Puigdemont: libero in Europa, latitante per la Spagna
Mentre, con l’annuncio del trasferimento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, Trump va a incendiare la polveriera mediorientale, facendo imbufalire i palestinesi, in Europa continua la saga catalana. La guerra di nervi a distanza tra le istituzioni spagnole e l’ex presidente della Generalitat de Catalunya, Carles Puigdemont, recentemente riparato a Bruxelles, riprende vigore dopo un periodo – per lo meno in Italia – di relativo silenzio mediatico.
La scintilla che ravviva il fuoco è la volontà del leader catalano e degli altri quattro ex membri del parlamentino, tutti in esilio in Belgio, di rientrare in Catalogna per partecipare alle elezioni del prossimo 21 dicembre. Scatta, dunque, la contromossa giuridica delle autorità iberiche, per rovinare la festa allo sparuto gruppetto.
Pablo Llarena, giudice istruttore del Tribunale Supremo spagnolo, ha revocato l’ordine di cattura europeo per ex presidente e soci del governo di Barcellona. All’apparenza, per loro suonerebbe come una buona notizia. In realtà, la ratio della revoca è di evitare che il giudice belga possa interferire sulla questione, andando a limitare – a seguito di concessione di estradizione – i reati imputabili dalla giustizia spagnola all’allegra brigata catalana.
Il giudice di Bruxelles, infatti, potrebbe concedere l’estradizione solo per reato di prevaricazione, rendendo nulli quelli ben più gravi – e per i quali Madrid vuole punire i 5 separatisti – di sedizione, ribellione e appropriazione indebita.
Llarena ha, quindi, ritirato il provvedimento penale europeo, ma resta in piedi l’ordine di cattura su suolo spagnolo. Nel caso Puigdemont e gli altri quattro ex ministri dovessero rientrare in patria, sarebbero passibili di arresto immediato. Rebus sic stantibus, l’unica opzione per gli ex vertici catalani è non concorrere alla competizione elettorale e mantenere lo status di liberi cittadini in esilio.
Dal canto suo, Puigdemont, presidente della coalizione “Junts per Catalunya” ha lanciato la campagna per le elezioni del 21 dicembre – indette dall’esecutivo di Madrid dopo lo scioglimento della Generalitat e la dichiarazione d’indipendenza catalana dell’ottobre scorso – in videoconferenza dalla capitale belga.
La vicenda, attorno alla quale si sta proponendo un duro braccio di ferro, si conferma definitivamente come la più grande crisi nazionale, dopo il regime franchista.
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