Roni Alsheich, l’uomo che fa tremare Netanyahu

Nominato da Benjamin Netanyahu, il capo della polizia israeliana ha rapidamente preso le distanze dal Primo Ministro, per il quale raccomanda la disposizione di indagini.

Aveva un curriculum impeccabile. Proveniente da una famiglia ebrea orientale, con genitori di origine yemenita e marocchina, Roni Alsheich è cresciuto a Kyriat Arba, una colonia situata nei pressi di Hebron. Studente brillante di una scuola religiosa, prende la maturità a soli 16 anni e continua gli studi nella grande scuola talmudica Yashivat Harav, alma mater del movimento di colonizzazione. Ufficiale ineccepibile, lascia l’esercito con il grado di comandante, prima di essere reclutato dal Shin Bet, l’Agenzia di intelligence per gli affari interni dello Stato di Israele, della quale sale rapidamente la gerarchia, per diventare nel 2014 a 52 anni il numero due. Roni Asheich, era per Benjamin Netanyahu il candidato ideale per la carica di comandante nazionale della polizia, una giurisdizione di marescialli scossa dagli scandali e dalle molestie sessuali. Nominato per tre anni con la promessa di diventare capo del Shin Bet, il nuovo super poliziotto vi avrebbe messo finalmente ordine e avrebbe cessato di indagare sugli affari sensibili riguardanti gli uomini politici. La famosa brigata Lahav 433, l’FBI israeliana, avrebbe finalmente potuto riposarsi.

Sbagliato. Invece di mettere il bavaglio agli investigatori, Roni Alsheich ha dato loro l’ordine di raddoppiare gli sforzi. Risultato: il deputato del Likud David Bitan, capo della coalizione parlamentare, che si pensava fosse intoccabile, è oggi sospettato di corruzione aggravata. Ha dovuto dare le dimissioni dalla sua carica e passa ore sotto i proiettori della Lahav 433. Lo scorso 13 febbraio, Alsheich chiede agli operatori giudiziari di citare in giudizio il Primo Ministro in persona per corruzione, frode e appropriazione indebita. E’ un po’ la maledizione del Likud. Il Partito ha diverse volte messo in posti chiave alti funzionari dall’apparente devozione alla destra, per poi scoprire che non avevano fatto alcun regalo a chi li aveva nominati. Visto la piega che prendevano le cose, il Primo Ministro ha cominciato ad attaccare il capo della sua polizia. Già ad Ottobre lo ha accusato di aver autorizzato delle fughe di notizie su questioni che lo riguardavano e che ha definito illegali, sottolineando che: “ queste inchieste fanno parte di una strumentalizzazione della sinistra volta a far cadere il Governo.” I social network si sono ovviamente scatenati su tutto questo.

Il tono si è ancor più scaldato quando il capo della polizia ha rivelato, durante un’intervista televisiva, che gli ufficiali della Lahav 433 erano soggetti a pedinamenti e sottoposti ad attacchi informatici da parte di “individui potenti”. Sentendosi preso di mira, Netanyahu ha reagito smentendo qualsiasi coinvolgimento con questi misteriosi pedinamenti. Attacca ancora il fronte Asheich: “è scioccante scoprire che durante delle conversazioni con i giornalisti, il comandante della polizia abbia reiterato insinuazioni, deliranti e false, secondo le quali il Primo Ministro sarebbe coinvolto in un’accusa di molestie sessuali denunciata da una poliziotta durante un incontro con l’ispettore Roni Ritman”. Quest’ultimo è stato costretto a lasciare la guida della Lahav 433. Netanyahu può effettivamente cadere?

Tutto dipende ora dal consigliere giuridico del Governo che assume le funzioni di procuratore generale. Avichai Mendelblit è stato, anche lui, nominato da Benjamin Netanyahu, sulla fede di un curriculum senza macchia per la destra nazionale. Ebreo ortodosso, è nato 54 anni fa a Tel Aviv, da genitori simpatizzanti dell’Herut, il Partito di Menahem Begin. Il padre ha militato in seno all’Irgun, l’organizzazione clandestina che ha combattuto contro il mandato britannico. Dopo brillanti studi in diritto, è entrato nei ranghi dell’esercito in seno alla giustizia militare, che ha finito di dirigere nel 2009 con il grado di generale. Quattro anni dopo, il Primo Ministro gli ha offerto la carica prestigiosa di Segretario del Governo. In seguito, certo della sua devozione, lo ha promosso  capo della magistratura.

Mendelblit sarà un altro Alsheich? I due uomini sono molto diversi. Il giurista ha come priorità quella di esaminare minuziosamente tutti gli aspetti di un dossier e decidere in funzione della possibilità di vincere un processo. Ha dichiarato più volte “un atto d’accusa contro il Primo Ministro respinto dalla corte sarebbe un colpo di grazia per le prestazioni di un procuratore dello Stato”. Si dice che l’esame delle conclusioni tratte dalla polizia da parte di Mendelblit prenderà mesi. Eppure, Mendelblit conosce tutti i dettagli sul caso. E’ lui ad aver supervisionato le indagini, dall’inizio alla fine.

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