Cronache dai Palazzi

L’Italia è uno dei Paesi più ammirati al mondo quindi “dobbiamo avere fiducia nel nostro Paese”. Lo ha affermato il premier Gentiloni intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dei corsi dell’Università Cattolica di Roma. Per di più con una prospettiva di crescita dell’1,8% “non siamo più un fanalino di coda dell’Unione europea”. Paolo Gentiloni ha voluto rispondere, con un dichiarato ottimismo, alle critiche mosse dal vicepresidente della Commissione Ue Jyrki Katainen, che sulla tenuta dei conti ha invitato “l’Italia a dire la verità”. Il premier italiano ha sottolineato che per quel 1,8% del Pil di segno positivo rilevato dall’Istat “c’è l’orgoglio e la soddisfazione di dire che abbiamo fatto passi in avanti”. Di sicuro “la crescita non è la soluzione, ma un’opportunità”, ha aggiunto Gentiloni auspicando di non farsi “abbagliare” dalla “retorica del fanalino di coda” o dai ripetuti “rimproveri Ue”.

Dagli Stati Uniti anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha annunciato una crescita del Pil italiano “forse anche più larga” dell’1,5% del 2016, e di conseguenza “un calo deciso del debito in un prossimo futuro”. In un simile contesto “la fiducia degli investitori nei titoli di Stato dell’Italia è intatta”, ha rilevato Padoan. I dati di Bankitalia sul debito pubblico non sono però così rassicuranti. In settembre il debito ha raggiunto quota 2.283,7 miliardi, in pratica 4,4 miliardi in più rispetto ad agosto.

L’Unione europea, infatti, continua a temere il debito italiano, pur riconoscendo all’Italia dei progressi sulla strada della crescita. Un recente rapporto dell’Istat evidenzia che il valore aggiunto dell’intera economia italiana nel 2016 è cresciuto dello 0,9% a ridosso del +1% registrato nel 2015 ma contro il +2,1% della media Ue. La produttività del lavoro nel frattempo risulta al ribasso: -1% contro il +0,7% dell’Ue. Anche per l’agenzia di rating Standard&Poor’s in Italia il mercato del lavoro “sta facendo progressi” ma molto ancora “resta da fare”. In sostanza l’economia italiana “sta mostrando segnali di ripresa, ma dopo 6 anni di stagnazione il recupero sarà lungo”.

Il rapporto tra l’Italia e la Commissione europea continuerà comunque a non essere semplice e le parole dure del vicepresidente Jyrki Katainen lo testimoniano: “Tutti possono vedere dai numeri che la situazione italiana non migliora” e “gli italiani dovrebbero sapere qual è il vero stato delle cose”. L’incertezza sulla possibilità di avere un esecutivo stabile a ridosso delle prossime elezioni acuisce lo scetticismo Ue, oltre ai vari spacchettamenti della sinistra, le variegate ventate euroscettiche e la palese volontà di rivedere i trattati. All’orizzonte si intravedono inoltre già delle tensioni elettoralistiche con l’Europa e nella situazione attuale, con l’approvazione della legge di Bilancio alle porte, l’operato del governo Gentiloni rischia di inciampare non portando a termine il programma di ricucitura a lungo perseguito. Il pericolo più grande è la proiezione di un’immagine poco limpida del Bel Paese e di ciò che sta avvenendo, con il rischio che alla fine sarà il mercato, più che l’Unione europea, a penalizzare l’Italia.

In questo contesto la Commissione europea ha rimandato a maggio 2018 il giudizio definitivo sulla finanziaria e la condizione del debito italiano. La decisione dell’esecutivo comunitario è stata presa dopo aver analizzato “molto approfonditamente” la situazione dei bilanci europei” e “specialmente quello dell’Italia”, ha affermato il vicepresidente Katainen.

Non si intravede comunque il rischio di una bocciatura da parte dell’Ue anche se le bacchettate sembrano sonore. Preliminarmente Bruxelles ha già dichiarato che l’Italia rischia di deviare in misura significativa dagli obiettivi di riduzione del deficit in termini strutturali. La lettera che l’Unione europea invierà all’Italia sarà accompagnata dal giudizio sul bilancio 2018, che sarà pubblicato il 22 novembre.

La scelta di inviare un’ennesima missiva persegue la strada del richiamo ma, nel contempo, Bruxelles accetta di aspettare dati più solidi a proposito di deficit, crescita e debito 2017, tutto ciò prima di confezionare un’analisi e un giudizio in maniera definitiva. Si tende inoltre a non acuire le tensioni in un Paese che si appresta a vivere una lunga e animata campagna elettorale, per di più con il rischio di non arrivare ad ottenere una maggioranza stabile.

La dimensione dell’aggiustamento del bilancio in termini strutturali – al netto delle misure una tantum – è la principale preoccupazione della Commissione Ue. Il governo italiano vanta un aggiustamento pari allo 0,3% del Pil, in sostanza un valore di 5,1 miliardi, con una conseguente riduzione ‘teorica’ del deficit dello 0,6%. La Commissione europea denuncia invece una riduzione dell’appena 0,1%. L’Italia si difende con una critica alla metodologia di calcolo dell’aggiustamento strutturale di bilancio (critica diffusa tra gli Stati membri).

Per la Commissione Ue l’Italia rischia comunque una “deviazione significativa” dall’obiettivo di medio termine nel 2017, e anche nel 2018 rischia di non rispettare la regola di riduzione del debito. “È chiaro il rischio di deviazione del bilancio strutturale rispetto agli obiettivi di medio termine”, ha dichiarato il vicepresidente dell’esecutivo Ue Jyrki Katainen, aggiungendo: “Dobbiamo far sì che i cittadini conoscano qual è la situazione attuale, dobbiamo essere onesti specialmente in situazioni di Paesi che vanno alle elezioni perché i cittadini meritano di conoscere la situazione per poi decidere liberamente”. Welfare e spesa previdenziale sembrano essere due delle questioni più intricate. Per il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, invece, la legge di bilancio è forte dei suoi contenuti, nel rispetto delle norme Ue e utile al bene del Paese.

Arriva infine il “sì” di Palazzo Madama alla fiducia sul decreto fiscale collegato alla manovra: 148 sì, 116 no e nessun astenuto. Il provvedimento passerà ora a Montecitorio dove ci si aspetta un’altra approvazione con il voto di fiducia, senza modificare il testo visionato in Senato. Oltre alla decisione di rendere più ampia la rottamazione delle cartelle esattoriali, il provvedimento contiene diverse voci. La fatturazione delle bollette ogni 28 giorni, ad esempio, non sarà più possibile, vige il divieto della bolletta in più ogni anno per la telefonia, la pay tv e per Internet. Il periodo mensile è in pratica lo “standard minimo” dei contratti e non si potrà quindi emettere la tredicesima bolletta che ha comportato per gli utenti l’8 per cento in più dei costi in un anno. Da quando il decreto diventerà legge i gestori avranno 120 giorni per adeguarsi e, in caso di violazione, è previsto un rimborso di 50 euro per ogni utente, rimborso maggiorato di un euro per ogni giorno di ritardo sul termine fissato. Le bollette di luce e gas non rientrano nella suddetta norma in quanto collegate in maniera diretta ai consumi. A sostegno delle popolazioni terremotate del Centro Italia il decreto fiscale prevede invece una sospensione delle rate dei mutui sulle prime case e sulle attività produttive, inagibili o distrutte, fino al 31 dicembre del 2020.

Sul fronte della sanità, infine, in particolare in materia di vaccini, le scuole non saranno più obbligate a verificare la regolarità delle vaccinazioni. Le misure di semplificazione amministrativa (scambio di informazioni e di dati tra Asl e scuole, riguardanti gli adempimenti vaccinali) potranno essere applicate già “dall’anno scolastico in corso – ha chiarito il ministro della salute Beatrice Lorenzin – e, comunque, da quello 2018-2019, nelle regioni e province autonome che siano già dotate di anagrafi vaccinali”. Infine il reato di stalking non potrà più essere estinto semplicemente con una pena pecuniaria anche se l’imputato ha riparato interamente “mediante le restituzioni o il risarcimento e abbia eliminato ove possibile le conseguenze dannose o pericolose del reato”. Sarà quindi sempre necessario il dibattimento. Il provvedimento del decreto fiscale dovrà essere convertito in legge entro il 15 dicembre.

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