Carcassonne, la strage inutile

Era da un po’ di mesi che il terrorismo in Europa taceva. Ora, nuovamente, è tornato a colpire. E nuovamente ne è stata vittima la civilissima Francia, in una delle sue parti più tranquille e quasi assonnate. Ancora una volta il criminale è un marocchino col passaporto francese. Ancora una volta è stato abbattuto dalla Polizia, secondo un tragico rituale che dovrebbe far capire, ai terroristi e a chi li ispira e organizza, la completa inutilità dei loro gesti. Ma la sua morte, probabilmente ricercata, non compensa le vite innocenti distrutte. Non compensa la vita dell’eroico poliziotto che si era offerto come ostaggio.

Ancora una volta, al di là della barbarie delle stragi, quello che più colpisce, come ho scritto più volte, è la sua sempre più evidente inutilità, il suo non essere più in realtà finalizzata ad alcun obiettivo raggiungibile. In chi combatte per un principio deve esserci un minimo di razionalità, di connessione tra azione e risultati, altrimenti si tratta di tragica e criminale follia. Gli anarchici di altri tempi colpivano figure altamente simboliche, dirette protagoniste  di un sistema secondo loro da abbattere, che si trattasse dell’Imperatrice Elisabetta, di Umberto I o dell’arciduca Francesco Ferdinando. Potevano illudersi di dare al sistema colpi mortali eliminandone i rappresentanti visibili e terrorizzando gli altri. Ma i terroristi moderni non servono nessun obiettivo minimamente realizzabile per aberrante che sia.

Per un certo periodo si è temuto che lo Stato Islamico potesse affermarsi come entità territoriale, testa minacciosa del fanatismo musulmano, ma esso è stato vinto sul campo, come non poteva non essere. La sua causa, per criminale che fosse, non ha più nulla da guadagnare da atti terroristici in Occidente. Bisognava del resto immaginarlo: il mondo laico e in qualche modo civile è troppo più ampio, solido e forte dei suoi nemici. Quello che resta sono dunque espressioni isolate di odio fanatico, che non possono trovare né comprensione né perdono. Chi per odio toglie la vita ad altri merita solo di scomparire.

Anche nel caso di Carcassonne, si sono cercate responsabilità “in vigilando” da parte delle Forze dell’ordine. Può darsi che in questo, come in altri casi, via siano state negligenze o errori. Ma controllare tutti i soggetti potenzialmente pericolosi, in un Paese in cui vivono sei milioni di islamici, molti con la cittadinanza francese, è obiettivamente impossibile, a meno di trasformarsi in uno Stato di polizia sul modello orwelliano. Cosa che speriamo né la Francia che amiamo, né alcun altro Paese di questa Europa che dobbiamo sentire come nostra, sarà mai costretto a fare.

Mantenere la vigilanza preventiva, estenderla, affinarne i mezzi, questo però è possibile e doveroso. E quando non si riesce a prevenire, la repressione deve essere pronta, durissima. E senza sconti o compiacenze di nessun tipo.

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