Gran Bretagna, avvelenata ex spia doppiogiochista russa

Come nelle pellicole di James Bond, anche nella realtà si ripropone il vecchio antagonismo tra Regno Unito e Russia, Paesi impegnati – dalla seconda guerra mondiale in avanti – in un serrato reciproco duello spionistico che ha fatto registrare successi e insuccessi da ambo le parti. Nel circo dell’intelligence internazionale, sono comparsi e scomparsi agenti insospettabili, transfughi e doppiogiochisti, ossia tutte quelle caratteristiche pedine che si muovono sullo scacchiere del Grande Gioco. E, talvolta, echi del passato ritornano nel presente.

E’ quanto sembra essere successo a Salisbury, nel sud dell’Inghilterra, dove su una panchina del centro commerciale Maltings sono stati rinvenuti i corpi privi di sensi di un uomo e una donna. In pericolo di vita, sono stati trasportati d’urgenza in ospedale e i primi accertamenti hanno rivelato inquietanti dettagli da guerra fredda: l’uomo, di sessantasei anni, è stato identificato come Sergej Skripal, uno dei quattro doppi agenti russi scambiati, nel 2010, con dieci spie del Cremlino infiltrate e catturate negli Usa. Skripal e la donna sono stati esposti a una sostanza tossica e versano tuttora in una situazione assai critica, parimenti al poliziotto che li ha soccorsi per primo, a sua volta ricoverato in gravissime condizioni.

Skripal avrebbe dovuto scontare 13 anni di galera in Russia, per aver venduto all’MI6, il servizio segreto militare britannico che opera all’estero, nell’arco temporale di un decennio, nominativi di agenti di Mosca inseriti in insidiose reti spionistiche. Londra gli aveva offerto asilo politico, dopo lo scambio che vide coinvolta anche la famosa femme fatale dai capelli rossi Anna Chapman, operativa negli Stati Uniti e – oggi – modella e presentatrice televisiva in patria.

Il caso di Salisbury richiama alla mente la vicenda, risalente al 2006, di Aleksandr Litvinenko, ex agente del Kgb sovietico e collaboratore di Sua Maestà britannica, avvelenato in una sala da tè di Londra, città in cui viveva, dopo aver incontrato due suoi ex colleghi dei servizi russi. Fece scalpore – nella sua eliminazione – l’uso di un isotopo radioattivo, il polonio 210, di chiara provenienza governativa, poiché realizzabile solo tramite reattore nucleare, dunque fuori dalla portata persino delle più sofisticate organizzazioni criminali. “Smiert Spionam” (Morte alle Spie), parve  essere la pista investigativa più accreditata: le autorità britanniche attribuirono, senza però prove inequivocabili, l’assassinio di Litvinenko agli apparati d’intelligence di Mosca, col beneplacito di Vladimir Putin, che ai traditori della patria l’aveva giurata pubblicamente. Ora, la storia sembrerebbe ripetersi.

Su Skripal e la donna trentatreenne, indicata come la figlia Yulia, in visita al padre dalla Russia, inizialmente si era parlato di individuazione di tracce di fentanyl, potente analgesico oppiaceo, cento volte più forte della morfina; tuttavia, dopo approfondimenti diagnostici ulteriori, Scotland Yard è giunta a stabilire che i due siano stati avvelenati per mezzo di gas nervino, forse il sarin, assimilabile per bocca, naso, contatto epidermico e occhi, e responsabile di blocco improvviso delle vie respiratorie e arresto cardiaco. E un agente nervino difficilmente rientrerebbe negli ordinari arsenali di gruppi criminali o terroristici, ma piuttosto nell’esclusiva disponibilità di strutture governative e militari.

Se dovessero emergere responsabilità di Stato, ha tuonato il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson, lasciando intendere chiari paralleli con l’omicidio di Litvinenko, il Regno Unito è pronto a boicottare i Mondiali di calcio del 2018 di Russia. Non saranno, quindi, accettati altri atti ostili su suolo nazionale da parte di Mosca, qualora dovessero emergere evidenze in tal senso. Johnson ha poi comunque frenato lo slancio, in attesa della conclusione di ogni debita verifica al riguardo. Nel frattempo, mentre il portavoce di Putin, Dmitrij Peskov, nega ogni eventuale addebito, rilanciando con un’offerta di cooperazione nelle indagini, l’ombra del sospetto si allunga sulle relazioni tra i due Paesi, col rischio di sigillare in ghiacciaia ogni possibile sforzo della diplomazia.

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