Elezioni politiche a rischio hacker
A Palazzo Chigi, è stata presentata la Relazione Annuale dei servizi segreti della Repubblica per il 2017. Tra le previsioni di maggior rilievo: l’allarme per il rientro di 129 foreign fighters su suolo italiano, conseguente all’annichilimento del presidio militare dell’Isis nell’area siro-irachena; il pericolo costituito dalla condotta terroristica asimmetrica e imprevedibile di lupi solitari e cellule locali autonome, ultime risorse di un Califfato assai ridimensionato, che ora propaganda contro l’Occidente una jihad individuale e low cost; la segnalazione della presenza ostile di soggetti italofoni radicalizzati; il rischio di una ripresa dell’eversione interna sull’onda di impulsi anti-sistema di matrice anarco-insurrezionalista; la diffusione di ideologie xenofobe e dell’estremismo politico, scaltro nell’intercettare il disagio sociale e l’insofferenza della cittadinanza verso “l’invasione” degli extracomunitari.
Una minaccia in particolare, però, ha rubato la scena a tutte le altre: quella degli attacchi informatici perpetrati da hacker, con annessa pubblicazione in rete di fake news e dati riservati sottratti, nell’intento di influenzare e condizionare l’orientamento e l’umore dell’opinione pubblica. Gli effetti nefasti di tali campagne divulgative tendono ad amplificarsi sensibilmente, se generati in concomitanza di passaggi cruciali per la tenuta democratica di uno Stato, come – ad esempio – le imminenti elezioni politiche in Italia del prossimo 4 marzo. Le recenti polemiche americane – innescate dal forte sospetto di interferenze digitali di “hacktivisti” russi al soldo del Cremlino nella corsa elettorale alla Casa Bianca, vinta da Donald Trump – rendono il tema notevolmente scottante anche qui da noi.
L’Intelligence evidenzia come le intrusioni nel cyber-spazio possano trasformarsi in fattore di destabilizzazione politica, fomentazione delle tensioni socio-economiche e manipolazione del processo decisionale di un intero sistema-paese. Il limes tra attività informatiche prive di elementi di ostilità e manovre conflittuali orchestrate per alterare gli equilibri interni di uno Stato diventa sempre più sottile, complicando enormemente le operazioni di contrasto e monitoraggio online delle autorità competenti. Oggi, molte attività criminali si sono globalizzate col loro semplice trasferimento in Internet. I governi degli Stati temono, in particolare, quelle finalizzate al proselitismo, reclutamento e finanziamento del terrorismo e quelle di marca più tradizionalmente spionistica, sebbene – come ha dichiarato lo stesso Direttore generale del DIS (Dipartimento Informazioni per la Sicurezza), Alessandro Pansa, durante la presentazione del rapporto – le attuali incursioni di cyber-spionaggio mirino non tanto a trafugare segreti militari, know-how aziendali o piani industriali, bensì a reperire informazioni che consentano ai Paesi di negoziare trattati e accordi internazionali di natura politico-strategica da una posizione di forza.
Queste nuove forme di lotta per la supremazia sono, in conclusione, un segno tangibile del cambiamento dei tempi.
©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione