Made in Italy (Film, 2018)

Terza regia di Luciano Ligabue per raccontare la vita di Rik (Accorsi), quella che lui stesso avrebbe potuto fare se non fosse diventato cantante, e della sua compagna Sara (Smutniak), tra traversie sentimentali e lavorative, tentati suicidi, amici che muoiono, figli che nascono, aborti e delusioni. Tanta carne al fuoco, forse troppa, perché il nostro regista-cantante si erge a teorico dei massimi sistemi, cerca di curare le ferite di un’Italia dove si perde il lavoro, di coppie che si sgretolano, di amici che tradiscono e che si smarriscono per colpa del gioco e di un’esistenza malandata.

Se il cantautore di Correggio accetta un consiglio – ma non lo farà perché l’arroganza che trasuda da un film come Made in Italy è debordante – si dedichi a quel che sa fare: la musica. Il mestiere di regista non è cosa per lui, sia come direttore di attori che come messa in scena; il soggettista e lo sceneggiatore ancor meno, sia per la scarsa cura dei dialoghi che per la struttura della storia.

Made in Italy è un film raffazzonato, girato in modo pedestre, sceneggiato con approssimazione, imbarazzante quando dovrebbe commuovere, sgradevole negli sporadici tentativi comici. Personaggi scritti male e raccontati peggio – come le vicende di cui sono parte – così poco credibili e fumettistici da non far fremere mai lo spettatore per le loro gesta. Interpreti scadenti ed eccessivi, sia Accorsi e la Smutniak recitano molto sopra le righe, non è dato sapere se per loro demerito o per volontà registica. La storia che raccontano non sta mai in piedi: partono come una coppia in crisi, si ritrovano dopo uno scontro tra Rik e la polizia, litigano alla grande per un tradimento, poi di nuovo insieme con il marito depresso che perde il lavoro, infine fanno un figlio, dopo un tentato suicidio.

Buona la fotografia emiliana, discreto il finale, con la citazione di Cesare Pavese con la poesia dedicata al paese, importante anche solo per lasciarlo. La musica è la sola cosa che merita, in parte ripaga del prezzo del biglietto, perché è il vero mestiere di Ligabue, ma sarebbe più logico spendere i soldi per assistere a un concerto. Girato tra Correggio, Reggio Emilia, Novellara, Scandiano, Occhiobello, Vigevano, Ascoli Piceno e Roma. Un film che allontana il pubblico dalle sale, soprattutto dal cinema italiano, un prodotto a uso e consumo dei fan di un cantante che si crede un regista. Purtroppo per noi che amiamo il cinema non è neppure un tentativo. Qualcuno lo dica a Procacci e a Fandango.

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Regia, Soggetto, Sceneggiatura, Musica: Luciano Ligabue (disco Made in Italy). Produttore: Domenico Procacci. Casa di Produzione: Fandango. Distributore: Medusa. Genere: Drammatico. Durata: 104’. Interpreti: Stefano Accorsi, Kasia Smutniak, Ettore Nicoletti, Marco Pancrazi, Fausto Maria Sciarappa, Tobia De Angelis, Filippo Dini, Walter Leonardi.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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