Cronache dai Palazzi

Alle porte della campagna elettorale riemerge il rinnovo del contratto per il personale scolastico. Agli insegnanti migliori potrebbe essere concesso un “bonus” finanziato con 200 milioni di euro prelevati dalla riforma della “Buona scuola”. Sull’effettivo utilizzo del bonus è però ancora accesa la discussione al tavolo delle trattative. Governo – nella persona della ministra Marianna Madia – e sindacati stanno rivedendo l’aggiornamento dell’atto di indirizzo, un documento che sostanzialmente definisce due campi di azione: in primo luogo le risorse da destinare al rinnovo del contratto; secondo come allargare il campo della contrattazione.

Il rinnovo del contratto per la scuola, in pratica il comparto “Istruzione e ricerca”, prevede in effetti il rinnovo per i professori ma anche per il personale dell’Università e dell’Afam; in totale sono stati stanziati 1.503 miliardi di euro più altri 116 milioni di euro che saranno finanziati dagli enti. In definitiva il rinnovo riguarderà 1,2 milioni di dipendenti pubblici e verranno sborsati circa 1,6 miliardi di euro. Il suddetto atto di indirizzo specifica anche che verranno messe a disposizione delle risorse per il miglioramento dell’offerta formativa: 10 milioni quest’anno, 20 nel 2019 e 30 a regime.

Il documento mette a punto i “riflessi sulla distribuzione accessoria derivanti dall’attuazione dei sistemi di valutazione definiti dalla legge 13 luglio 2015 n. 107”, e quindi “la possibilità di determinare il valore massimo del bonus, la differenziazione minima delle somme attribuite, la percentuale massima dei docenti beneficiari”. In sostanza le intenzioni del governo sono abbastanza esplicite: l’esecutivo ha condiviso con i sindacati delle nuove regole per quanto riguarda i criteri di attribuzione dei premi sul merito da destinare ai docenti, ma la distribuzione dei suddetti premi dipenderà dai presidi.

Su un altro fronte, quello dei migranti, l’operazione Triton è stata sostituita dall’operazione Themis, sottoscritta dal Viminale e da Frontex, l’Agenzia europea di controllo delle frontiere. Themis, in corso dal primo febbraio, prevede che i migranti soccorsi nel Mediterraneo debbano essere trasferiti nel porto più vicino al punto di individuazione e recupero, applicando finalmente la convenzione di Amburgo finora disattesa, dato che il nostro Paese è stato costretto a farsi carico dei soccorsi quasi per intero. Il Dipartimento centrale per l’immigrazione della polizia di Stato, d’intesa con i rappresentanti Ue, ha inoltre pattuito che venga arretrata la linea di pattugliamento dei mezzi navali italiani a 24 miglia, in modo tale che il campo di azione sia più ristretto; in questo modo, essendo le operazioni per la maggior parte effettuate in acque internazionali, scatterebbe la regola della responsabilità dell’accoglienza che spetterebbe quindi al Paese più vicino. La missione Themis è arrivata dopo mesi di trattative molto aspre, anche con le istituzioni europee, e nonostante la forte resistenza di Malta che ha tra l’altro richiesto a Bruxelles un intervento urgente.

L’operazione Themis prevede due aree di pattugliamento nel Mediterraneo: una ad est, con Turchia, Grecia e Albania e una a ovest con Tunisia e Algeria. Si tratta di un esempio “particolarmente significativo di effettiva solidarietà e cooperazione”, spiegano dal Viminale fonti vicine al ministro Minniti, mentre Frontex sottolinea che l’operazione congiunta “servirà per assistere l’Italia nelle attività di controllo dei confini”. L’operazione Themis “sostituirà l’operazione Triton lanciata nel 2014. Continuerà a includere la ricerca e soccorso come componente cruciale, ma avrà un focus rafforzato sulle forze dell’ordine”.

Il Viminale puntualizza, inoltre, che per quanto riguarda le autorità maltesi restie ad accogliere “è un problema che non può riguardare noi che abbiamo sempre fatto e continueremo a fare la nostra parte. Dovrà essere l’Unione europea a gestire le varie posizioni”.

Nel mese di gennaio sono arrivate sulle nostre coste 4.081 persone, un numero in calo rispetto al 2017 (4.467) e al 2016 (5.273) ma non irrilevante. Il Viminale sottolinea comunque che l’aver avviato un percorso di intese con la Libia ha fatto diminuire del 40% le partenze dal Paese nordafricano. Nel frattempo è ancora in corso il negoziato con le autorità libiche e gli altri Stati africani per la realizzazione di alcuni campi di accoglienza gestiti dall’Unhcr e dall’Oim.

La missione Themis durerà un anno ma ogni tre mesi verrà effettuata una valutazione comune per verificare se sia “adeguata all’andamento dei flussi migratori”, ed eventualmente mettere a punto modalità e regole di intervento, definire aree operative e mezzi impiegati.

L’operazione Themis “rispecchierà meglio i modelli mutevoli della migrazione così come il crimine transfrontaliero – ha spiegato il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri – e aiuterà inoltre l’Italia a rintracciare attività criminali”. Sarà quindi utile anche per evitare l’arrivo di eventuali foreign figheters che rappresentano una minaccia non solo per l’Italia ma per l’intera Europa.

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