Italia delle Regioni

Nella Conferenza Stato-Regioni è stata  recentemente definita  la figura professionale del  “manutentore del verde” è colui che allestisce, sistema e manutiene ovvero cura aree verdi, aiuole, parchi, alberature e giardini pubblici e privati. Una figura professionale di cui si avvalgono condomini, parchi, hotel e le cui “competenze tecniche” hanno sempre più bisogno di essere certe e certificate.

Proprio la formazione di questo profilo professionale è al centro di un accordo Governo-Regioni sulla base di un testo proposto e condiviso tra la Conferenza delle Regioni e il ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e che modifica un testo precedente.

Il profilo professionale  è riferibile ad  agricoltori e operai agricoli specializzati di giardini e vivai, di coltivazioni di fiori e piante ornamentali.  Gli interventi riguardano la  cura e manutenzione del paesaggio (inclusi parchi, giardini e aiuole). Il processo di lavoro è riferibile alle coltivazioni agricole, florovivaistiche, forestali e costruzione/manutenzione di parchi e giardini.

Le aree di attività  riguardano la cura e la manutenzione di aree verdi, parchi e giardini.  Nella costruzione di aree verdi, parchi e giardini non sono compresi i lavori di silvicoltura e quelli inerenti al verde storico di cui all’art. 10, del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio stabiliti.

Quali sono le mansioni. Il Manutentore del verde allestisce, sistema e manutiene/cura aree verdi, aiuole, parchi, alberature e giardini pubblici e privati. Cura la predisposizione del terreno ospitante, la messa a dimora delle piante sino alla realizzazione dell’impianto e alla successiva gestione, applicando le necessarie tecniche colturali e fitosanitarie; gestisce le manutenzioni ordinarie e straordinarie, la potatura delle principali specie ornamentali in osservanza anche delle “Linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile”.

Altra funzione essenziale è quella della difesa fitosanitaria ai vegetali nei limiti delle leggi in vigore. E’ in grado di recuperare e di smaltire correttamente sfalci e potature. E’ in grado di fare un uso corretto delle attrezzature e dei macchinari specifici. Le competenze declinate in abilità e conoscenze costituiscono lo standard professionale come da all. A.

Il Manutentore del verde svolge l’attività professionale in diversi contesti e in diverse tipologie di aziende, quali cooperative di manutenzione di aree verdi, punti vendita di settore, garden center, imprese specifiche di realizzazione e manutenzione di aree verdi.

I corsi di formazione per la qualificazione di Manutentore del verde ai sensi dell’articolo 12 comma 1, lettera b), della legge n. 154 del 26 luglio 2016 sono rivolti al titolare d’impresa o al preposto facente parte dell’organico dell’impresa. I corsi sono altresì rivolti anche a coloro che intendono avviare l’attività di manutentore del verde.

Gli Enti erogatori della Formazione. I corsi di formazione per la qualificazione di Manutentore del verde sono erogati dalle Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano direttamente o attraverso soggetti accreditati, in conformità al modello definito ai sensi dell’Accordo Stato-Regioni e Province Autonome del 20 marzo 2008, attraverso soggetti specificamente autorizzati in base alle disposizioni adottate da ciascuna Regione e Provincia Autonoma. Le Regioni e le Province Autonome garantiscono il ricorso a personale docente con adeguata e specifica preparazione teorica e pratica, individuando nei relativi atti di recepimento i requisiti minimi necessari.

Sicurezza di edifici e strutture pubbliche. Via libera dalla Conferenza Stato-Città allo stanziamento di 90 milioni di euro che, nel triennio 2018-2020, andranno a Comuni, Città metropolitane e Province per la messa in sicurezza di edifici e strutture pubbliche.

In rappresentanza di Anci sono intervenuti ai lavori il presidente del Consiglio nazionale e sindaco di Catania Enzo Bianco e il vicepresidente vicario e sindaco di Valdengo Roberto Pella. Il riparto delle risorse tra gli enti porterà cinque milioni annui alle Città metropolitane (15 milioni nel triennio 2018-20), 12,5 milioni alle Province (37,5 milioni nel triennio) e 12,5 milioni ai Comuni (37,5 milioni nel triennio). Nel caso delle Città metropolitane e delle Province il riparto avviene sulla base di parametri predeterminati: una quota fissa per ciascun ente e una quota in proporzione alla popolazione residente.

Nel caso dei Comuni, le risorse sono assegnate sulla base delle richieste che perverranno al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti  con un massimo di tre progetti per ente,  in base ad una graduatoria con validità sull’intero triennio. Il limite massimo del cofinanziamento statale per la progettazione è fissato in 60mila euro.

Il contributo, specificano i tecnici Anci, è esplicitamente considerato “a rendicontazione”, con effetti positivi sia sulle modalità e i tempi di iscrizione in bilancio sia sullo svolgimento della correlata spesa da parte degli enti locali. Le modalità di presentazione delle richieste di contributo da parte dei Comuni e i criteri di formazione della graduatoria sono demandati ad un decreto direttoriale, che si prevede possa essere emanato in concomitanza con la pubblicazione del decreto ministeriale oggetto dell’intesa sancita  l’8 marzo al Ministero dell’Interno.

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