Italia delle Regioni
Perentorie le osservazioni della Conferenza delle regioni sulla manovra finanziaria 2018. Il fondo sanitario nazionale stabilito dalla legge di Bilancio a 113,4 mld nel complesso “si riduce di 500 mln” rispetto al passato. “Andiamo sotto la soglia non solo simbolica ma oggettiva di tenuta del sistema del 6,5% del Pil, e ci avviciniamo a un modello ‘Grecia'”.
A sostenerlo è Massimo Garavaglia, Assessore della Regione Lombardia e coordinatore della commissione Affari Finanziari della Conferenza delle Regioni, nel corso dell’audizione in Senato sulla manovra, alla quale hanno partecipato anche la vicepresidente della Regione Basilicata, Flavia Franconi, e l’assessore al bilancio della Regione Lazio, Alessandra Sartore e coordinatrice vicaria della commissione Affari Finanziari della Conferenza delle Regioni.
“La scelta di avere una sanità come quella della Grecia per noi e’ sbagliata, ma se questa è la scelta del Parlamento e del Governo ne prenderemo atto”, ha aggiunto Garavaglia che ha pure ricordato che l’Oms “dice che quando scende si scende sotto 6,5% del Pil si riduce anche l’aspettativa di vita, quindi è una scelta molto drastica”.
“Non c’è nessun aumento” del Fondo sanitario nazionale. “Perché nel 2018 le risorse a disposizione sono 113,4 miliardi e non 114 miliardi, perché una quota delle risorse va destinata alle Regioni a statuto speciale”. “Si rifanno i contratti” per il pubblico impiego, “ma sarebbe opportuno metterci le risorse”. Con il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, “gli aumenti” del comparto sanità sono a carico delle Regioni e costano “1,3 miliardi di euro”. Dunque “se inizialmente erano stati messi nel Fondo 800 milioni in più” rispetto all’anno scorso “con queste spese di fatto il Fondo si riduce di mezzo miliardo di euro”.
Alle Regioni dovrebbero essere riconosciuti 400 milioni di euro per gli investimenti, al pari di quanto è stato fatto nel 2017 – ha chiesto il coordinatore degli assessori al Bilancio della Conferenza delle Regioni che fra l’altro ha lasciato agli atti un documento di prime valutazioni sulla manovra approvato dalla Conferenza delle Regioni il 2 novembre. Tra le proposte lanciate dall’assessore lombardo figura anche la rimodulazione dello stanziamento sull’edilizia sanitaria per un importo di 150 milioni, anche in relazione all’allungamento delle procedure previste dal nuoco Codice degli Appalti; e l’utilizzo “per almeno 178 milioni” del Fondo esigenze indifferibili a decorrere dal 2018.
L’assessore al Bilancio della Lombardia, Massimo Garavaglia, rispondendo a una domanda del deputato Pd Maino Marchi sull’ipotesi di una tassa di scopo sul fumo, ha detto che “Un centesimo di aumento sulle sigarette darebbe 850 milioni di euro” di gettito. “Certo sarebbe più ragionevole mettendo una tassa sulle sigarette, destinare le risorse per sostenere le cure nel settore oncologico”.
Altro campanello d’allarme per il fatto che “Mancano risorse per i centri per l’impiego, circa 30 milioni di euro” e “Sul Fondo disabili la situazione è imbarazzante: prima era di competenza provinciale, poi sono subentrate le Regioni. In tutto il finanziamento era pari a 75 milioni, il governo ne ha cifrato 112 ma nella realtà delle cose ne sono stati spesi 140. Risultato: per i disabili nella Manovra del governo non c’è nulla e non credo che siano tutti guariti”, ha sottolineato Garavaglia.
Infine due notazioni tecniche. La prima è legata al fatto che la scadenza del 30 aprile per le Regioni per il riparto del taglio da 300 milioni previsto in manovra “è incompatibile con la possibilità di dare maggiori spazi finanziari agli enti locali del proprio territorio per investimenti attraverso le intese regionali con gli enti locali il cui iter ha inizio il 15 gennaio”, ha affermato il coordinatore degli assessori al Bilancio, sottolineando che tale termine determinerebbe “l’impossibilità di programmazione finanziaria per un quadrimestre”. Le Regioni hanno proposto quindi di armonizzare la scadenza per il riparto del taglio al 31 gennaio, scadenza per il riparto fra le Regioni del contributo in termini di indebitamento netto, termine così definito anche nelle precedenti manovre di finanza pubblica.””Il termine di definire i tagli entro il 30 aprile – ha sottolineato – è irragionevole senza contare che ciò inficia anche gli esiti delle intese regionali sul territorio e ogni programmazione di spesa nel bilancio di previsione”.
L’altra annotazione riguarda il problema del debito che – ha concluso Garavaglia che ha lasciato ai deputati e ai senatori una serie di slide – “non è in capo alle Regioni e agli enti locali. Le prime, è bene ricordarlo, mettono 13 miliardi nella manovra, ma nel triennio si arriva a 40”.
La vicepresidente della Basilicata, Flavia Franconi ha inoltre sottolineato alcune incongruenze relative al meccanismo del payback nella spesa farmaceutica e la situazione complessiva dell’edilizia ospedaliera, ricordando che gran parte degli ospedali del nostro Paese non risponde alle normative antincendio e di sicurezza sismica.
Si registra l’ allarme dei Comuni dell’Anci sui bilanci delle Città metropolitane. Per chiuderli “servono 200 milioni di euro”. Queste le dichiarazioni di Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Associazione nazionale dei Comuni, durante l’audizione. Quanto al Il Fondo Imu-Tasi “continua ad essere assegnato anno per anno e deve invece essere stabilizzato. Il Fondo ristora il maggior gettito che i Comuni incassavano con l’Imu 2013, poi abbattuto con i vincoli introdotti insieme alla Tasi. Dai 625 milioni del 2014 si è via via passati ad appena 300 nel 2017, confermati per il 2018 dalla legge di Bilancio”. Quindi, “è necessario stabilizzare queste risorse rendendole inoltre valide ai fini dei saldi di pareggio di Bilancio”, ha concluso Decaro.
“Questa Legge di Bilancio arriva ad un anno dalla conferma delle Province in Costituzione: Governo e Parlamento hanno la responsabilità di mettere in campo quegli interventi indispensabili per porre fine allo stato di emergenza che hanno caratterizzato in questi tre anni i servizi essenziali erogati dalla Province sui territori. Nella proposta approvata dal Consiglio dei Ministri ci sono i primi passi in avanti, ma le risorse appostate sono ancora insufficienti. L’iter parlamentare deve servire per completare il percorso e riportare alla normalita’ la situazione, ristabilendo pienamente le prerogative costituzionali delle Province”. Lo ha detto il Presidente dell’Upi, Achille Variati, intervenendo oggi in audizione sulla legge di bilancio 2018 presso le commissioni riunite di Camera e Senato.
“Vi chiediamo – ha detto il Presidente dell’Unione delle Province – di metterci nelle condizioni di potere assicurare la sicurezza delle strade, delle scuole superiori, dell’ambiente: di potere svolgere cioè quelle funzioni che si sono state assegnate dalla legge. Non si tratta di chiudere i bilanci, ma di garantire diritti essenziali dei cittadini. Per questo chiediamo di 170 milioni per il 2018, 130 milioni per il 2019 e 130 milioni per il 2020, risorse per le funzioni fondamentali necessarie per colmare lo squilibrio che e’ stato creato dai prelievi degli anni precedenti e tornare ad assicurare una programmazione pluriennale”.
Da segnalare, infine, che saranno circa 600 i sindaci che proprio stamattina, guidati dal presidente dell’Anci Antonio Decaro, siederanno sugli scranni di Montecitorio, ospiti della Camera dei Deputati e della Presidente Laura Boldrini. L’incontro, previsto a partire dalle 11, è intitolato “Le città del futuro”, a sottolineare lo sforzo quotidiano di sindaci e amministratori locali per raccogliere le sfide dell’innovazione e della sostenibilità ambientale, sociale, finanziaria. Nel corso dell’evento, che sarà trasmesso in diretta sulle reti Rai e in streaming sul sito della Camera e su www.anci.it, gli interventi della delegazione di primi cittadini si concentreranno proprio sulle migliori pratiche messe in atto nei Comuni italiani per trovare soluzioni alle sfide del futuro, per una più efficiente amministrazione e per la salute ed il benessere dei cittadini.
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