di violenza tra privati, ma di un atto di una agghiacciante e improvvisa  brutalità contro una a persona che faceva il suo mestiere, un giornalista che poneva domande, magari scomode e insistenti, però sempre civili. Un tipo che risponde con una testata e varie bastonate non è degno di stare nel consorzio civile, è una pura bestia.

Il coro di condanne e deplorazioni c’è stato, com’era giusto. La destra estrema, da Giorgia Meloni a Casa Pound, hanno preso le distanze, capendo il grave danno d’immagine che la violenza di Spada recava loro. Ma non è così semplice. L’atto in sé può essere condannato – e spero trovi la giusta sanzione da parte della Giustizia – ma quello che conta è tutta una sottocultura di intolleranza e di violenza, che è propria delle estreme (non solo a destra) e che va combattuta e schiacciata per sempre. Per questo occorre che esponenti della destra (e includo anche FI), non si limitino a prendere più o meno le distanze da quella sottocultura, ma apertamente e chiaramente respingano ogni contatto, ogni contributo da parte dei suoi perpetratori. Casa Pound ha un bel negare i rapporti con gli Spada, che sono invece evidenti. La Meloni ha un bel fare la verginella indignata. Resta il fatto che Casa Pound (cioè il peggior rigurgito squadrista, che disonora quello che fu a suo tempo un movimento con ragioni e radici storiche di ben altro spessore) può essere determinante nel ballottaggio per Ostia (un Municipio di 250.000 persone, più grande di molte città italiane capoluogo di Provincia) e i suoi voti la Meloni e la sua candidata se li terranno stretti.

Perché al di là delle indignazioni a fil di labbra, quello che c’è sotto è la comune cultura della violenza, del menefreghismo, dell’insulto. Virginia Raggi ha fatto bene a manifestare la sua indignazione e a dichiarare che i 5 Stelle, i voti di Casa Pound e degli Spada non li vuole (dubito del resto che li avrebbe, quindi si tratta di un’asserzione gratuita). Ma la Raggi dimentica facilmente che l’odio ai giornalisti, l’intolleranza per le critiche e per l’esercizio della libertà di cronaca appartengono anche a Grillo, che i giornalisti non li picchia, ma certo li insulta sanguinosamente. Se questo può fare il referente di un movimento che raccoglie un terzo dell’elettorato, come pretendere che gente del calibro degli Spada passi oltre, alle vie di fatto fisiche?

In questo nauseabondo coro di finte indignazioni e vere ipocrisie, un solo gesto mi pare confortante: quello compiuto dalla Procura Antimafia. Nei giorni scorsi si erano scritte dotte disquisizioni per spiegare come e qualmente non fosse possibile arrestare Roberto Spada (mancata flagranza, levità dei danni inflitti e bla bla dicendo). Cose magari legalmente esatte, se applicate a un atto di violenza ordinario tra privati. La Procura ha saputo uscire dagli stretti limiti del caso, individuando un’ipotesi di reato più grave e procedendo all’arresto.  Bravissimi! Un tipo così non deve poter sfuggire, per le cavillazioni di un leguleio, a quello che gli spetta: la patria galera.

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