Europarlamento 2019, il dopo Brexit

Fra i tanti scenari che cambieranno con la Brexit, non ci sono solo quelli economici e transfrontalieri, ma l’abbandono dei membri inglesi del Parlamento Europeo apre il problema della ridistribuzione dei seggi. Le prossime elezioni si terranno nel maggio 2019, due mesi dopo la completa attuazione del processo di fuoriuscita del Regno Unita dall’Unione. Si pone quindi il problema della nuova composizione dell’Assemblea che, ai sensi dell’articolo 14, paragrafo 2, del trattato sull’Unione europea, deve essere composta da 750 deputati più il Presidente. I 751 deputati del Parlamento Europeo vengono eletti in modo proporzionale alla popolazione degli stati membri con un meccanismo corretto in modo da evitare che i paesi più piccoli non abbiano membri presenti, è previsto quindi un minimo di 6 ed un massimo di 96 deputati per ciascun paese membro.

Quanto previsto in termini di rappresentanza trova fondamento nell’art. 10 del Trattato di Lisbona ove dichiara che gli europarlamentari rappresentano i cittadini europei e non i popoli degli Stati membri, come normato in passato dall’art. 189, par. 1 del TCE. Quindi i limiti massimo e minimo di 96 e 6 membri rispecchiano l’ottica di garantire a tutti i cittadini degli stati membri di essere degnamente rappresentati nell’assise. Al momento la Gran Bretagna è presente nell’Europarlamento con 73 deputati, si pone quindi il problema di come ripartire i seggi che da marzo 2019 resteranno vacanti. Con la proposta approvata dal Parlamento Europeo nello scorso febbrario, si è deciso di redistribuire proporzionalmente i restanti 27 tra 14 stati membri. Francia e Spagna si troveranno ad avere 5 posti in più, l’Italia ed i Paesi Bassi 3 a testa, 2 posti saranno appannaggio dell’Irlanda, i rimanenti 9 verranno assegnati in ragione di un posto per ogni stato membro.

La proposta del Parlamento al Consiglio Europeo, che è tenuto a dare l’approvazione definitiva o meno, sullo scenario post Brexit, è stata approvata con 431 voti favorevoli, 182 contrari e 61 astensioni. La proposta del PPE di usare i 46 scranni rimasti disponibili per liste transnazionali è stata rigettata per non creare distonie tra i parlamentari eletti nelle liste nazionali e quelli votati in queste ipotetiche liste transnazionali. Questi 46 posti verranno tenuti da parte e riservati all’ingresso di nuovi stati membri in futuro.

Su quanto approvato dal Parlamento Europeo si sono dichiarati la relatrice Danuta Hübner (PPE, PL): “In tempi in cui la democrazia come sistema è messa in discussione, è nostro dovere riaccendere la passione dei cittadini per la democrazia. Mi auguro che si possa compiere un passo nella giusta direzione approvando una ripartizione equa dei seggi del Parlamento europeo, che segua principi obiettivi e rispetti il Trattato sull’Unione europea”. Il correlatore Pedro Silva Pereira (S&D, PT) ha aggiunto: “Questo voto è un importante passo in avanti per la democrazia europea. La nuova ripartizione dei seggi significa che ridurremo il numero complessivo di deputati da 751 a 705, garantendo nel contempo che nessuno Stato membro perda un seggio. I paesi attualmente sottorappresentati riceveranno 27 dei 73 seggi del Regno Unito disponibili, dopo che il Regno Unito avrà lasciato l’UE. Ciò renderà il Parlamento europeo una raffigurazione più equa dei cittadini che rappresenta”.

©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione

Condividi
precedente

The big sick (Film, 2017)

successivo

L’Europa cammina. E noi?

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *