Papa Bergoglio, il viaggio pastorale in Myanmar

Alla sua terza missione nel continente asiatico, Papa Francesco raggiunge il Myanmar, ex Birmania, in un viaggio pastorale tuttaltro che distensivo e irto di insidie di carattere politico e diplomatico.

La visita è stata preceduta da tensioni scaturite dagli appelli del pontefice sul genocidio dei Rohingya, minoranza musulmana senza patria, duramente perseguitata dal governo militare birmano, ora rifugiata nel confinante Bangladesh.

In Myanmar, la sola pronuncia del termine Rohingya è considerata una inaccettabile provocazione. Il primo cardinale locale Charles Maung Bo si è, dunque, adoperato per ricucire lo strappo e garantire un incontro tra Bergoglio e il generale Min Aung Hlaing, al comando dell’esercito, raccomandando al Papa di usare – sul tema – l’espressione “minoranza musulmana del Rakhine”.

Nell’agenda del Papa, figurano anche colloqui con gli esponenti delle minoranze religiose locali, fra cui quelle cristiane come i Karen. La visita più attesa è stata, naturalmente, quella con la presidente birmana e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, la donna che ha denunciato all’Onu il dramma umanitario dei Rohingya e chiesto a Kofi Annan di presiedere una commissione d’indagine per far emergere in superficie quanto accade nel Rakhine. Tra l’altro, ad agosto scorso, nella regione si sono verificati attacchi e infiltrazioni terroristiche dell’Isis, che sfrutta strumentalmente la vicenda Rohingya per asservirla alla causa jihadista. Nell’area, gli equilibri sono assai precari, anche perché il Rakhine – ricco di risorse e al crocevia degli oleodotti cinesi sulla direttrice verso il Golfo del Bengala – suscita molti interessi di natura economico-strategica.

Aung San Suu Kyi ha rivolto a Bergoglio un accorato discorso, in cui manifesta la volontà di proteggere i diritti e la sicurezza per tutti, nonostante il processo di democratizzazione del Paese sia ancora in fase di costruzione e vulnerabile, e nonostante il potere dei militari tuttora in auge in alcuni punti nevralgici dello Stato.

Bergoglio ha ribadito quanto le diverse comunità religiose possano e debbano avere un ruolo fondamentale nella ricerca di unità, tolleranza e dialogo per guarire dalle profonde ferite fisiche, psicologiche e spirituali prodottesi in anni di conflitto.

“Diversità che uniscano, anziché dividere”, questo – in sintesi – il messaggio del Papa per la piena riaffermazione in Myanmar dello stato di diritto e della pace e per il rispetto di ogni etnia e identità religiosa e culturale.

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