Pilastro europeo dei Diritti sociali
Dai leader dell’Unione Europea, sulla base del dibattito scaturito dalla pubblicazione del “Libro bianco sul futuro dell’Europa” della Commissione presentato lo scorso marzo e facendo seguito alle riflessioni e agli approfondimenti sulla dimensione sociale dell’Europa entro il 2025 dell’aprile u.s., è stato proclamato il “Pilastro europeo dei Diritti Sociali”, in occasione del Vertice Sociale per l’occupazione e la crescita equa di Goteborg. Del resto, come già annunciato negli orientamenti politici del luglio 2014, costruire un’Europa più equa e rafforzare la sua dimensione sociale rappresenta una priorità chiave per la Commissione a guida Juncker.
Nel suo primo “Discorso sullo stato dell’Unione” del 9 settembre 2015, al Parlamento Europeo, aveva già annunciato il Pilastro europeo dei Diritti Sociali quando, facendo riferimento al problema del lavoro: “…dobbiamo intensificare il lavoro per un Mercato del lavoro equo e veramente paneuropeo. Nell’ambito di questi sforzi desidero sviluppare un pilastro europeo dei diritti sociali che tenga conto delle mutevoli realtà delle società europee e del mondo del lavoro. E che può fungere da bussola per la rinnovata convergenza all’interno dell’area euro. Il pilastro europeo dei diritti sociali dovrebbe integrare quello che abbiamo già raggiunto insieme quando si tratta della protezione del lavoratori nell’UE. Mi aspetto che le parti sociali giochino un ruolo centrale in questo processo”.
E, a distanza di poco più di due anni, in occasione del Consiglio “Occupazione, politica sociale, salute e consumatori”, dello scorso 23 ottobre, i Ministri dell’occupazione e degli affari sociali della UE hanno raggiunto un accordo per la firma della Proclamazione del Pilastro, che, sembra, sia, finalmente, diventato realtà in occasione del Vertice di Goteborg dello scorso 17 novembre.
Neanche a farlo apposta, in un momento in cui emergono e provengono pressanti dalla Società istanze e urgenze legate proprio alla dimensione sociale nell’Unione, a cui, alle sue Istituzioni, dai cittadini e dall’opinione pubblica viene chiesto di confrontarsi e dialogare in uno scambio costruttivo con le parti sociali e i governi dei singoli Stati membri, per identificare le risposte alle sfide che le Società e tutti noi saremo chiamati ad affrontare nei prossimi anni e ogni giorno affrontiamo.
Il Pilastro europeo dei diritti sociali, sostanzialmente, stabilisce venti principi chiave e diritti essenziali per i Mercati di lavoro e sistemi del Welfare equi e rispondenti alle esigenze dei rispettivi contesti sociali. E’ stato pensato e costruito come un quadro di riferimento per esaminare con maggiore efficacia ed organicità le prestazioni occupazionali e sociali degli Stati membri partecipanti, per promuovere le riforme a livello nazionale e per guidare e fornite indicazioni per semplificare gli sforzi congiunti volti all’attuazione di condizioni di lavoro e qualità di vita in Europa più soddisfacenti e rispondenti ai bisogni dei cittadini.
I venti principi, in cui si declina il Pilastro, sono, a loro volta, distinti in tre macro-categorie: pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque e protezione sociale ed inclusione. Il pilastro non vuole incidere sui diritti e principi già contenuti nelle disposizioni vincolanti del diritto dell’Unione, si propone “solo” di rendere più “visibili”, comprensibili e chiari per i cittadini e tutte la componenti della Società, intesa in senso lato, questi diritti/doveri stabiliti nei rispettivi Paesi membri in modi, tempi e forme diverse.
Ma non solo. Il Pilastro intende, anche, integrare i principi e diritti esistenti, nelle singole Legislazioni, aggiungendo nuovi principi che tengano conto delle modifiche intervenute nelle Società sia a livello politico che economico o tecnologico o piuttosto ancora sociologico. E questo è il plus che può essere offerto dalla Commissione Europea: agendo in settori in cui condivide una competenza può dare il suo apporto per raggiungere la migliore definizione possibile del quadro strategico complessivo e dando la giusta direzione alla rotta da seguire, stabilendo condizioni di parità, nel rispetto delle specifiche situazioni nazionali e dei rispettivi assetti politico-istituzionali.
Tuttavia, data la natura giuridica del Pilastro, i principi e i diritti in esso definiti non sono direttamente applicabili, ma richiedono misure o atti legislativi creati appositamente allo scopo, funzionali e che devono essere adottati in considerazione del contesto giuridico specifico e della suddivisione delle responsabilità tra i diversi livelli di Autorità nazionali e sovranazionali e parti sociali.
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