Mirò in mostra a Monopoli
[Riceviamo e pubblichiamo – NdR] – Un itinerario nella creatività di Miró e nell’estrema poeticità della sua arte surrealista. Le splendide sale del Castello Carlo V di Monopoli (Bari) ospitano dal 24 marzo al 15 luglio la grande mostra “Joan Miró. Opere Grafiche 1948-1974”, confermandosi importante contenitore culturale della città pugliese.
La mostra, promossa dal comune di Monopoli e organizzata dalla società Sistema Museo, è rappresentativa della creatività di uno dei più grandi e influenti artisti del Novecento, è dedicata alla scoperta del meraviglioso mondo di Miró attraverso un’antologia di circa 90 opere grafiche, appartenenti a quattro serie complete. Nelle creazioni del Maestro catalano le forme, i colori e lo straordinario alfabeto di segni sono il risultato della sua incredibile capacità di rinnovarsi alla luce di una visione globale dell’arte, vissuta con curiosità e versatilità. Gli sfondi neutri vengono “macchiati” da colori brillanti, come blu, rosso, verde, giallo e nero, in una precisa alternanza tra corpi informi e linee curve, per dare vita alle sue visioni oniriche.
Le serie in mostra sono Parler Seul (1948-50), Ubu Roi (1966), Le Lézard aux Plumes d’Or (1971) e Les Pénalités de l’Enfer ou les Nouvelles-Hebrides (1974). Quattro capolavori realizzati tra il 1948 e il 1974 che raccontano il “sogno poetico” di Miró, quella sua capacità di oggettivare le immagini della fantasia e di esprimerle attraverso un linguaggio assolutamente personale. “Niente semplificazioni né astrazioni. In questo momento io non mi interesso che alla calligrafia di un albero o di un tetto”, scriveva Miró.
Un linguaggio surrealista composto da colori e segni, una vera “baraonda cromatica” che incanta lo sguardo dell’osservatore. Sperimentatore di tecniche e materiali, Miró – come Chagall, Picasso, Braque – si rivolse alla litografia affascinato dalle sue molteplici potenzialità in termini di espressione artistica.
Miró dialogò con l’opera di alcuni dei principali esponenti del mondo letterario del Dopoguerra. La serie di litografie Parler Seul racconta l’omonimo poema scritto da Tristan Tzara durante la degenza nell’ospedale psichiatrico di Saint-Alban nel 1945. Tzara, poeta rumeno, fu uno dei fondatori del movimento Dada e grande ispiratore e animatore del movimento surrealista. In Parler Seul Miró non volle “illustrare” il testo, ma preferì far dialogare le sue litografie con le parole di Tzara, giungendo ad una rara ed esemplare simbiosi tra scrittura e immagini. Il ritmo e l’ordine sono determinati da un lato dall’alternarsi di illustrazioni al testo e dall’altro da sequenze dinamiche di immagini, tanto che versi e disegni sembrano provenire da un’unica mano.
La serie Ubu Roi è una raccolta del 1966 composta da coloratissime e corpose litografie: Ubu è un personaggio grottesco le cui funzioni viscerali dominano su quelle intellettuali e rappresenta la caricatura di ogni abiezione umana. Una serie ispirata dall’opera teatrale omonima di Alfred Jarry del 1896. In tanti l’hanno rappresentata in diverso modo, da Pablo Picasso a Salvador Dalí da Jacques Prévert a Max Ernst.
Le Lézard aux Plumes d’Or, realizzata nel 1971, rappresenta la fusione compiuta tra immagine e testo poetico dal grande artista catalano, in una equilibrata coesistenza di grafismo e immagini. La poesia surrealista diventa immagine e l’immagine è testo poetico: l’attività di illustratore ha sempre rappresentato un momento fondamentale nel percorso artistico di Miró, facendone un protagonista assoluto della storia del libro d’artista. Le parole si liberano del “buon comporre” e prendono vita: il segno diventa disegno in una vera baraonda cromatica.
Il ciclo Les Pénalités de l’Enfer ou les Nouvelles-Hebrides prende il nome da una nota opera del poeta francese surrealista Robert Desnos. Miró e Desnos avevano immaginato una collaborazione già nel 1922 ma le vicissitudini storiche e l’internamento di Desnos nel campo di concentramento di Terezin dove trovò morte nel 1945 impedirono la realizzazione del progetto. Fu la moglie del poeta a fornire a Miró le poesie e l’artista spagnolo, con questo ciclo, rese omaggio all’amico scomparso. Le opere lavorano su suggestive giustapposizioni di grafemi, forme e contrasti cromatici. Il particolare formato delle tavole permette inoltre a Miró di impostare le sue opere in un’ambivalenza di vertigine espressiva e forma narrativa.
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