Papa Francesco e il Fine vita
“In seno alle società democratiche, argomenti delicati come questi vanno affrontati con pacatezza: in modo serio e riflessivo, e ben disposti a trovare soluzioni – anche normative – il più possibile condivise. Da una parte, infatti, occorre tenere conto della diversità delle visioni del mondo, delle convinzioni etiche e delle appartenenze religiose, in un clima di reciproco ascolto e accoglienza. D’altra parte lo Stato non può rinunciare a tutelare tutti i soggetti coinvolti, difendendo la fondamentale uguaglianza per cui ciascuno è riconosciuto dal diritto come essere umano che vive insieme agli altri in società. Una particolare attenzione va riservata ai più deboli, che non possono far valere da soli i propri interessi. Se questo nucleo di valori essenziali alla convivenza viene meno, cade anche la possibilità di intendersi su quel riconoscimento dell’altro che è presupposto di ogni dialogo e della stessa vita associata. Anche la legislazione in campo medico e sanitario richiede questa ampia visione e uno sguardo complessivo su cosa maggiormente promuova il bene comune nelle situazioni concrete”.
Forse questo stralcio del Messaggio di Papa Francesco ai partecipanti al Meeting Regionale Europeo sulle questioni del “Fine Vita” (organizzato in Vaticano dalla World Medical Association in collaborazione con la Pontificia Accademia per la Vita) rende l’essenza del concezione filosofica di Francesco sui temi legati al termine della vita terrena.
La questione diventa più complessa e urgente soprattutto ai nostri giorni, nei quali le scoperte scientifiche, l’evoluzione delle conoscenze e degli strumenti tecnici a disposizione per alleviare le sofferenze e dare sostegno e supporto alla guarigione dei pazienti avanza a tale e tanta velocità.
L’avanzare delle possibilità terapeutiche ha consentito e consente di prolungare la vita e di dover gestire un numero non indifferente di anni di vita degli esseri umani, cercando di contemperare la qualità di vita con malattie gravi e meno gravi e normali degenerazioni dello stato di salute delle persone legate al semplice avanzare dell’età, cercando di sconfiggere le malattie. Oggi la scienza consente di protrarre le condizioni di vita degli esseri umani anche qualora dovesse versare in condizioni di salute negli anni scorsi inimmaginabili. Tuttavia alcune volte gli interventi non sono sempre realmente risolutivi: possono “essere sostenute le funzioni biologiche diventate insufficienti, o addirittura sostituirle, ma questo non equivale a promuovere la salute. Occorre quindi un supplemento di saggezza, perché oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona…” si legge sempre nel Messaggio del Pontefice.
Quella di Francesco è una posizione rivoluzionaria che può scandalizzare alcuni, ma che, in realtà, rispecchia la posizione della Chiesa Cattolica in una tradizione secolare e soprattutto quella dei gesuiti, da cui il Santo Padre pur sempre proviene. Non si tratta di conferire un salvacondotto all’eutanasia, che resta sempre eticamente illecita, si tratta di un’azione che “…ha un significato etico completamente diverso dall’eutanasia che rimane sempre illecita, in quanto si propone di interrompere la vita procurando volontariamente la morte”, mentre è “…moralmente lecito rinunciare all’applicazione di mezzi terapeutici o sospenderli, quando il loro impiego non corrisponde a quel criterio etico e umanistico che verrà in seguito definito proporzionalità delle cure”, rispettando, così, la dignità dell’essere umano e il valore della vita umana, qualora versi in condizioni di vita non dignitose, non sopportabili e non confacenti al senso profondo e cristiano della vita umana.
E tutto questo in un momento in cui il ddl per il Biotestamento è bloccato in Senato e rischia di non essere mai approvato ed è la dimostrazione una volta in più, se mai ce ne fosse bisogno, di quanto questo Pontefice sia sempre attento e partecipe del dibattito politico del nostro Paese e non solo, attento ai problemi della nostra vita quotidiana collegati all’evoluzione del tessuto sociale, dell’avanzare e dell’utilizzo delle nuove tecnologie e ricerche scientifiche e ha voluto dimostrarsi solidale, alla vigilia delle prossime elezioni politiche, a quanti in Parlamento, dei cattolici che fino ad oggi continuavano a restare titubanti per possibili ripercussioni, in sede elettorale, appunto, a una presa di posizione chiara e forte su quest’argomento e ad una possibile approvazione del ddl di cui potevano subire le conseguenze negative in termini di consenso.
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