Salvare la razza bianca

Il neo candidato alla Presidenza della Regione Lombardia, Fontana, ha tuonato contro l’immigrazione, dichiarando fieramente che occorre difendere, anzi, salvare, la razza bianca che rischia altrimenti di scomparire. Attilio Fontana era considerato un leghista moderato, ora invece si colloca a destra persino di Salvini. Un fanatico white supremacist? Un puro e semplice razzista? Così parrebbe a prima vista, e cosi si sono affrettati a dire la schiamazzante sinistra, Renzi e compagnia. Ma attenzione, se perdessimo la triste abitudine di fare subito guerriglie sulle parole e affrontassimo seriamente i problemi, ci accorgeremmo che così non è, o non è del tutto.

Intanto, credo che Fontana non abbia inteso parlare di “razza” (un termine che richiama alla mente orrori che speravamo di aver dimenticati), ma di “cultura”. E qui il discorso si fa più serio di quanto lo mostrino gli schiamazzi della peggiore sinistra. Poniamoci una domanda sincera, magari controcorrente o politicamente scorretta: che dose di cultura aliena (sia africana che musulmana) è possibile iniettare nelle nostre vene senza alterare l’identità della nostra cultura, della nostra civiltà, e in definitiva i nostri valori e la nostra stessa ragione di essere? Il multiculturalismo, entro certi limiti, è fonte di ricchezza culturale, e persino economica, ma se questi limiti si superano, diventa nocivo. Accettare questa verità è una semplice questione di buon senso.

Fontana, dopotutto, non ha detto: sterminiamo gli immigranti, cacciamoli, chiudiamo le porte. Ha chiesto che il Governo fissi dei limiti ragionevoli e poi li faccia rispettare. Onestamente, non mi sembra uno scandalo.

Il fatto è che Fontana, Salvini e in generale la destra esprimono preoccupazioni e sentimenti che sono oggi largamente condivisi in Italia e in Europa. Ignorarli, disprezzarli, bollarli come rigurgiti di razzismo e rifiutarsi persino di discuterne, mostra tutta l’insipienza e la cecità di una certa sinistra e contribuisce, assieme alle guerriglie interne, a decretarne l’irrilevanza.

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