Cronache dai Palazzi
L’economia italiana può esibire una crescita più vivace e una significativa discesa del debito. Subito dopo il voto il nuovo governo dovrà però mettere a punto il nuovo Documento di economia e finanza per poi inviarlo a Bruxelles nel mese di aprile, per una sostanziale resa dei conti. L’obiettivo è evitare una eventuale manovra correttiva a ridosso di una valutazione definitiva dei conti del 2018, anche se garantire lo scenario di finanza pubblica elaborato lo scorso autunno non sarà del tutto semplice.
La prima delle criticità avanzate dal recentissimo Rapporto dell’Ufficio parlamentare di bilancio riguarda le clausole di salvaguardia, un meccanismo che, anno dopo anno, ripropone la necessità di trovare coperture finanziarie alternative per non generare gli aumenti di Iva e accise. In pratica, i miliardi necessari per azzerare iva e accise nel 2019 ammonterebbero a 12 e mezzo, mentre nel 2020 occorrerebbero ben 19,2 miliardi.
Un altro nodo è quello dei contratti dei dipendenti pubblici. Non è ancora andato in porto il rinnovo per gli anni 2016-2018 e, per di più, mancherebbero circa 1,2 miliardi per sottoscrivere le intese con enti locali e sanità. Si dovrà inoltre fare i conti anche con la successiva tornata di rinnovi, quella relativa al biennio 2019-2021. Nel cosiddetto Def strutturato lo scorso autunno quest’ultimo argomento non è affatto affrontato e la dinamica di crescita della spesa complessiva per il personale appare di fatto azzerata.
Per quanto riguarda un eventuale aumento dell’Iva di oltre 12 miliardi nel 2019, e di oltre 19 miliardi nel 2020, è intervenuta anche la Confcommercio chiedendo una nuova sterilizzazione degli aumenti, in quanto “un innalzamento della tassazione sui consumi avrebbe effetti catastrofici sui consumi e penalizzerebbe i livelli di reddito medio-bassi”. Un altro nodo da sciogliere è la riforma dell’Irpef, ritenuta “improcrastinabile”. Per la Confcommercio questa riforma deve “essere improntata sia alla riduzione del prelievo, sia alla semplificazione del tributo, riducendo il numero di aliquote, garantendo la progressività del prelievo, e l’introduzione di una ‘no tax area’ uguale per tutti i lavoratori dipendenti e autonomi”. Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli e il direttore generale Francesco Rivolta chiedono inoltre la web tax e di “riordinare, semplificare e ridurre la tassazione locale”, introducendo la ‘local tax’ ossia “un’unica vera imposta comunale sugli immobili” che sia “totalmente deducibile per gli immobili strumentali delle imprese”.
Sul fronte delle entrate, invece, tutto ciò che deriverà dal recupero dell’evasione appare non del tutto certo e, complessivamente, le diverse aree del bilancio pubblico non presentano ampi spazi di manovra. In definitiva il miglioramento del saldo strutturale per il 2018 più volte richiesto all’Italia dall’Ue è dello 0,3%.
La Commissione europea ha nel frattempo presentato le prime indicazioni per il bilancio Ue 2021-2027, più o meno mille miliardi di euro in sette anni. Si prevedono dei tagli vistosi necessari per colmare il buco britannico (fra i 70 e i 90 miliardi) rimpiazzato solo per metà dai versamenti extra dei 27 Paesi aderenti all’Unione. Colpiti soprattutto i settori agricoltura e coesione, mentre risulterebbero potenziati i nuovi capitoli strategici quali immigrazione, innovazione digitale, difesa, Erasmus.Il documento elaborato dall’Unione europea verrà discusso dai capi di stato e di governo durante il Vertice Ue che si svolgerà tra pochi giorni. Più che per la situazione generale dell’economia, sostanzialmente in risalita, in questo momento desta preoccupazione la Brexit e le divisioni tra Est e Ovest soprattutto a proposito di immigrazione, alle quali criticità si aggiungono le divisioni tra Nord e Sud che appartengono alla routine ma non sono da sottovalutare.
La Commissione europea prevede, nella pratica, un incremento dei versamenti degli Stati. L’agricoltura, a sua volta, potrebbe subire un taglio del 10% o anche del 30%. I finanziamenti per la coesione potrebbero invece essere ridotti a detrimento delle aree più sviluppate (in termini relativi) e per i fondi strutturali sono prefigurati tre scenari: nessun cambiamento, riduzione del 15% o del 30%.
Al capitolo “sicurezza/immigrazione” potrebbero essere destinati 8 miliardi come nella scenario attuale, oppure 20-25 miliardi – prendendo in considerazione anche il potenziamento di Frontex, l’agenzia Ue della guardia di frontiera e costiera – o, infine, un superintervento di 150 miliardi in virtù del quale potrebbero essere apportati dei dovuti miglioramenti al settore.
Investimenti inalterati pari al 3% o al doppio per il settore “ricerca e innovazione”, mentre per il programma Erasmus si prevede un aumento fino a 90 miliardi (dei quali 15 miliardi tra il 2014-2020). Confermati invece 35 miliardi per il digitale o, eventualmente, il raddoppio anche per favorire l’evoluzione del nuovo standard per la comunicazione mobile 5G.
Infine la Commissione europea ha formulato la proposta di creare due fondi Ue ad hoc: uno per la stabilizzazione dell’economia e quindi per evitare una caduta troppo brusca degli investimenti nel caso di choc economici; un altro per supportare i Paesi non euro a rientrare nei parametri dell’unione monetaria. Per quanto riguarda la “nuova condizionalità” per accedere ai fondi europei in futuro la Commissione intende tenere conto anche del rispetto dello Stato di diritto.
Sul fronte italiano da recenti dati dell’Istat emerge, nello specifico, un incremento congiunturale che delinea un andamento positivo nell’industria e nei servizi, al quale si contrappone un calo nell’agricoltura. L’economia italiana nel 2018 dovrebbe rispecchiare una situazione discretamente favorevole con una crescita acquisita pari allo 0,5 per cento. Un quadro che dovrà comunque fare i conti con un’eventuale instabilità politica e ovviamente con le diverse variabili internazionali, tra cui le manovre della Banca centrale europea.
Per il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, i suddetti dati “confermano che c’è un effetto combinato tra alcuni provvedimenti che sono stati realizzati, in particolare Jobs Act e industria 4.0 che stanno dando effetti”. Adesso però “occorrerebbe potenziare e accelerare gli investimenti sulla dotazione infrastrutturale”. Dal punto di vista dei sindacati, la leader della Cisl, Annamaria Furlan afferma che “è positiva la stima della crescita del Pil nel 2017” ma “ci sono ancora migliaia di disoccupati, giovani o meno giovani, e sono purtroppo aumentate nel Paese le diseguaglianze sociali”.
A proposito di Europa, in piena campagna elettorale emerge l’adesione corale ai vincoli continentali che difendono l’Unione e i suoi valori, nonostante le precedenti critiche, anche aspre, espresse da parte di tutti i partiti in maniera più o meno evidente. I valori europei rappresentano un patrimonio da difendere e da preservare, e anche chi in passato ha proposto abolizioni pesanti (come per la moneta unica) ora è portatore di una politica filoeuropea. Ancora un po’ scettica la Lega anche se con toni meno apocalittici rispetto al passato. In generale è doveroso un riconoscimento della politica europea come naturale proseguimento della politica interna, in una rete di impegni internazionali volti a fronteggiare le questioni più spinose e decisive del mondo contemporaneo: immigrazione, ambiente, difesa, formazione, ricerca e innovazione.
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